6

22 2 0
                                    

"Voi siete... siete..."

"Dai, dite questa parolaccia una volta per tutte. State soffocando"

"Siete un incosciente, uno sprovveduto, un irresponsabile!! Mentre eravate intento a soccorrere Cesare Lucatelli avete pensato alle conseguenze?"

"Sinceramente mi premeva di più salvargli la vita, piuttosto che scervellarmi per pensare alle ipotetiche ripercussioni"

Il fiscale si massaggio' le tempie con le mani, riprese fiato e continuò con la predica. Era paonazzo e le vene lungo la gola gli pulsavano orribilmente, così come quelle sulle tempie.

"Giovanni Battista, ditemi voi cosa devo fare. Lasciarvi ammazzare? Farvi linciare dal popolo?"

"Niente di tutto ciò, signor Scognamiglio. So badare a me stesso e soprattutto so quello che faccio. Però calmatevi, altrimenti vi verrà una sincope"

"Con che coraggio mi dite di stare calmo? State rischiando la vita, io sono seriamente preoccupato e a voi non importa nulla, come se tutto questo fosse un gioco!!"

Niente da fare. Mi era impossibile anche soltanto aprir bocca, perché se ci provavo ricominciava a urlare.

"Ascoltatemi" dissi, interrompendo il flusso di insulti che mi stava rivolgendo.

"O respirate e abbassate il tono della voce, oppure vi mando fuori a calci. A voi la scelta. Se siete venuto in casa mia per rimproverarmi potete tranquillamente andarvene, perché non me ne frega proprio niente"

Dopo qualche istante in cui parve riflettere su quanto stava combinando, il Fiscale sbuffò e mi chiese scusa.

"Avete ragione, stavolta ho davvero esagerato. La mia visita è dovuta a una lettera che mi è giunta stamane, e di cui devo parlarvi con una certa urgenza"

"Una lettera?"

"Sì, signor Bugatti. Tenete, è per voi"

Estrasse dalla tasca dei calzoni un foglio sbiadito e me lo porse, ma non prima di avermi avvertito.

"Non so se vi farà piacere avere notizie di questa persona, ma era mio dovere farvi sapere che ha cercato di mettersi in contatto con voi"

Aprii la missiva e cominciai a leggere, memorizzando bene ogni singola parola.

"Caro Titta,
Sono io, Maria Luisa, e sto disperatamente cercando di rimettere insieme i pezzi del nostro rapporto.
Quando hai deciso di andartene, in quel giorno piovoso e senza sole, mi hai lasciato, oltre a un grande vuoto nel cuore, un dolore e una tristezza inimmaginabili.
Come ho fatto a rintracciarti? Semplice, padre Mattioli mi ha riportato la vostra chiacchierata, senza ovviamente scendere nei dettagli, e mi ha detto che saresti andato a Roma a servire un beccaio.
Spero che de Angelis ti faccia avere questa lettera prima possibile, perché muoio dalla voglia di sapere come stai.
Un abbraccio grande,

Sempre tua, Maria Luisa"

Non so per quanto tempo sono rimasto lì, in piedi, a fissare un punto imprecisato della stanza, forse quanto basta per far sì che Scognamiglio mi chiedesse se stessi bene.

"Ragazzo, tutto a posto? Vi siete ammutolito di punto in bianco, sembra abbiate visto uno spettro"

"Da quanto tempo tenete questo pezzo di carta, Achille? E perché non me l'avete mai detto?"

"Aspettate, lasciatemi spiegare!! Fausto de Angelis in persona mi ha mandato a chiamare non appena ha letto il vostro nome scritto sul retro del foglio, pensava si trattasse di una minaccia nei vostri confronti!"

"Ma sapete almeno chi è che me l'ha scritta?" Chiesi, lasciando il fiscale a riflettere.

"No, non so chi sia questa Marisa" rispose, scrollando le spalle.

"Maria Luisa!" Lo corressi, guardandolo male.

"Errare è umano, perseverare è diabolico, Giovanni Battista.
Ebbene, chi sarebbe Maria Luisa? La vostra ciumachella?"

"Quando vi deciderete a spiegarmi cosa significhi questa parola, ne sarò estremamente felice. È mia sorella, monsignor Fiscale, l'unica persona della mia famiglia a cui ho sempre voluto un bene dell'anima"

"Ma non avevate detto di non voler avere più niente a che fare con loro? Che vi è successo, siete rinsavito?"

"Ho per caso fatto il nome di mia sorella? Mi avete mai sentito dire qualcosa di brutto su di lei?"

"No, effettivamente no. Mi sarò confuso... In ogni caso, cosa pensate di fare?"

Senza dire nulla, presi un foglio e cominciai a scriverci sopra a lapis.

"Maria Luisa cara,
Sono Titta, il tuo caro e a volte odiato fratello.
Ho appena ricevuto la tua lettera e, dopo averla letta attentamente, in seguito a ciò che mi hai scritto ho una proposta da farti.
Perché non vieni a trovarmi? La mia nuova casa è piccola, ma in due ci staremmo alla grande. Ho tante cose da dirti, ma non posso farlo mediante corrispondenza. Non vorrei mai che capitasse in mani sbagliate.
Se decidessi di venire a Roma, puoi trovarmi nel Vicolo del Campanile numero due, accanto a Santa Maria in Traspontina.
A presto, spero.

   Titta"

Achille Scognamiglio, con la testa piena di interrogativi, dapprima non seppe cosa dire, poi se ne uscì con una delle sue solite frasi incerte.

"Chiedo scusa, come farò a..."

"Sarete voi ad andare a Senigallia e a portare Maria Luisa quaggiù. Pagherò ad entrambi sia l'andata che il ritorno" garantii, porgendogli un sacchettino in cui erano riposte alcune monete.

"Io... Voi..."

"Proprio così, spetta a voi il compito di prelevare mia sorella da quella gabbia di matti. Coraggio, andate, la prossima diligenza per le Marche passa tra poco"

"E va bene, va bene! Dove risiede?"

"Vicolo delle cento scale, Senigallia. Non potete sbagliarvi, ci riuscirebbe anche..."

"D'accordo, figliolo. Lo faccio solo perché siete voi e perché mi state a cuore, altrimenti non l'avrei mai fatto"

Indossò giacca e cappello, mi strinse la mano e uscì, portando alla luce la sua enorme bontà d'animo che si ostinava a voler tenere nascosta.

L'ultima graziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora