POV'S MARCUS
Il rumore dell'arrivo dell'ascensore mi fece girare e rimasi a bocca aperta, era bellissima. Dopo il nostro scontro capii che la rivolevo indietro, volevo quello che avevamo prima.
Voglio lei.
Si fermò di fronte a me ed io continuai ad ammirarla squadrandola da testa a piedi.
<<Marcus smettila>> disse in tono serio ma sapevo che era imbarazzata, così alzai lo sguardo e fissai le mie iridi nelle sue.
<<Sei bellissima>> le sussurrai, lei cercò di nascondere il rossore che si era formato sulle sue guance ma non ci riuscì, sorrisi e tirai fuori dalla giacca dello smoking nero una cintura porta armi con due pistole di piccolo calibro al suo interno e mi accovacciai, le spostai delicatamente il vestito scoprendo la sua gamba, toccandole volontariamente la sua pelle delicata, sentii un leggero colpo di tosse al che il mio sorriso si allargò di più, le allacciai la cintura, una volta finito cliccai un piccolo bottoncino dietro ad esso e diventò invisibile, le sistemai il vestito e iniziai ad alzarmi tenendo il mio sguardo fisso nel suo.
<<Le senti addosso?>> le domandai, lei annuii muovendo leggermente le gamba. Le porsi il braccio da vero gentiluomo e lei lo afferrò, ero preoccupato che potesse sentire il mio cuore battere forte, starle accanto dopo tanto tempo mi faceva sentire un bambino che aveva ricevuto per Natale il giocatolo che desiderava.
<<Con quale macchina andiamo?>> domandò riportandomi alla realtà, estrassi dalla tasca dei pantaloni le chiavi dell'Audi R8, l'accompagnai verso la portiera e gliela aprii. Mi sorrise ed entrò, feci il giro e mi sistemai al posto del guidatore. La guardai meglio, era agitata si poteva capire dal suo respiro affrettato, mi abbassai verso il cruscotto e tirai fuori un paio di guanti insieme ad una collana con delle stelline argento e due cerchietti come orecchini e glieli porsi.
<<I guanti sono invisibili, servono a non lasciare le nostre impronte in giro mentre gli orecchini si allargano diventando delle manette>> dissi mentre le porgevo gli accessori, ci mettemmo i guanti e lei parlò:
<<La collana invece a cosa serve?>> mi guardò curiosa, nel mentre cercava di mettersi l'accessorio con scarso successo, gli feci con il dito di girarsi e titubante lo fece, presi la collana e gliela misi. Non tolsi subito le dita anzi pensai di provocarla un po', così con le dita della mano destra le accarezzai il collo e con la sinistra gli afferrai delicatamente il fianco iniziando ad carezzarlo, tremò leggermente, provò a parlare ma io la bloccai avvicinando le mie labbra al suo orecchio, il mio respiro le accarezzò il collo insieme alle mie dita.
<<Sei bellissima stasera>> ripetei per poi spostarmi e sistemarmi meglio sul sedile <<Le stelline attaccate alla collana si staccano e diventano delle stelle della morte>>
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Parcheggiai la macchina davanti al palazzo dove era in atto un galà, Esme mi guardò e mi chiese chi dovevamo cercare.
<<Carter Smith, è uno dei cinque mafiosi in contatto con Revon, e stasera si trova qui per degli affari. Nel messaggio che ti ho scritto questo pomeriggio avevo accennato al fatto che avremmo fatto affari con lui ma sarai tu quella che deve trattare, a quanto pare fa affari solo con donne>> le spiegai mentre percorrevamo il lungo vialetto, le avvolsi un braccio dietro la schiena tirandola più vicino a me, le scostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e senza farmi vedere le misi un piccolo auricolare, lei capendo cosa stessi facendo non si mosse, neanche quando le baciai una guancia per sicurezza. Varcammo il portone e il nostro sguardo fu catturato dalla bellezza della sala, addobbata in maniera impeccabile, mi guardai intorno ed Esme fece la stessa cosa. La sala era immensa ricca di dettagli oro lungo le pareti e il soffitto. Un cameriere ci passò accanto tenendo un vassoio con sopra dello champagne, lo fermai e ne presi due porgendone uno ad Esme, mi ringraziò nel mentre mi guardavo intorno alla ricerca di Smith, lo trovai e lo raggiungemmo.
<<Signor Smith che piacere>> dissi, lui smise di parlare e si girò, era un uomo sulla sessantina capelli bianchi ed uno smoking blu con strisce bianche che lo rendeva più grasso di com'era.
<<Lei deve essere il signor Cooper?>> mi domandò, annui e ci stringemmo le mani.
<<Oh, lei è mia moglie Nadia>> gliela presentai e lei gli sorrise stringendogli la mano, da finto gentiluomo che era gli fece il baciamano iniziando ad elogiarla, sentii una fitta allo stomaco al che strinsi di nuovo Esme a me facendo un sorriso tirato all'uomo, lui ci fece segno di seguirlo, ed in silenzio lo facemmo, volsi leggermente la testa indietro valutando quante guardie del corpo ci fossero, una avanti e tre dietro. Arrivammo davanti ad una porta, l'aprì e ci accomodammo all'interno del piccolo studio, una guardia chiuse la porta e mi fece l'occhiolino.
<<Vi posso offrire qualcosa?>> domandò avvicinandosi alla scrivania prendendo da un cofanetto un sigaro, rifiutammo e mi accomodai sul divanetto trascinando con me Esme.
<<Allora signorina Cooper, so che ha intenzione di espandere i suoi affari anche qui.>>
<<Oh, signor Smith, si è nelle mie intenzioni ma so che qui è lei che detiene il potere, quindi per non causare guerre inutili e per portare un vantaggio economico ad entrambi ho avuto la brillante idea di offrirle un accordo>> iniziò a parlare Esme, lui fece segno di continuare rapito dalle sue parole, sentimmo una voce dall'auricolare che ci diede il via libera, mi alzai seguito dalla mia donna, l'adrenalina iniziò a circolare e le due guardie si misero in posizione di combattimento, Esme si incamminò verso Smith e lui inizio a tremare, si sentì uno sparo provenire da fuori, il mio agente aveva liberato la strada.
<<Quello che io voglio sapere è dove si trova Revon, in cambio le risparmierò la vita>> Smith iniziò ad urlare ordini alle sue guardie ma mi mossi prima facendone fuori una, l'altra mi sfuggì e si scagliò su Esme, mi lanciai su di lui ma lei lo prese a pugni, gli diede un calcio sulla gamba facendolo cadere a terra, mi fermai guardando la scena e tenendo d'occhio il ciccione, era terrorizzato, lo guardai meglio e notai una chiazza scura sul suo completo all'altezza del cavallo dei pantaloni.
Non ci credo si è pisciato sotto! Cercai di trattenere le risate, cosa che mi risultò piuttosto difficile, nel frattempo Esme ricevette un pugno in faccia, sussultai notando il sangue iniziare ad uscire dal labbro e dallo zigomo, le sue iridi si scurirono e con una mossa precisa staccò una stella dalla collana, la lanciò piantandola nella giugulare dell'avversario, si accasciò a terra insieme al ciccione che non smetteva di piangere e chiedere pietà, scossi la testa alzandolo dalle spalle.
<<Smettila idiota, sei solo ridicolo>> dissi prendendo le manette che mi porse Esme, la porta si aprì ed entrò l'agente Miller.
<<Signori abbiamo via libera, nessuno dei presenti ha sentito qualcosa>> disse, io annuii e trascinai di peso il ciccione verso Miller.
<<Ti puoi occupare tu di lui?>> domandò Emse, lui annuii e lo portò fuori, uscimmo pure noi ma passammo per la sala per non destare maggiori sospetti, presi un fazzoletto e la pulii togliendo il sangue ormai secco dal suo bel viso, una volta finito le porsi la mano e la musica si trasformò in un lento.
<<Mia signora mi concede l'onore di questo ballo?>> le domandai baciandole le mani, lei annuii sorridendo, la accompagnai al centro della sala e iniziammo a muoverci, sorrisi e la strinsi a me, i miei occhi catturarono i suoi occhi, continuavamo a ballare e lei si fece più vicino a me, non resistetti ed abbassai la mia attenzione sulle sue labbra, una voglia matta di baciarla si fece spazio in me così mi avvicinai facendo sfiorare le nostre labbra.
#SpazioAutore
Buongiorno cari!! Sono contenta del piccolo traguardo che abbiamo raggiunto! Finalmente con questo capitolo abbiamo capito le intenzioni di Marcus verso la nostra rigida e cara Esmeralda. Ora cosa succederà tra i due? Io sono molto curiosa e voi? Baci, Giada
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Fearless (in pausa)(in revisione)
ActionMarcus Green, capelli bruni e occhi verdi, era un uomo che nelle mani aveva il comando, e si faceva rispettare, non amava stare seduto dietro ad una scrivania a dettare ordini infatti preferiva partecipare attivamente alle missioni. Amava una donna...