35. Quintus

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Un boato sordo mi svegliò bruscamente pochissime ore dopo

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Un boato sordo mi svegliò bruscamente pochissime ore dopo. Scattai a sedere mentre la terra sotto di me vibrava con intensità sempre maggiore. «Annabeth!» la chiamai a voce alta mentre mi alzavo «Annabeth, svegliati!»

Anche lei scattò immediatamente a sedere. «Dei, ma che succede?» chiese allarmata.

«Terremoto!» intervenne terrorizzata Rachel.

Mi inginocchiai veloce accanto a Percy, scrollandolo con veemenza per una spalla. Un frastuono cupo rimbombava per tutta la stanza. Annabeth, intanto, stava freneticamente raccogliendo le nostre cose. «Percy! Svegliati subito!»

Percy gli occhi di scatto con un lieve gemito. Sembrava terrorizzato. «Tyson... Tyson è nei guai!» esclamò con il fiato grosso «Dobbiamo aiutarlo!»

«Dopo» dissi in fretta, tirandolo per la maglietta «c'è un terremoto!»

Percy saltò fuori dal sacco a pelo, improvvisamente sveglio. Annabeth mi lanciò il mio zaino e ci mettemmo subito in fuga, lasciando indietro i sacchi a pelo.

Eravamo quasi arrivati in fondo alla sala quando accanto a noi una colonna si piegò con un gemito. Non ci fermammo e un centinaio di tonnellate di marmo si schiantarono a terra alle nostre spalle. Imboccammo un tunnel appena in tempo per vedere le altre colonne crollare. Una nuvola di polvere bianca si gonfiò sopra le nostre teste mentre noi continuavamo a correre. «Sapete una cosa?» disse Annabeth «Dopotutto questa strada mi piace»

Dopo un po' intravedemmo una luce. Sembrava elettrica. «Laggiù» indicò Rachel.

La seguimmo in un corridoio di acciaio. Luci fluorescenti brillavano sul soffitto. Il pavimento era una grata di metallo. Ero così abituata al buio che dovetti strizzare gli occhi. Annabeth, Percy e Rachel sembravano pallidissimi sotto quella luce cruda. «Da questa parte» gridò Rachel, cominciando a correre «siamo vicini!»

«Vicini a cosa?» domandai, sforzandomi di non accelerare troppo. Dei, Rachel era proprio lenta...

«Al laboratorio, ma è tutto sbagliato!» mi rispose Annabeth «Dovrebbe essere nella sezione più antica del Labirinto! Questa non può...»

Si interruppe, perché eravamo arrivati davanti a una grande porta metallica. Scolpita nell'acciaio, ad altezza d'uomo, c'era il marchio di Dedalo in blu. «Ci siamo» annunciò Rachel «è questo»

Annabeth premette il simbolo sulla porta e i battenti scorrevoli si aprirono con un sibilo. «Alla faccia dell'architettura antica» commentò Percy. Lei gli lanciò uno sguardo torvo, ma poi ci decidemmo a entrare.

La prima cosa che mi colpì fu la luce del giorno: il sole che filtrava dalle finestre enormi. Un'ondata di sollievo mi investì in pieno: dovevamo essere in superficie, perché mi sentii immediatamente meglio. Il laboratorio somigliava allo studio di un artista, con soffitti altissimi e grandi lampade da loft, pavimenti di pietra levigata e tavoli da lavoro sotto le finestre. Una scala a chiocciola conduceva a un soppalco. Su una mezza dozzina di cavalletti c'erano dei progetti di edifici e macchinari disegnati a mano, che ricordavano un po' gli schizzi di Leonardo da Vinci. Diversi computer portatili erano sparpagliati qua e là sui tavoli. Orci di fuoco greco riempivano uno scaffale. C'erano anche delle invenzioni, macchine bizzarre di cui non capivo minimamente lo scopo o il funzionamento, come una sedia di bronzo con una serie di cavi elettrici collegati, come una specie di strumento di tortura. O l'uovo di metallo gigantesco, grande quanto un uomo, sistemato in un angolo; o la pendola che sembrava fatta interamente di vetro, in modo che si vedessero tutti gli ingranaggi interni. Appese alle pareti c'erano anche diverse coppie di ali di bronzo e d'argento. «Di immortales» mormorò Annabeth meravigliata. Corse verso il cavalletto più vicino e guardò lo schizzo. «Quest'uomo è un genio. Guarda le curve di questo edificio!»

[4] 𝙏𝙧𝙖𝙥𝙥𝙚𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora