La Nuova Neverland

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Fumo. Ecco cosa oscurava la luce limpida dell'isola che non c'è. Fumo.

Il nero grigiastro del fumo, oscura compattamente tutto il cielo sopra le nostre teste, a questa visione più che orribile che stupefacente, mi sembra inevitabile dischiudere le labbra.

Poi accorgendomi di aver trattenuto il respiro, sicuramente per lo stupore, lascio che i miei polmoni trovino la solita brezza che caratterizza l'isola. Trovando solamente un orribile odore di bruciato.

«che è successo qui?» chiesi quasi di più a me stessa che alle persone che mi circondavano.

«qualcosa che sarebbe successo prima o poi» rispose il pirata mettendosi al mio fianco, circondando la mia vita con il suo braccio. Al suo gesto cercai di slegarmi dalla sua presa contando sulle mie forze. Ma dalla sua bocca uscì solamente una piccola risata e un ghigno gli si formò in faccia. La mia espressione divenne scandalizzata, quasi disgustata. Quasi.

Nei suoi occhi potevo vedere una scintilla, ben lontana dal piacere di far male a qualcuno, quella scintilla era di aiuto.

Io corruciai la fronte come per chiedergli il motivo, ma l'umanità che credevo di aver intravisto in quei occhi azzurri, si dissolse, quando mi strattonó in avanti con lui. Cominciando a camminare. Gli alberi sembravano oscurati, e la spiaggia non era come prima, la sabbia sembrava cenere, fumo veniva espulso dalle bocche dei numerosi marinai, e lo schioccare delle fruste sulla pelle viva dei ragazzini, riempe la parte sinistra della spiaggia, uno spazio fatto apposta per le esecuzioni e torture, tutto in legno con pali di ferro e roghi, poi gabbie di bastoni.

Ci fecero spazio gli uomini, che stavano passando, e i ragazzini sporchi di cenere ci passavano davanti con barili e sacchi stracolmi.

«attento! Ragazzino!» urlò contro ad un bambino che stava, appunto passando, facendogli lo sgambetto e lui cadde di faccia a terra, il sangue usciva dal nasino del piccolo che si teneva il naso, cercando di non scoppiare a piangere, se avesse pianto gli avrebbero fatto di peggio di un naso rotto. «vedi di sbrigarti! E tu ragazzina muoviti!» dicendo ciò, mi ristrattonó, spronandomi a camminare, io restai lì impalata, senza nessuna intenzione di muovermi.

«È così ragazzina? Se non ti muovi, ti farò camminare con le buone o... Con le cattive, a te la scelta» si posizionó davanti a me, poi vedendo che non mi ero mossa neanche di un centimetro, sbuffó.

«ho capito... Con le cattive» a quel punto cominciai ad avere paura, non so perché ma la situazione mi metteva ansia, aveva uno sguardo strano, quasi sadico. Si avvicinò ad un carretto pieno di sacchi di Utah, e ne spostò alcuni facendone cadere pochi a terra. Subito, come se fossero stati chiamati, dei bambini corsero ai suoi piedi raccogliendo i sacchi e rimettendoli a posto, per poi scomparire nella fitta boscaglia.

La foresta, dove molte volte mi ero persa,tanti ricordi sia belli che orribili. L'isola di Peter, mi è mancata, ma non è più la stessa.

Una corda, ecco cosa Killian ha preso, una corda. La strattonó, verificandone la presa e si avvicinò a me. Improvvisamente indietreggiai, e lui continuava ad avvicinarsi. Il cuore mi batte così forte, che ho paura che mi esca dal petto, il respiro mozzato. Per quanto vorrei usare il mio potere, se ne ho uno di preciso, non riesco, troppa paura, troppo terrore. Le corde, come quella di quando ero piccola. Mio padre, e io. Lui che mi lega e mi lascia nella cantina, al buio, e io in lacrime. Ricordi che fanno male più di mille pugnalate.

«ecco dolcezza, così almeno camminerai» mi prese i polsi, e li legó.

Mi dimenai, ma ciò fece ridere il pirata.

«credi davvero di potermi sfuggire? Ora che sei qui, tu appartieni all'isola, a me. L'isola è tutta una gigantesca trappola, stai attenta»

«si signor capitano, hai presente spongebob? Ecco tu sei squiddy, o anzi Mister Creb, nha forse è un insulto a loro» gli dissi, fregandomene completamente di lui.

«chi sono?»

«meglio che tu non lo sappia, credimi» mi dimenai dinuovo senza nessun risultato, mi stavo solamente mettendo in ridicolo davanti a centinaia di pirati.

Arrivammo camminando, in un accampamento, dopo tante mie opposizioni.

«Felix! Vieni qui!»
Urlò il pirata.
Un ragazzo dai capelli sudati color limone si palesó con nonchalance davanti a noi, appena vide il pirata alzò gli occhi al cielo, solo quando incontrò i miei si irrigidí.

Ora ne ero sicura. Avevo qualcuno di cui fidarmi, su cui contare. Dovevo soltanto convincerlo, insomma dopo tutti questi anni vorrà delle risposte, ma non ora, non qui.

«𝐍𝐞𝐯𝐞𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐚𝐧» The Ice Eyes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora