CAPITOLO SEI

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Le luci della palestra devono essere rotte,la loro intermittenza sembra dovuta a dei colpi probabilmente presi durante degli allenamenti.

Mi passo una mano sulla fronte e sento un lieve dolore,il colpo non è ancora passato.

Non sento le voci di Christina o Zeke,magari pensano me ne sia andato e sono andati a cercarmi.

Esco e mi dirigo verso la stanza che Zeke aveva definito 'mia'.

Mi siedo sul letto.

"Okay,forse non hanno tutti i torti,in fondo la perdita della mia memoria ha delle conseguenze logiche,ma solo una non combacia...Perché?!"

Inizio a riflettere ad alta voce.

Da lontano vedo un armadio aperto,mi avvicino e noto che al suo interno ci sono altri vestiti.

Vestiti neri,molto meglio di quelli grigi e adatti ad un allenamento.

Sento bussare alla porta,chiudo velocemente l'armadio.

"Ciao,sono "

"Christina" dico io per lei

"Esatto,senti mi dispiace per come si è comportato Zeke,ma lui non l'ha fatto apposta lui,vedi,ha avuto dei problemi e deve ancora riuscire a superarli"

"Beh diciamo che sapere una cosa del genere in quel modo non ha aiutato a risolvere i miei"

"Capisco" il suo sguardo si posa in ogni angolo della stanza,forse non l'aveva mai vista o non c'era mai entrata.

"È vero?"

"Cosa Quattro?"

"Quello che dice Zeke,è vero?"

"Io non vorrei non rendere più difficile tutto questo" dice guardandosi le dita che tremano

Mi avvicino a lei e le stringo le mani,sono gelide

"Okay" dico "ho capito"

Toglie le sue mani e se ne va chiudendo la porta delicatamente.

La pensa come lui. Anche Christina crede che abbia cancellato la mia memoria.

Ma come posso capire se è reale o me l'hanno detto per darmi una possibile risposta.

Mi stendo sul letto,ma il mio primo pensiero non è chi sono,dove mi trovo,cosa farò ma lei.

Tutto il mio corpo prima ancora di capire cosa sta succedendo o cosa fare vuole sapere chi è quella ragazza,perché so che di lei mi potrò fidare,come se fosse il mio angelo custode.

Guardo il soffitto e sussurro:
"Arrivo"

Ormai queste pareti mi sono familiari,sono una casa migliore di qualsiasi altra palestra.
E lei arriva puntale.
"Ciao" la saluto
"Ciao Quattro"
"Ho davvero bisogno di sapere una cosa.." dico
"Che cosa?"
"Lo so che ti farà male probabilmente ma ho davvero bisogno di sapere chi sei.Prima ancora di sapere chi sono io"
"Oh" sospira e il suo sguardo si fa serio "non posso dirti chi sono per te ma posso dirti chi sono."
Si avvicina e io rimango immobile,
Non ho paura ma solo non so cosa fare.
Mi tende la mano e io non posso fare altro che afferarla,non è come prendere per mano una persona qualunque,la sua pelle sembra quasi vetro a contatto con la mia: fragile ma tagliente.
Anche lei è sorpresa da questa sensazione,ma è ancora sicura di fare ciò che ha in mente.
Posa la mia mano sulla sua guancia e chiude gli occhi per un istante,poi la lascia scivolare fino alla sua clavicola.
Tre uccelli tinti sulla sua pelle sono nascosti in parte dalla maglietta.
I miei polpastrelli li sfiorano tutti e all'ultimo si avvicina al mio orecchio e sussurra
"Tris".

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