RAQUEL'S POV:
Passammo due settimane così: quando aveva il turno di giorno mi accompagnava a casa la sera, mentre quando aveva il turno di notte passava a salutarmi a pranzo. Sentivo che stava nascendo qualcosa anche se non lo dissi per paura di pensarlo solo io. Una sera accompagnandomi a casa, mentre stavo entrando mi disse: "Domani, visto che abbiamo entrambi il turno di sera, vorrei invitati a pranzo, non so alle 12.30?". Mi si illuminò il viso, uscire a mangiare con lui era una cosa che desideravo molto visto che non avevamo avuto molte occasioni per parlarci faccia a faccia.
Il giorno dopo ero molto indecisa sul vestito da mettermi: nero fino alle ginocchia oppure rosso molto elegante; chiamai la mia migliore amica, Alicia, per un consulto, la quale votò per il primo, quindi decisi di indossare quello. Alle 12.30 puntuale Sergio era sotto casa mia ad aspettarmi con la macchina. Mi portò in un ristorantino informale, vicino all'ospedale. Ci sedemmo e parlammo del più e del meno, dei suoi progetti per il futuro e così dicendo.
SERGIO'S POV:
Presi coraggio e invitai a pranzo Raquel, un pranzo informale che mi piacque molto, parlammo un po' di cosa avesse studiato alle superiori e all'università; di come avesse iniziato a fare la cameriera. Con l'arrivo del dessert decisi di rivelarle il motivo di quel pranzo: "Raquel penso che tu non sappia per quale motivo ti trovi qui, magari pensi che sia semplicemente un pranzo tra amici, ma per me è molto di più. Mi piaci Raquel, mi piaci davvero tanto, mi piacciono i tuoi occhi e il tuo sorriso, mi piacciono le tue facce buffe e le tue battute. Non so se tu provi quello che provo io, non lo so davvero ma oggi, con questo pranzo vorrei chiederti se, insomma, ovviamente se tu senti le stesse cose, perché non provarci?". Lei scoppiò a piangere, io, in automatico, mi alzai e la strinsi al mio petto, in segno di protezione, lei disse semplicemente: "si", e io: "si cosa?", lei mi guardò e mi baciò, un bacio calmo, le sue labbra così morbide e la sua lingua che danzava con la mia. Staccandomi da lei le dissi: "Lo prendo come un si a provarci allora". Lei annui, prese la felpa e la borsa dalla sedia, intrecciò la sua mano con la mia aspettando che la guidassi. Passammo un'oretta in giro per le bancarelle e le strade del centro fin quando non fu ora per entrambi di tornare al lavoro, però prima ci promettemmo che ci saremmo rivisti la sera successiva. Così fu, il giorno dopo ci vedemmo, di sera, fuori dal ristorante per fare una passeggiata verso casa sua.
Passarono settimane e ormai decisi che era il momento di dormire insieme, non sapevo come dirglielo, ma in realtà noi eravamo così connessi, così affini che avvenne tutto in modo naturale. Quella sera l'accompagnai come sempre, la baciai prima che salisse ma questa volta al posto del consueto: "ciao" sentì un: "ti va di salire, ti offro qualcosa se ha fame." Salì con lei e davanti ai miei occhi, dopo che lei aprì la porta, vidi un divano a elle, con davanti un tavolino dove vi erano alcuni libri; sulla destra vi era un piccolo bagno accanto alla porta che conduceva alla camera matrimoniale e a sinistra una cucina open-space con un'isola centrale che poteva ospitare quattro persone sedute. Era una casa molto bella e rimasi a contemplarla forse un po' più del dovuto.
RAQUEL'S POV:
Penso che a Sergio sia piaciuta moltissimo casa mia, il mio rifugio visto che l'ha contemplato per minuti. Quando si rese conto che c'ero anch'io, li annunciai: "Vorrei farmi una doccia, ne ho proprio bisogno, tu fai come se fossi a casa tua". Andai, mi feci la doccia e tornai trovandolo sul divano con dei cioccolatini che aveva portato e che io neanche avevo notato. Mi sedetti accanto a lui che subito mi passò una mano dietro le spalle per avvicinarmi. Non ero abituato a così tante attenzioni, di solito la gente pensa che io stia bene e che non abbia bisogno di considerazione, ma non è così: anche quando sorrido e scherzo non vuol dire che tutto vada bene, non vuol dire che ci si possa fregare di me e della mia esistenza, non significa che io non abbia bisogno d'amore. Questo è proprio ciò che odio della gente e in particolare degli uomini: sorridi allora sei felice. No, non è così. È quello che quella sera spiegai a Sergio, ringraziandolo per essere, invece, una persona che anche se sorrido mi chiede come sto, mi dedica piccole attenzioni da nulla, che nessuno nota ma che per me contano più dei 'ti amo'. Questa frase detta quella sera così tante volte, sdraiati sul letto, uno davanti all'altra mentre parlavamo. Più o meno dopo un'oretta Sergio mi confessò una cosa che non mi sarei mai aspettata e proprio in quel momento pensai a quanto fosse vera la frase: 'non giudicare un libro dalla copertina'. Mi raccontò della sua infanzia, di quando sua madre e suo padre tornavano tardi e lui restava a dormire dai nonni, di quando passavano settimane senza che vedesse i genitori perché troppo occupati, di quando il padre insultava e schiaffeggiava la madre e lui era impotente, impotente davanti a tutto ciò che succedeva in casa, quando vedeva la madre piangere in bagno, in silenzio per non farsi sentire. Mi raccontò di come lui non avesse mai superato il fatto che i suoi fossero sempre assenti e se c'erano non erano disponibili a prendersene cura. Era cresciuto coi suoi nonni che considerava più genitori dei suoi genitori veri. Mente parlava aveva gli occhi lucidi, allora io 'invasi' la sua metà del letto per rannicchiarmi vicino a lui, vicino al suo petto in modo che sentisse la mia presenza, perché in quelle situazioni non serve dire 'mi dispiace' è molto più utile far sentire la propria presenza. A quel punto toccava a me raccontare della mia infanzia, infelice quanto quella di Sergio. Sono cresciuto con un padre che mi amava alla follia e una madre che non riusciva a farmi capire il bene che mi voleva, sempre se questo era vero. Ho passato tutta l'adolescenza a legarmi a persone molto più grandi di me, perché volevo da loro l'amore che mia madre non era stata in grado di darmi, e sempre rimanevo delusa. Anch'io mi misi a piangere perché nonostante ne avessi parlato con vari psicologi e avessi tentato di chiudere quella ferita, quella era ancora lì, a ricordarmi chi sono, chi ero. Per fortuna adesso ho Sergio, la persona con cui questo peso non mi sembra più così grande, la persona che mi ha fatto capire cosa significhi amare ed essere amati. Dopo questi momenti forti ci addormentammo ancora abbracciati, e inaspettatamente quella notte, lì con lui dormii bene per molte ore: non mi succedeva ormai da mesi, da quel giorno così doloroso che però mi ha permesso di conoscere Sergio, l'uomo della mia vita.
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Un'amore senza fine| FF serquel |
FanfictionUna fanfiction incentrata sull'amore tra Sergio, medico e chirurgo, e Raquel, una cameriera. Il destino lì farà incontrare a seguito di un evento molto spiacevole per poi non lasciarli separare più. Spero vi piaccia!