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Ero seduta sul sedile posteriore della macchina, a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva velocemente, con i colori che si mischiavano creando un'armonia molto piacevole. Stavo ascoltando dalla radio "Bohemian Rhapsody", brano famosissimo dei Queen, uscito il 31 Ottobre del '75, esattamente 4 anni prima della nascita di Elle. Ascoltarla mi fa sentire sempre calma e mi fa venire in mente parecchi ricordi.
"Ti è piaciuta la vacanza?" sento dire e giro lo sguardo verso i sedili anteriori. "Certo, papà" risposi sorridendo, sempre guardando l'orizzonte.
Nonostante avessi parlato a voce abbastanza alta le mie parole sembravano non essergli arrivate, mio padre si limitava a fare la sua solita espressione tranquilla. Mia mamma stava canticchiando sottovoce la canzone.
Ad un certo punto entrammo in una galleria. Le luci soffuse facevano sembrare le pareti inesistenti, come se si stesse viaggiando sul nulla cosmico verso l'oblio. Guardai davanti a me e non vedevo la fine di quella galleria. Più su vidi la figura della me quattordicenne dallo specchietto. Non mi ricordavo minimamente di essere partita con vestiti così strani...
Lasciai perdere quel pensiero e iniziai a rovistare tra i cestini delle portiere e tra gli oggetti appoggiati sul sedile. Mentre stavo sfogliando alcune riviste di mia madre sentii un rumore strano, di distorsione. La radio perse all'improvviso il segnale e mia madre provò a sistemarla girando una levetta. Mio padre continuava a guidare calmo, come se fosse tutto normale. Non distoglieva mai lo sguardo dalla strada. Era un comportamento anomalo per lui. Solitamente rideva e scherzava spesso con me e con la mamma, l'aveva fatto anche nel nostro ultimo viaggio.
Pian piano una piccola luce cominciava ad avvicinarsi a noi. Era la fine della galleria. Lasciammo quel posto buio e misterioso, entrando nella luce. Il sole tornò a battere sull'auto e tornai ad ammirare la natura. Arrivammo a un incrocio. Semaforo... viola? Non capisco, perché ha quel colore? Sono io daltonica? Ho per caso visto male? Gli altri due cerchi sembravano uno arancione e l'altro marrone. Non sto capendo...
Mio padre passò normalmente, come se sapesse il significato di quelle luci.
Era tutto normale, fino a un certo punto. Un camion apparí dal nulla di fronte a noi, a una velocità spaventosa e si schiantò sulla nostra auto.
Aprii gli occhi piano piano, dolorante. Avevo un gran mal di testa. Mi guardai le braccia e vidi numerosi tagli e qualche bruciatura. Nell'impatto deve essere esploso il serbatoio della benzina e i vetri del finestrino e del parabrezza.
Avevo anche un gran dolore alla schiena, dalla sensazione che provavo stando appoggiata al materasso potevo intuire di avere l'intera pelle della schiena bruciata.
Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti.
Provai a girare il collo per guardare in giro per la stanza alla ricerca dei miei genitori. Un dolore atroce che aumentava a ogni piccolo movimento.
"No, Kate;devi stare ferma e al riposo non devi muoverti." Sentii una voce rassicurante che probabilmente apparteneva al dottore.
"Ma i miei genitori... dove sono?" Chiesi cercando di sforzare le mie corde vocali di produrre qualche suono comprensibile.
"Mi dispiace..." Capii al volo... erano morti tutti e due; ed ero rimasta sola.
"Ti vogliamo bene." Sentii altre due voci dire in coro.
Non ascoltai quello che mi aveva appena detto il dottore e mi girai per vedere la fonte di quel suono armonioso.
Erano i miei genitori che sorridevano... come sempre. Ma le loro figure erano molto più chiare. Come fantasmi...
"AAAAH" scattai seduta e iniziai ad ansimare. Chiusi gli occhi, come per riflettere. Era stato tutto un sogno. Faccio spesso sogni sui miei genitori, ma di davvero traumatizzanti ne faccio circa tre o quattro all'anno. Ogni incubo ha più o meno la stessa storia. Noi che torniamo dal nostro ultimo viaggio, poi il camion che li uccise si schianta sull'auto. Da qui ci sono diverse diramazioni, le principali sono: io in ospedale dolorante che chiedo al dottore dove sono i miei genitori, lui che mi risponde che sono morti e infine i loro fantasmi che mi parlano con voce bassa e gentile. Nulla di diverso da quello che ho sognato stanotte. In una seconda versione ci sono sempre io in ospedale, ma al posto dei miei genitori fantasmi ci sono i loro corpi sdraiati sui lettini d'ospedale, uno alla mia destra e l'altro a sinistra. Mi incolpano per l'incidente e per la loro morte. Dopo qualche minuto smettono di parlare, si lamentano che non riescono più a respirare e infine l'elettrocardiogramma fa il rumore piatto di quando il battito si è fermato.
Oppure in un altro sogno al posto della scena in ospedale c'è il loro funerale. Non c'è mai anima viva, le uniche tombe presenti in quell'immenso spazio sono le loro. All'inizio non si sente nessun suono. M'inginocchio davanti alle loro lapidi e mi metto a pregare. Chiudo gli occhi e ripenso a tutti i momenti belli trascorsi insieme. Dopo un po' sento un musica angelica e aprendo gli occhi vedo i miei genitori che sono diventati angeli. Mi alzo e cammino verso di loro. Mia madre mi porge la sua mano e io l'afferro. Compare una scala completamente bianca che porta verso il cielo. Il sogno finisce quando arrivo davanti una porta. I miei genitori la aprono e mi fanno entrare.
In tutti questi sogni, sia in quelli felici che in quelli tristi, mi sento colpevole. In fin dei conti quell'incidente c'è stato per il solo fatto che siamo andati in vacanza. E quella vacanza era stata organizzata unicamente per un mio capriccio. In più l'unica che è sopravvissuta sono io, colei che non si meriterebbe niente di quello che sta vivendo. Quanto vorrei poter tornare indietro...

Revenge|| L Lawliet- ItaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora