Non toccarmi mai più, gli aveva detto. L'aria era fredda e loro ancora accaldati, lucidamente consapevoli di aver perso una parte di se stessi nella sala dell'hov. Sigyn non sapeva quale forza l'avesse spinta a pronunciare le parole che aveva rivolto al dio degli inganni. Era stato uno squarcio nelle tenebre del futuro, un buco nella tela filata dalle Norne. Era la prima manifestazione della scintilla, che solo l'ingannatore e il suo furbo padre avevano avvertito. Lei non era al corrente di niente, ma aveva percepito, finalmente, che qualcosa di oscuro e sbagliato la corrodeva, rendendola simile al principe degli Æsir.
Ne ebbe paura.
Smarrita e barcollante, raccolse le poche forze rimaste e tentò di allontanarsi, di fuggire, ma Loki la bloccò afferrandola per il polso.
"Altrimenti?" le sibilò con voce roca costringendola a sollevare le ciglia verso di lui. "Cosa puoi farmi, tu?"
Sigyn non rispose e l'Ase s' avvicinò fino a sfiorarle la bocca, a respirare il suo sospiro. Scelse d'ignorare la tensione che gli scuoteva i nervi ogni volta che i loro corpi annullavano le distanze: doveva scoprire se la sentiva anche lei. Avrebbe potuto commettere un sacrilegio inammissibile, perché Sigyn era un'ancella vicina al giuramento, ma, di fatto, ancora libera. Era la scintilla. Intoccabile, come tutte le cose proibite e, per questo motivo, necessaria più dell'aria. Osò posare le dita sulle sue labbra piene, oscillare sul filo sottile che separava il desiderio dal sacrilegio, il lecito dall'illecito, sfruttare il tatto per saggiare quanto fossero morbide, umide, dolci. Le sollevò il mento – che lo guardasse in faccia, che ripetesse l'avvertimento con quel suo sguardo ardente di principessa. La sentì sussultare, perdersi, scoprire l'identica fitta che mordeva lui. Ghignò soddisfatto – il caos li avvolgeva, ne aveva avuto la conferma – e la fissò con negli occhi una luce di sfida. L'odore della sua pelle aveva qualcosa d'inebriante – miele e vaniglia.
"Sono un'ancella," gli rispose infine con implacabile alterigia.
Il principe di Asgard fece una smorfia. L'incanto era stato rotto. "Non ancora." Si allontanò di un passo senza lasciare il suo polso sottile, di fata. "Non per sempre. Non giurerai, non prenderai mai i voti. Non puoi," predisse – rivelò, a denti stretti, con voce cattiva, mentre un pensiero urgente, impossibile da rivelarle, gli martellava nella testa – se lo facessi, lui ti vedrebbe e capirebbe cosa sei; pretenderebbe subito il tuo sacrificio e noi non avremmo tempo di fare niente.
Il viso di Sigyn perse ogni colore. Si sentì tradita. "Siete un popolo di barbari senza morale né decenza," esplose.
"E tu un nostro ostaggio."
"Nostro? O tuo?" alluse con un tremito delle labbra. Era terrorizzata, in trappola, e lo riteneva il solo responsabile delle proprie sventure; Sigurdr aveva commesso un imperdonabile errore negando i propri aiuti ad Asgard, ma era stato Loki, solo Loki, a pretendere che li seguisse.
L'ingannatore guardò quelle labbra piene che avrebbe desiderato assaggiare, la pelle bianca e invitante del seno che si alzava e abbassava rapida sotto il vestito. Le lasciò il braccio, perché un futuro re doveva essere in grado di controllarsi. E poi, toccarla era un'empietà.
"Mio no, mai," sostenne con forza. Vide un lampo di smarrimento negli occhi di Sigyn; fino a quel momento aveva provato più a volte a interrogarlo circa il proprio destino, ma il principe era stato sempre vago, evitando accuratamente di risponderle. E ora, lei non aveva in mano che i cocci di una serie di ragionevoli sospetti. Decise di infierire, di mentirle. Ghignò e la fissò con insolenza, dall'alto in basso. "Ma sarebbe un peccato, se Padre Tutto decidesse di donarti a qualche valoroso Ase tanto presto, non trovi anche tu?"
STAI LEGGENDO
Scintille nel buio
FanfictionIl destino di Sigyn è segnato da una maledizione. Quello di Loki, forse, è ancora più oscuro e minaccioso. Esistono precetti e leggi che non devono essere violati mai, per nessun motivo, neanche dal dio degli inganni. Prima che Odino scegliesse il s...