𝓈𝑒𝓉𝓉𝑒 - curerò tutte le tue ferite

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"Mi manchi. Quando lo dico mi manchi di più"

- Spring Day, BTS

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Taehyung, 13 maggio 2021

Finalmente dopo ore ed ore di buio totale che per me sembrarono infinite cominciai a scorgere delle luci soffuse dietro alle palpebre, ad udire suoni indistinti, persone che si muovevano attorno a me, voci confuse.

Istintivamente deglutii un paio di volte percependo la gola estremamente secca e finalmente aprii gli occhi poco a poco, cercandoli di abituare alla forte luce puntata sul mio volto. 

Dove ero?

La testa mi faceva male, ero confuso.

Cominciai ad agitarmi ma percepii una mano carezzarmi la guancia delicatamente per calmarmi e ricollegai in fretta tutto ciò che era successo nelle ultime ore. 

Ero vivo, ero riuscito a scappare, Dong-sun era in prigione e Jimin mi aveva trovato. 

Ero finalmente libero.

Fissai il soffitto bianco e capii subito di essere in un ospedale sospirando pesantemente. 

Ne ebbi la conferma anche dall'ago della flebo infilato nel mio braccio, muri bianchi e il solito odore di disinfettante e medicinali.

Ora che vi ero io nel letto li odiavo ancora di più.

Mi voltai istintivamente verso la persona al mio fianco, cercando di tenere gli occhi aperti e scorgendo il ragazzo sorridere debolmente e continuare a fare su e giù con le dita sulla mia pelle.

Un senso di felicità mi invase: lo rivedevo di nuovo, era tutto reale, la sua pelle contro la mia era vera. 

"Ehi" sussurrò Jimin vicino al mio volto, poggiando la guancia sulla mano e restando a guardarmi con due occhi sognanti, come se fissarmi fosse la cosa che preferisse al mondo.

E mi domandai perché: dovevo avere un aspetto terribile e mi sentivo uno schifo. 

"Stai un po' meglio?" domandò preoccupato mentre io restavo in silenzio cercando di tornare con la mente sul pianeta Terra.

Quando riuscii a metterlo bene a fuoco e la testa smise di girare feci per alzarmi: volevo abbracciarlo di nuovo, stringerlo a me e dirgli che ora che c'era qua lui finalmente mi sentivo così bene.

Ma fallii, le braccia troppo deboli e tremanti per supportare il mio peso. 

"No, aspetta" mi portò una mano alla spalla per fermarmi ma la ritrasse subito, come se avesse paura solamente a toccarmi. 

Il mio Jimin aveva paura a toccarmi.

Cercai di dirgli che andava tutto bene, che non doveva preoccuparsi, che ero tutto per lui ma la mia voce uscì in un sussurro. 

Il ragazzo al mio fianco scosse la testa facendo muovere e brillare i pendenti alle orecchie grazie alla debole luce del pomeriggio che filtrava dalle grandi finestre, tranquillizzandomi.

"Non serve che tu dica nulla, okay?" sorrise di nuovo prendendo una delle mie mani tra le sue e baciando dolcemente il polso pieno di lividi, come solitamente faceva quando cercava di mandare via il dolore. 

"Cosa è successo?" chiesi a bassa voce percependolo guardarsi in giro e sospirare, sistemandosi meglio sulla scomoda sedia di plastica rossa ed odiando essere in quella posizione.

Detective Park | 𝕜𝕥𝕙 𝕩 𝕡𝕛𝕞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora