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Dopo una notte in viaggio (e dopo essere stato sballottato da una parte all'altra della carrozza), finalmente arrivammo a Castel Sant'Angelo.

"Buon proseguimento, ragazzo"mi disse il conducente, salutandomi con un gesto della mano.

"Grazie, anche a voi. Però imparate a guidare, altrimenti farete vomitare chiunque salga sulla vostra vettura" risposi, scherzando solo fino a un certo punto.

Innanzitutto andai alla ricerca di una bettola, perché ero affamato come un lupo e stavo diventando parecchio irascibile.

L'oste mi portò al tavolo un piatto di trippa, che terminai nel giro di pochi minuti, accompagnata da un delizioso bicchiere di vino rosso; rimase meravigliato quando gli dissi che, nonostante l'aspetto da adulto, avessi ancora 16 anni.

"Che accento strano che c'hai, regazzí, ma da ndo arivi?"

"Da Senigallia"

"Ah ecco, sei 'n forestiero! Nun te preoccupà che qui te troverai mejo che laggiù" mi rassicurò, dandomi una pacca sulla spalla.

"Questo è ovvio, oste, non ho dubbi a riguardo. Avrei una domanda da porvi, se permettete"

"Certo, dimme tutto" rispose lui, allegramente. Era ubriaco fradicio, l'odore di vino si sarebbe sentito anche a due metri di distanza.

"Dove si trovano le carceri?"

L'uomo dapprima mi guardò di traverso, poi scoppiò a ridere. Sembrava pazzo, ma forse lo era davvero.

"Perché me lo chiedi? Te voi fa' mette dentro? Comunque basta che fai tutta la strada pe' dritto, giri a destra e te le trovi lì"

"No, non è in gattabuia che devo andare, ma grazie delle indicazioni. Tornerò,promesso"

"Ce conto, regazzí! Magari 'a prossima vorta te rivedo co na ciumachella " Osservò, facendomi l'occhiolino.

Ciumachella? E che diavolo è, un piatto tipico del posto? Osservai, tra me e me.

Ringraziai nuovamente il bettoliere e mi diressi a passo spedito nel luogo in cui avrei trovato la persona che cercavo. Non ci impiegai molto a trovare la casa di Fausto de Angelis, perché lui stesso era fuori a guardare un gruppetto di maiali.

"Buongiorno, signor de Angelis. Io sono Giovanni Battista Bugatti e sono qui per conto di padre Arturo Mattioli"

Lasciò perdere momentaneamente le bestie e si rivolse a me, sfoggiando un sorriso che più ebete non poteva fare.

"Capiti proprio a fagiolo, ragazzo. Sai, sto cercando qualcuno disposto ad aiutarmi nella macellazione dei maiali, visto che sto invecchiando e non ho più le forze di una volta. Se non te la senti perché ti disgusta la vista del sangue ti capisco, dopotutto..."

"Quando e dove posso iniziare?"

Che ci crediate o meno, fu così che iniziai a lavorare come beccaio: era un incarico abbastanza pesante, e ogni volta che tornavo a casa ero inzuppato di sangue dalla testa ai piedi.

Fausto ripeteva in continuazione quanto fossi bravo, mi lodava tutto il giorno, ma io non mi sono mai lasciato lusingare. Facevo molta fatica a fidarmi di lui, dal momento in cui non avevo mai riposto fiducia nemmeno nei miei genitori.

Di una cosa, però, ero sicuro: non avrei mai passato il resto della mia vita a squartare maiali, perché non era ciò che il mio cuore desiderava.

L'ultima graziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora