CAPITOLO NOVE

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Un ragazzo dai cappelli ramati,o almeno questo l'effetto quando il sole sfiorava le sue ciocche.

Magro ma robusto,non molto alto ma forte.

Lo notavo dai suoi muscoli tutti tesi e dalla mascella che chiudendosi avrebbe spezzato una lamina in ferro.

Ma chi è?

Christina e Zeke non mi avevano parlato di un nuovo 'aiuto'

Ma anche lui,mi ha chiamato Quattro,forse mi conosce.

Ora tocca a me,e per la prima volta elaboro un piano senza consigli di nessuno.

"Meno gente lo viene a sapere,meglio è per noi" questo aveva detto Zeke.

Così attuai il mio piano.

Indiffernza

La sua domanda volava ormai nell'aria e non avevo intenzione di rispondergli,infondo Chritstina aveva chiamato mia questa stanza.

"Che ci fai tu qui?" Dico avvicinandomi,mantenendo però una distanza di dieci-quindici passi

Avrebbe comunque potuto attaccarmi o scappare,ma non l'avrei permesso

"Beh,pensavo te ne fossi andato da questa gabbia piena di ricordi" risponde,mantenendo la testa alta

Come i leoni quando dimostrano la loro superiorità nel branco

Ma io non faccio parte del branco,non del suo.

"Vedo che non te ne sei andato nemmeno tu"

Devo capire chi è, ma senza fargli capire che ho perso la memoria.

Sì,perché forse mi sono arreso,forse Zeke e Christina hanno davvero ragione.
Ho perso la memoria,mi sono perso.

"Mah,nulla di che caro Quattro,sono venuto a vedere se questo posto è ancora in piedi"

Sta mentendo

Ormai troppi stanno approfittando della mia situazione e mi sto stancando

"Andiamo ragazzo!Perché sei qui?"

Sbotto diminuendo i passi tra di noi.

Il suo sguardo che prima sembrava non volersi staccare da un telo che aveva trovato ora non riesco a togliermelo di dosso.

La riga che formavano le sue labbra sottili ora si sta leggermente incurvando verso il lato destro e il risultato non è che un sorriso sbilenco

Ma abbastanza per farmi capire.

Merda.

"Ragazzo?!"chiede mentre sul suo volto stanno apparendo anche delle fossette.

I miei pensieri iniziano a girare come una trottola,alla disperata ricerca di una soluzione.

"Ragazzo.." ripete,ecco ora riesco a scorgere anche i denti,mentre quel sorriso sbilenco si è trasformato in una risata insopportabile.

Tutta risuona nella mia mente come una melodia odiosa,ma che non smette,per il semplice piacere di farmi del male.

Ma poi,si spegne un interruttore.

La rabbia inizia a ribollire,e il mio braccio destro parte come una molla tenuta al massimo della tensione.

Becco quel sorriso,che ora non si riesce nemmeno a distinguere.

Il sangue inizia a scorrere dal sua labbro e mentre sto guardando il mio pugno sporco di sangue mi meraviglio della potenza che contiene.

Si era spento l'interruttore della debolezza.

Ma sbaglio anche qui.

Una fitta al fianco.

Questo sento e poi le ginocchia che sbattono sul pavimento.

Mi ha colpito.

Sento il mio corpo spostarsi,ma non grazie a me.

Apro gli occhi

"Ora parlerei un pò,amico" Dice.

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