POV'S HANNAH
Erano passati ore, forse minuti, il tempo si era fermato dopo la frase detta da mia zia. La mia bocca e i miei occhi erano spalancati quella frase si ripeteva nella mia testa come un mantra e non riuscivo a pensare a nient'altro. Mia zia si alzò mi prese per mano e mi portò in camera mia, mi fece stendere e poi parlò iniziando ad accarezzarmi la mano con affetto.
<<I tuoi genitori poco prima di salutarli si recarono dal generale per parlare della missione in modo dettagliato, molti di quei dettagli mi sono ignoti ma a te no, hai sempre avuto il vizio di origliare e questo è uno dei motivi per cui il generale non ha proferito parola quando decisi di modificare la tua memoria. La conversazione era appena finita quando Marcus ti beccò ad origliare, ti vide trattenere i s'ingozzi così ti prese in braccio e ti portò da me ma tu non rivelasti quello che avevi sentito, eri molto sconvolta così lasciammo stare. Ora se vogliamo scoprire se Amber e Stefano sono ancora vivi abbiamo bisogno di quei dettagli. Una volta somministrato il siero sentirai moltissimo dolore soprattutto alla testa poi ti addormenterai ed inizierai a ricordare>> io annuii e le porsi il braccio, preparò la siringa e mi somministrò il medicinale. Non sentivo niente così mi accigliai confusa poi iniziarono le fitte di dolore, trattenni le urla ma non ci riuscii per molto così iniziai ad urlare e mi portai le mani alla testa come per alleggerire il dolore. Iniziai a perdere la concezione delle cose e poi crollai in un sonno profondo. <<Mamma, mammaaa!>> esclamò una bambina con i due codini e un vestitino floreale, aveva massimo otto anni. Mi guardai intorno cercando di capire cosa ci facevo lì, in un enorme gelateria, esaminai meglio la bambina e spalancai gli occhi, ero io e stavo guardando uno dei ricordi che mia zia aveva cancellato.
<<Dimmi piccolina>> rispose mia madre girandosi e prendendomi in braccio, i miei occhi si riempirono di lacrime provai a chiamarla ma dalla mia bocca non uscì nessun suono al che mi misi a piangere più forte continuando a tenere lo sguardo rivolto verso la minime e mia madre, mi voltai, speranzosa di vedere mio padre. Lo trovai a prendere una coppetta di gelato con i miei gusti preferiti. Dopo la loro morte andavo ogni settimana a fargli visita al cimitero e cambiavo i fiori appassiti, poi stendevo una tovaglia da picnic e mi mettevo a parlare loro della mia settimana continuando a guardare loro due sorridenti dalla fotografia, all'inizio fu difficilissimo, ogni volta che andavo a trovarli le lacrime uscivano senza controllo, dopo un paio di anni invece sono arrivata a sorridere ma ora, rivederli anche se tramite un ricordo era doloroso. Scossi la testa e mi asciugai le lacrime, dovevo capire perché mi era stato cancellato quel ricordo. Mio padre si girò con la coppetta in mano e si avviò verso la mamma ma gli cadde di mano ed una piramide di bicchieri crollò, un piccolo buco si creò sulla parete. Le persone si alzarono di fretta e cercarono di uscire il più in fretta e possibile, delle persone armate fino al collo entrarono e rapirono molti ragazzini e adolescenti, mia padre spinse me e la mamma dietro al bancone estraendo una pistola dalla cintura e iniziando a sparare, per la troppa confusione la minime iniziò a piangere.
<<Shh piccolina, la mamma e il papà sono qui con te>> disse accarezzando la testa, la minime annuì e si calmò.
<<Com'è possibile che gli uomini di Revon siano arrivati fino a qui?>> pensò la mamma ad alta voce, papà saltò e ci raggiunse dietro al bancone.
<<Non lo so ma qui non possiamo fare più niente dobbiamo avvisare il comando>> dopo quella risposta lo scenario cambiò. Mi trovavo in una cameretta dove stava dormendo una ragazzina, mi guardai intorno spaesata per il cambiamento immediato e notai un calendario, erano passati sei anni dal ricordo di prima. Provai ad uscire dalla porta ma la mia mano attraversò la maniglia,
Se questi sono i miei ricordi significa che posso stare solo dove si trova la minime. Pensai, si sentì una botta provenire da fuori, guardai la minime che si alzò di scatto e scappò nella camera da letto dove i miei genitori si stavano preparando per combattere.
<<Nasconditi e non ti muovere, verrò a prenderti il prima possibile>> disse mio padre abbassandosi e dandole un bacio sulla fronte, la minime corse verso l'armadio e si nascose al suo interno, fui trasportata anche io dentro ed aspettai insieme a lei. Si sentì un'altra botta al che la minime scattò e mise la mano su un apparecchio simile a quello che usavano nella struttura, una piccola porta si aprì e mostrò una stanza piena di armi. Entrammo e la porta si chiuse.
<<Io sono forte. Io sono forte. Io sono forte...>> continuava a ripetere facendo avanti e indietro per la piccola stanza, la minime sbiancò ed iniziò a sudare freddo. Si fermò e fece un profondo respiro dei rumori provenienti da fuori ci fecero scattare la minime cercò un posto dove nascondersi nella piccola stanza ma non lo trovò, si girò verso le pistole ne prese una e la caricò poi la mise dietro la schiena. Si sentì un altro rumore poi delle voci.
<<Devono avere una figlia trovatela. ORA>> tuonò una voce maschile ed autoritaria.
<<Signore abbiamo trovato qualcosa>> dichiarò una voce femminile, subito dopo si videro delle scintille provenire dalla porta, la minime strinse la pistola dietro di se e la porta si aprì con forza, degli uomini armati entrarono e presero la minime la pistola che aveva nascosto cadde, provò a scappare ma non ci riuscì.
<<Questa ragazzina sarà perfetta per Revon. Addormentatela>> ordinò un uomo enorme e con una cicatrice ad x sulla faccia. Guardai la minime incapace di aiutarla, mi accigliai, aveva gli occhi chiusi.
Cosa stava per succedere?
La minime aprì gli occhi di scatto e il piano che aveva in mente mi si manifestò davanti agli occhi, aveva intenzione di combattere. Alzò una gamba e colpi l'uomo che la teneva ferma poi prese la sua pistola e gliela diede in testa facendolo svenire, si scagliò come da piano sulle due donne alla sua destra mettendole k.o., corse dietro alla poltroncina proteggendosi dai proiettili, si sporse un po' e diede un occhiata rispondendo al fuoco. Nel frattempo io mi godevo lo spettacolo.
Se solo avessi avuto dei popcorn, cavolo. Pensai sbattendomi una mano sulla fronte, la minime riuscì a colpire la mano di uno dei due uomini che lasciò la presa sulla pistola ed iniziò ad urlare dal dolore, si tirò indietro controllando quanti proiettili le erano rimasti.
<<Oh nonono...>> disse abbassando la voce e risistemando la pistola.
<<Pensa Hannah, pensa...>> sgranò gl'occhi poi ruppe il tessuto della poltroncina tirando fuori un coltellino, prese il caricatore della pistola e si sporse di nuovo stando attenta, prese la mira e lanciò con precisione il caricatore all'ultimo uomo rimasto, mancava solo quello con la cicatrice che vedendo la sua squadra ormai a terra prese le pistole e parlò.
<<Sei solo una ragazzina contro un uomo addestrato, fai la scelta più sicura, esci da lì e vieni con me>>
<<Se non sbaglio anche i tuoi uomini erano addestrati e guarda ora dove sono. Svenuti sul tappeto della casa di una ragazzina e questo, in meno di 5 minuti. Mi farei due domande se fossi in te>> rispose la minime, approfittando della distrazione causata rotolò sotto al letto, la seguii, afferrò qualcosa e poi sbucò dall'altra parte, sparò un colpo sulla mano lasciando cadere la pistola all'uomo poi si alzò e gli piantò il coltello nella gamba. L'uomo urlò di dolore e si accasciò a terra.
<<Dove sono Stefano e Amber Stuar?>> domandò la minime estraendo con lentezza il coltello, si sentì un urlo più forte di prima ma non era dell'uomo bensì della minime che aveva ricevuto una testata sul mento.
<<Grandissimo pezzo di...>> gli tirò un pugno dopo l'altro spaccandogli il naso, <<Vediamo se così mi dirai dove sono>> prese il coltello ed iniziò a passarlo sulla cicatrice causando urla sempre più forti, l'uomo con la mano sana tirò un pugno nella pancia della minime che premette più forte il coltello.
<<Dimmi dove cazzo sono!>>
<<Sono su un pullman delle consegne ma ormai saranno già lontani>>
<<Taci idiota>> disse la minime per poi tirargli un pugno che lo stese definitivamente. Si alzò e legò tutti in gruppi di tre.
<<Scusate mamma e papà ma lo faccio per salvarvi>> disse per poi rientrare nella stanza delle armi.
STAI LEGGENDO
Fearless (in pausa)(in revisione)
AcciónMarcus Green, capelli bruni e occhi verdi, era un uomo che nelle mani aveva il comando, e si faceva rispettare, non amava stare seduto dietro ad una scrivania a dettare ordini infatti preferiva partecipare attivamente alle missioni. Amava una donna...