Carmilla, vampiri e amore saffico

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Io vivo in te; e tu morirai per me, perché io ti amo così tanto.

È il 1872 quando esce il romanzo Carmilla, protagonista è la giovane e ingenua Laura che viene sedotta dalla vampira Carmilla. La storia è particolare perché propone non solo una vampira donna (normalmente nell'Ottocento erano più comuni i vampiri di sesso maschile, con poche eccezioni, come Christabel di Coleridge), ma traspare anche una certa dose di amore saffico, infatti la nostra Carmilla non solo ha come vittime preferite le fanciulle ma dichiara anche di amarle.

Carmilla si presenta subito come una fanciulla languida, ma che appare del tutto in salute, con un bel colorito e lo sguardo vivace.

Era snella e molto aggraziata. Tranne il fatto che i suoi movimenti erano languidi... molto languidi, non c'era nulla in lei che lasciasse sospettare che fosse malata. La sua carnagione era colorita e brillante; i lineamenti minuti e meravigliosamente modellati; i grandi occhi erano scuri e lucenti; i capelli erano bellissimi, non avevo mai visto dei capelli così folti e lunghi quando li lasciava sciolti sulle spalle; spesso vi infilavo una mano e ridevo, meravigliata del loro volume. Erano fini e soffici, e di un castano scuro con sfumature dorate. Amavo lasciarli ricadere sotto il loro peso come quando nella sua stanza, mentre Carmilla era seduta su una sedia e parlava con la sua voce dolcissima, io le intrecciavo le chiome e poi la rispettinavo, giocando con i suoi capelli...

Alla luce del sole non perdeva nulla della propria avvenenza; era senza dubbio la creatura più bella che avessi mai visto e la spiacevole somiglianza con il viso del mio sogno aveva perso l'effetto della prima, inaspettata scoperta.

Il suo ingresso in scena è teatrale, infatti si presenta con la "madre" (chi sia in realtà questa madre resta un mistero, anche se possiamo presumere che sia una donna pagata o plagiata per fingersi tale) dopo un incidente in carrozza. Laura ne rimane subito affascinata. Che il fascino sia legato al fatto che Carmilla rappresenta tutto ciò che lei non è? Se Laura è infatti il prototipo della buona fanciulla vittoriana, Carmilla è tutto ciò che una signorina perbene non dovrebbe essere, è sensuale, conturbante, appassionata, oscura, una dark lady, insomma. Che Carmilla sia il lato oscuro di Laura? Eppure a ben guardare Laura ha già un suo lato oscuro, è infatti fin da piccola tormentata dagli incubi e le cose peggiorano quando arriva Carmilla, sogna infatti una bestia e quando si sveglia vede una donna in nero ai piedi del suo letto. Sarà l'inizio della "malattia": Laura diventa languida, pallida, malinconica. E Carmilla che le sta sempre più vicina, la ricopre di baci, l'abbraccia, si mostra affettuosa, dichiara di amarla. Laura è attratta da lei, ma allo stesso tempo ne ha paura, come se sapesse che è lei la causa del suo male. E poi ci sono le morti misteriose di fanciulle nel paese, fanciulle di cui Carmilla si nutre senza pietà, senza instaurare un legame, come invece fa con Laura. Ma perché si affeziona tanto a Laura? Si verrà a sapere che Carmilla è niente meno che una sua ava da parte di madre e cosa ancora più inquietante, la vampira era anche parente della sua precedente vittima, la nipote del Generale. Che si riproponga la tradizione secondo la quale il vampiro fa vittime tra i propri familiari? Oppure c'è dell'altro? Carmilla potrebbe rappresentare una sorta di figura materna per Laura che ha perso la madre da bambina. E così Carmilla diventa la madre del periodo adolescenziale, una madre con cui una ragazza entra in conflitto per poter crescere. E poi ci sono gli altri personaggi della storia, quasi tutti uomini, spesso uomini razionali e di scienza, personaggi che si presentano come figure paterne, che si consultano lontano da Laura per arrivare a una conclusione, che si accaniscono su Carmilla e la inseguono fino a ucciderla. Ricorda un po' l'uccisione della Lucy vampira in Dracula. Si potrebbe qui vedere la vittoria del maschile sul femminile? Oppure dovremmo limitarci a parlare della vittoria del Bene sul Male? Laddove anni prima il vampiro di Polidori aveva vinto, qui Carmilla fallisce (c'è comunque da ricordare che il povero Aubrey non aveva nessuno che lo aiutasse a risolvere il problema). Ma fallisce perché è una vampira o perché è una donna trasgressiva e come tale deve essere punita?

Interessante il fatto che Carmilla deve farsi chiamare con anagrammi del suo primo nome, Millarca. E così diventa prima Mircalla e poi Carmilla, in un gioco di scambi che potrebbe essere senza fine.

