Aveva appena smesso di piovere. La temperatura si era di poco modificata negli ultimi giorni, ma qualche temporale ogni tanto portava di nuovo una spruzzata d'aria fredda.
Un raggio di luce filtrava dal lucernaio, disegnando un rettangolo un po' sghembo sul pavimento. Proprio in quel fascio di luce, era posizionata la Pianta Morta.
L'aveva soprannominata così.
Era dicembre quando tutti i fiori rosa erano caduti, seppur non ancora secchi. E questo le aveva fatto pensare a quante cose accadono così, senza un senso apparente. Qualcosa cambia senza preavviso, intrufolandosi di nascosto nei mondi della nostra vita e noi, meravigliati, non possiamo far altro che adeguarci al cambiamento, incolpando solo una e una sola figura: il Tempo.
Adesso era marzo e alla Pianta Morta stava accadendo qualcosa. A guardarla senza attenzione, sembrava essere la stessa di tre mesi fa: alcune radici rinsecchite fuoriuscivano dal terreno e da quegli stessi steli, in cui prima vi erano dei fiori, nessun bocciolo era rinsavito. Quante volte crediamo che qualcosa possa ritornare proprio dallo stesso punto in cui era arrivata?
Ebbene, ad uno sguardo più preciso, da uno dei nodi presenti nei fusti della pianta, era venuto fuori qualcosa. Ogni giorno, mattina dopo mattina, sole e pioggia avevano battuto il lucernaio per un mese intero e, adesso, i nuovi nascituri erano tre e spiccavano, prepotenti e forti, più verdi degli altri steli, allungandosi in direzione del signor Tempo.
Ripensò a quante volte anche lei aveva allungato il collo, proprio come stava facendo la Pianta Morta, sperando e attendendo il cambiamento. Il Tempo non era uno dei suoi amici: era più un conoscente, la tipica persona che è amico di un tuo amico e che ogni tanto sbuca fuori, unendosi al gruppo pur restando in disparte. Un tipo viscido, è vero, l'individuo singolare che ascolta tutti i suoi pareri ma che, quando passa, riesce a dare l'unica e vera sentenza.
Quella mattina così, guardandosi indietro, riscoprì la voglia di pensarli quel po' di amici. La mente andò a ritroso, aggiungendo pezzo dopo pezzo i tasselli del senso della sua vita.
Riconobbe, analizzandoli uno per uno che, ad oggi, avevano cambiato modo di vestire, modo di parlare e, a volta, anche modo di essere.
La Sicurezza, ad esempio, quando aveva vent'anni, vestiva perlopiù di rosa. Non ci si doveva fare ingannare dalla tenue tonalità: la voglia di mettersi alla prova era tanta e la grinta di prendere ciò che si vuole senza preoccuparsi delle conseguenze, erano i fari che la guidavano. Adesso poteva osservarle le mani: sembravano le stesse di dieci anni fa. Certo, le unghie erano spesso più lunghe del dovuto, e qualche dolore accompagnava il polso destro. La cicatrice sull'anulare sinistro ricordava dolorosamente la volta in cui aveva rimesso in sesto la bici di fretta e furia, pur di andare a lavoro in orario. Quante volte aveva sfrecciato per le vie di San Zeno senza guardare più attentamente tutt'intorno? Quante volte aveva rischiato attraversando con il semaforo giallo e quante altre volte all'una di notte aveva osservato affascinata l'Adige che scintillava, abbagliato dalle luci della città e della luna, che timidamente voleva ancora avere il primato di prima donna in una romantica Verona notturna. La Sicurezza riscuoteva ancora meraviglia, ma un po' di tono, negli ultimi tempi, lo aveva perso. I capelli chiari avevano lasciato il posto ad un colore più rossiccio, indefinito e poco appariscente; il rosa dei suoi maglioni era stato sostituito dall'azzurro, suo colore complementare ma più consono all'età.
Anche il signor Coraggio aveva avuto la sua buona dose di cambiamento e lo si notava subito dalle sue scarpe, dapprima sempre sportive e dai colori più bizzarri. A trent'anni la quantità delle sue calzature si era triplicata per due motivi: camminava molto di più e, per questo, le suole si danneggiavano in modo più rapido; e poi, non potevano essere le stesse del giorno prima perché non ci si sente mai come il giorno prima. Dunque ogni scarpa possiede la sua corrispettiva dose di ardimento per essere indossata e questo il signor Coraggio lo sapeva bene.
In tutto questo, però, la sua migliore amica sembrava non essere cambiata affatto. Vestiva in modo confuso da sempre: jeans sbiaditi, maglioni lunghi e larghi e scarpe nere, anonime, né troppo alte né troppo basse. Passava inosservata volutamente e anche dopo tutti quegli anni, amava essere così, lasciata a sé stessa, trascurata dal mondo. A volte facevano finta, lei e gli altri amici suoi, che non esistesse: era facile perché spesso si rifiutava di uscire e, quando riuscivano a convincerla, non parlava mai. Altre volte era impossibile non invitarla, perché era divertente guardare dei film horror con lei: era particolarmente adrenalinica. Inoltre, confidarsi era quasi un sollievo: potevi abbandonare le difese e sentirti quasi più al sicuro, rinchiusa nel guscio del bambino emozionale che era dentro di te; tutto le veniva affidato e lei non diceva una sola parola. Era muta come un pesce:
Qualche volta scoppiava a piangere, senza motivo. In altre occasioni soffriva d'asma e diceva di avere un nodo in gola che la soffocava. Era debole e flaccida: le occhiaie non lasciavano mai il suo volto, infatti raccontava di dormire poco da sempre. Quando c'era lei, Coraggio e Sicurezza diventavano ambigui, quasi non più loro stessi. A lungo andare aveva preso le distanze da lei, pur non ferendola nei sentimenti e lasciandole un posto nel suo cuore.
Un brivido improvviso si era impadronito di lei a ripensare alla signorina Paura, rimasta zitella durante i dieci anni appena trascorsi.
Il tempo era volato via e il paesaggio attorno a quella che a vent'anni chiamava casa, era mutato. Nonostante ciò, non aveva dimenticato l'aria immobile delle serate d'agosto e le passeggiate serali insieme ai suoi compagni, tutti vestiti con i loro pochi stracci, mano nella mano e con la stessa identica luce dei vent'anni.
Ebbe la sensazione di aver avuto tanti, infiniti momenti eterni con loro, in cui il profumo del fiume inondava le narici insieme ai residui di smog di poche auto, ancora "vive" ad una certa ora. Adesso, l'unica cosa che sentiva, era il peso del signor Tempo che, vagheggiando attorno alla Pianta Morta nella sua dimensione superficialmente statica e trasparente, prometteva ancora cambiamenti e involuzioni infiniti.
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Quarantine's tales
Short StoryMi sono trovata a scoprire su instagram una sfida "d'arte" denominata "INKUARANTENA" perché una mia amica ha cominciato a postare foto dei suoi disegni e della lista dei 24 titoli. Mi sono appassionata e ho spulciato sui vari profili che avevano ade...