L'incidente

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Due settimane dopo
È lunedì. Laura si sveglia, prende il telefono appoggiato sopra al comodino in carica dalla sera precedente e legge i messaggi. Ne nota uno in particolare, la quale la fa sobbalzare e preoccupare non poco.
Dean: Dobbiamo parlare.
Laura, non esita a chiamare il ragazzo.
Dean: Questo è il cellulare di Dean, lasciate un messaggio dopo il segnale.
Continua incessantemente a contattarlo, senza avere una risposta, perciò decide di rispondere direttamente al messaggio.
Laura: Che è successo? Mi fai stare in ansia.
La ragazza prova a non pensare a quelle parole, si cambia e fa colazione. Prende le chiavi della macchina e si avvia verso l'Università, sperando di trovare Dean. Trova Sam e Charlie fuori dell'entrata principale.
Laura: Ciao ragazzi! Come va?
Sam: Tutto bene grazie, te?
Charlie: Io idem grazie.
Laura: Non so, sono preoccupata. Sam, tu hai visto tuo fratello per caso?
Sam: No, a dire il vero credo non sia neanche tornato a casa questa notte. Pensavo fosse a dormire da te.
Laura: No, non era da me. Mi ha mandato un messaggio in piena notte, dicendomi che dovevamo parlare.
Sam: Stai tranquilla, Laura. Si farà vivo a breve, a volte gli succede di dover staccare un po' la spina.
Laura: Va bene, grazie Sammy!
I ragazzi si dirigono verso le rispettive classi, quando ad un certo punto la ragazza si sente prendere per il polso. Si volta e trova davanti a sé Dean. Il ragazzo è malridotto, ha delle occhiaie enormi, viso pallido e incredibilmente serio.
Laura: Che succede, Dean?
Dean: Vieni con me. Dobbiamo parlare.
La giovane segue il ragazzo, si ritrovano nel giardino che circonda la biblioteca e si siedono a parlare su una panchina.
Dean: Laura, scusami.
Laura: Cosa ti succede, Dean? È per i tuoi gentori?
Dean: No, ho combinato un casino.
Laura: Dimmi.
Dean: Ieri sera ero uscito a prendere un po' d'aria, ad un certo punto ho visto una ragazza e ci sono andato a letto. Poi in colpa per quello che è successo, mi sono ubriacato in un bar. Laura davvero, sono una persona orribile. Ti prego, non abbandonarmi anche tu.
Laura: Aspetta, cosa? Stai scherzando? Tu sei stato con un'altra? Così di punto in bianco?
Dean: Si, non ha alcun senso. Io ti amo davvero tantissimo e mi sento in colpa, come mai prima d'ora. Non so che mi sia preso.
Laura: Ti rendi conto della gravità della situazione?
La ragazza si alza con le lacrime che le rigano il viso, sopraffatta dalla tristezza e dalla delusione inizia a correre il più lontano possibile. Raggiunge l'entrata del retro entra e presa dal panico si scontra con un ragazzo. Lo stesso moro, che fa il cameriere al ristorante e di cui avevano parlato del libro "Fallen". La giovane mostra il suo viso ricoperto di lacrime al ragazzo, mentre singhiozza, provando a formulare una frase con un senso logico. Scappa via di fretta, si mette in un angolo dietro degli scaffali. Il ragazzo, quando la ragazza ha alzato lo sguardo su di lui, ha notato gli occhi della giovane diventare gialli, un giallo intenso. Ha percepito la stessa energia, che aveva sentito all'inizio quando l'aveva vista. Questa volta quel potere era più intenso, emetteva però, sensazioni negative: dolore, preoccupazione, delusione e tristezza. Segue la ragazza, correndo più in fretta possibile per non perderla di vista. La trova in un angolo, rannicchiata su se stessa, con le mani sul volto e capelli scompigliati. Si siede affianco alla ragazza, senza dire una parola. Prende una mano della ragazza e gliela sposta dal volto.
Castiel: Hey, perché piangi?
Laura: Perché dovrei dirlo a te?
Castiel: Fidati di me.
Laura: Non potrò più fidarmi di nessuno.
Castiel prende per mano Laura e si ritrovano davanti ad una spiaggia, con i piedi immersi nelle onde.
Laura: Dove siamo? Sto sognando?
Castiel: È un'isola sperduta delle Hawaii. Ti ho portata qui.
Laura: Eravamo in biblioteca due minuti fa. Sto sicuramente sognando.
Castiel: No, Laura. Credi agli angeli?
Laura: Ancora questa domanda? Perché ti interessa tanto?
Castiel: Laura, tu sei per metà angelo.
Laura: Castiel, gli angeli non esistono.
Castiel: Devi credermi, esistono. Tu ne fai parte.
Laura: No, Castiel! Questo è un sogno e noi siamo ancora in biblioteca!
Il moro si alza in piedi e mostra alla ragazza le sue ali, perfettamente in forma, senza ferite per la caduta. La giovane resta immobile, sconvolta dalla visione che le si presenta davanti. È confusa, terribilmente triste e sola.
Castiel: Ora ci credi?
Laura: Tu sei un angelo, ma io no. Vedi? Non ho le ali!
Castiel: È solo perché tu non le vuoi mostrare! Pure tu, in questo momento, non puoi vedere le mie, ma questo solo perché io non lo consento. Io vedo le tue ora, essendo un angelo, percepisco anche la tua grazia.
Laura: La mia, cosa?
Castiel: Grazia. È l'energia che hai. È dentro di te! Ho visto i tuoi occhi illuminarsi di giallo, tu sei la Nephilim che cercavo.
Laura: Tutte queste informazioni senza senso, non capisco più nulla.
Castiel: Ascoltami, concentrati su questo bastone. Immaginalo completamente infuocato.
La ragazza si sforza a vedere il rametto ricoperto di fuoco, senza riuscire ad incendiarlo.
Laura: Basta, mi arrendo. Non ce la faccio.
Castiel: Ce la puoi fare, forza, riprova!
Laura prova un'ultima volta e nota il bastone presenta una piccola fiamma che lo ricopre, per poi prendere completamente fuoco.
Castiel: Ora mi credi?
La giovane rimane di pietra, nel vedere la scena davanti a lei. Quella giornata era stata ricca di scoperte: Dean aveva tradito i suoi sentimenti, aveva appena visto un angelo e appurato che lei stessa ne faceva parte.
Laura: Io.. non so che dire.
Castiel: Mi dispiace che tu oggi abbia sofferto, ma dovevo farti capire che puoi fidarti di me.
Laura: Capisco. Ora posso piangere ancora un po'?
Castiel: Posso sapere il motivo, almeno?
Laura: Non ho voglia di parlarne. Ti prego, ora lasciami andare.
L'angelo si siede nuovamente accanto alla ragazza e mostra le sue ali. Con una delle ali prende a sé la ragazza e lei appoggia il suo viso sulla sua spalla. Le ali la fanno sentire al sicuro e Castiel sembra non sopportare le lacrime che scendono dal suo viso, ma decide di rispettare il suo volere e starle accanto in silenzio.

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