In Carmilla il vampiro muta ulteriormente, in lei sentiamo molta più umanità rispetto che in Ruthven, sappiamo anche che da viva era una fanciulla senza colpe, morta nel pieno della giovinezza, probabilmente a causa di un vampiro, e per questo tornata sulla Terra come non-morta. Interessante comunque notare che proviene da una famiglia di assassini.

Sì, per un amore crudele, uno strano amore che stava per rubarmi la vita. L'amore vuole i suoi sacrifici e nessun sacrificio è senza sangue.

E si lascia intendere che anche chi è vittima del suo "amore" diventerà un vampiro.

Nell'estasi della mia infinita umiliazione, io vivo nel calore della tua vita, e tu morirai, dolcemente morirai, nella mia. Non posso fare a meno di avvicinarmi a te e a tua volta tu ti accosterai ad altri fino a conoscere l'estasi di quella crudeltà che è amore, tuttavia

Carmilla non teme la luce del sole, anche se non si sveglia mai prima del pomeriggio, non è pallida, non c'è accenno al fatto che tema le croci o l'acqua santa, ma si arrabbia quando sente gli inni religiosi durante il funerale di una delle sue vittime, non prega, critica la religione, parla in sua opposizione della natura. Acquista amuleti contro i vampiri e spinge, con un'innegabile ironia, Laura a fare lo stesso e a tenere l'oggetto affianco a sé di notte. Ha i canini appuntiti, tanto che un vagabondo si offre di arrotondarglieli, scatenando la sua ira. Carmilla resta comunque un'outsider, costretta a viaggiare e costretta a uccidere per vivere. L'erotismo è fortissimo, Carmilla ricopre di baci Laura, l'abbraccia, affonda il suo viso tra i suoi capelli, li accarezza, sospira, sembra un'amante nel momento della passione.

Carmilla rappresenta il perturbante freudiano, qualcosa di conosciuto ma allo stesso tempo di spaventoso, infatti Laura ha già avuto degli incubi su di lei molto prima di conoscerla e la stessa vampira dichiara di aver sognato ragazza.

La vittoria di Carmilla è però inevitabile, perché Laura stessa dichiara che sebbene siano passati ben otto anni dalla sua morte non l'ha ancora dimenticata (si aspetta quasi di vederla arrivare) possiamo dire che forse questo è il suo maggiore fascino, quello di non essere mai dimenticata. Laura rappresenta la vittima perfetta del vampiro, colei che una volta che è caduta tra le sue mani, che è stata sedotta non potrà mai più essere nuovamente come prima. Da notare infatti che sebbene Laura a volte abbia paura di Carmilla non prova mai ribrezzo di lei, neppure quando scopre cos'è in realtà.

La domanda che ci si pone alla fine del racconto è principalmente una: Carmilla ama davvero Laura? Oppure la sua è solo una finta? Un gioco?

"Sono sicura, Carmilla, che sei stata innamorata e che il tuo cuore si duole per qualcuno anche ora."
"Non sono stata innamorata di nessuno, né lo sarò mai" bisbigliò. "A meno che non si tratti di te." Com'era bella nel chiarore lunare! Aveva un'aria di strana ritrosia allorché nascose il volto fra i miei capelli, sul mio collo, con una mossa rapida, fra sospiri affannosi simili a sussulti, mentre affidava la sua mano scossa dal tremito alle mie.

Forse sì...oppure Carmilla, a differenza di Ruthven, è davvero capace di amare, ma immancabilmente il suo amore conduce alla morte...o peggio ancora al contagio. Interessante è il fatto che Carmilla sostenga di non ricordare eventi della sua vita passata, come se volesse rimuoverli o non accettasse la sua natura e ciò che essa comporta, come se non volesse ammettere neppure con se stessa che il suo amore conduca alla morte.

Mi riterrai crudele ed egoista ma l'amore è sempre egoista, quanto più è ardente tanto più è egoista. Non puoi sapere quanto sono gelosa. Devi venire con me e amarmi fino alla morte, oppure odiarmi e nonostante questo venire con me per odiarmi nella morte e oltre la morte. Nella mia natura apatica non esiste la parola indifferenza.

Mia cara, il tuo piccolo cuore è ferito; non giudicarmi crudele perché obbedisco all'irresistibile legge della mia forza e della mia debolezza. Se il tuo piccolo cuore è ferito, anche il mio sanguina con il tuo. Nell'estasi della mia grande umiliazione, io vivo nella tua calda vita e tu morirai.., morirai dolcemente.., nella mia vita. Non posso farne a meno; come io mi avvicino a te, così tu, a tua volta, ti accosterai ad altri, e capirai l'estasi di questa crudeltà che è sempre amore; così, per ora, non cercare di sapere più niente di me e di te, ma abbi fiducia in me con tutta la tua anima appassionata.

Le fiabe secondo FreudDove le storie prendono vita. Scoprilo ora