CAPITOLO UNO

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Apro gli occhi e avverto come un dolore a tutti gli arti del mio corpo,tutto brucia come fuoco sulla pelle viva.

Poi scopro che il dolore fisico è niente.

Sono vivo?

Mi metto a sedere,devo essere svenuto.

A terra vicino alla mia testa ci sono come delle ciocche.

Poi mi alzo e c'è uno specchio davanti a me.

Mi osservo con aria interrogativa,quasi non sapessi che uno specchio riflette la tua immagine.

Sono molto pallido,i cerchi sotto gli occhi sono pronunciati.

E si,capisco che le ciocche sono mie,strano,me ne sarei accorto prima.Le avrei riconosciute.

Ci metto un pò a capire che non so dove mi trovo e faccio fatica a stare in piedi,quasi mi fossi ubriacato la sera prima.

Mi guardo intorno sforzandomi di ricondurre un oggetto a qualcosa,ma nulla.

Un rasoio vicino al lavandino,forse usato per tagliare le ciocche che al mio risveglio erano vicine alle mie orecchie.

Poi solo mobili,un arredamento come un altro,con nessun significato.

Provo ad accendere il rasoio.

Mi sento le orecchie ovattate,ogni suono acquista una sonorità strana.

Lo spengo e non ho la forza per pensare a dove posso essere.Non ce la faccio.

Inizio ad andare avanti e indietro per questa stanza rettangolare,quasi sapessi che non devo uscire,è più forte di me.Non devo varcare quella porta.

Poi un rumore vitreo,le mie scarpe hanno colpito qualcosa che,sbattendo contro l'angolo della stanza ha emesso questo suono.

All'inizio è difficile vederlo,poi quando i polpastrelli delle mie dita percepiscono un oggetto freddo,lo raccolgo.

Una fialetta trasparente.

Non ci sono scritte che indicano cosa ci fosse contenuto,solo un fondo del liquido che conteneva.

La rigiro fra le mani quando nel riflesso dello specchio noto dei segni uscire dalla mia maglia.

Incuriosito,faccio per togliermi la maglia,ma dei passi pesanti sono sempre più forti,sempre più vicini,così spaventato tengo la curiosità da parte.

Forse vengono a salvarmi.

"Matthew mi ha detto che hai rubato un furgone e il siero della memoria"

La voce proviene dal fondo del corridoio.

"Confesso che non gli avevo creduto".

Sono così intontito che non l'avevo sentita entrare in casa,avevo solo avvertito i suoi passi,poco prima che arrivasse.

Persino il suono della sua voce mi arriva come attraverso una vasca piena d'acqua.

E mi ci vogliono alcuni secondi per ricostruire il senso delle sue parole.

Quando finalmente ci riesco,la guardo e le chiedo:"Puoi aiutarmi?"

"Che ti è successo?" Risponde preoccupata,cominciando ad avvicinarsi.

Non ho idea di chi sia,ma è la prima persona che è venuta a cercarmi,la prima ad avermi trovato,lei saprà spiegarmi cosa è successo.

"Io...Io mi sono svegliato e non capisco perché mi trovo qui" dico

Il suo sguardo si fa preoccupato,Prima il suo viso mi dava sicurezza,ora sembra che abbia più lei bisogno di aiuto.

"Cos'hai in mano?" Mi chiede allarmata

Così le porgo la fialetta misteriosa sperando in una risposta.

I suoi occhi scuri sono spalancati e il suo viso è illuminato dal sole,che tinge di arancione i suoi spessi capelli neri,facendoli sembrare infuocati.

"Puoi aiutarmi?" Chiedo nuovamente "Non ho idea di come sia finito qui e di cosa ci fosse lì dentro,ma forse tu puoi spiegarmelo"

"Dimmi che è uno scherzo,DIMMI CHE È UNO SCHERZO TOBIAS!"

La sua espressione cambia totalmente,ma ora non posso proprio far a meno di farle una domanda

"Scusa,ma chi sei?E chi è Tobias?"

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