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Questa settimana è trascorsa normalmente, proprio come quando non facevo ancora la piccola detective. È stata quasi monotona a dirla tutta.
Le indagini sono andate leggermente avanti, ma a velocità tartaruga, quindi non è successo granché di particolare.
Per iniziare, il giorno dopo dei tre interrogatori non ho potuto interrogare nessuno perché erano tutti impegnati con gli studi, così mi son messa a fare ricerche sul passato dei sospettati, per ottenere ulteriori informazioni, magari utili per risolvere il caso o come minimo utili per gli interrogatori. Non ho trovato molto, purtroppo.
Poi ho cancellato dalla lista dei sospettati Asia e Dante, visto che hanno superato le prove ai quali li avevo sottoposti.
Nei due giorni seguenti ci sono stati un paio di interrogatori, completamente inutili. Parlare con quei ragazzi mi aveva sfinito, così il giorno seguente l'ho passato a riposarmi e sono stata tutto il pomeriggio con i miei amici, a giocare a carte e a fare un puzzle.
La giornata successiva ho continuato delle ricerche. Mi stava frullando in testa da un po' quello che mi aveva detto Dante. Aveva detto che Micheal era in classe con lui, che era sparito all'improvviso e aveva perso un anno a scuola.
Ho scoperto che non è vero, ma d'altronde lo sospettavo, non mi sono affatto stupita appena l'ho scoperto.
Ho scoperto, bensì, che si è trattato di un malinteso.
Micheal aveva un fratello, che alle superiori era in classe con Dante. A metà anno è sparito dalla classe. All'università Dante ha incontrato Micheal, scambiandolo per il fratello.
Ero curiosa di sapere come aveva fatto a confondersi e l'ho capito dopo un altro paio di ricerche.
Entrambi i fratelli erano vittime di bullismo, in più avevano un aspetto parecchio simile. Il fatto di non aver visto Thomas Hughes per un paio d'anni, avrà fatto dimenticare a Dante il suo aspetto.
Rimaneva un unico interrogativo: che fine aveva fatto Thomas?
Quella sparizione a metà anno non era per niente normale. Volevo saperne di più. Non che c'entrasse qualcosa con le indagini, non apparentemente almeno, ma era una mia curiosità personale, che andava saziata, per continuare le indagini senza deconcentrarmi.
Così sprecai un paio d'ore a cercare informazioni sulla scomparsa di Tomas. Ho trovato informazioni su di lui, fino a metà dell'ultimo anno di liceo. Da quel momento in poi era scomparso da qualsiasi tipo di elenco contenente informazioni sui cittadini.
Trovai la cosa abbastanza sospetta. Fissando un po' il volto del ragazzo sul monitor del mio PC, mi si accese una lampadina in testa. Dovevo provare a cercare nell'elenco delle persone morte o scomparse della città.
Scrollando un po' l'elenco, trovai il nome del ragazzo.
Nome completo:Thomas Hughes
Età: 18
Data di nascita: 12/12/1985
Data di morte: 15/02/1992
Causa di morte: suicidio. Morto impiccato
E così Thomas si era suicidato. Quindi non era affatto scomparso nel nulla...
Mi dispiace per i suoi conoscenti, è sempre difficile dire addio a una persona che si amava, io ne ho esperienza.
Appagato il mio dubbio, provo a continuare le indagini. Mi faccio venire in mente nuove idee per delle ricerche, provo a usare le informazioni ricavate dagli interrogatori, collegandole tra loro, ma non arrivo a niente. Sono a un completo punto morto, per l'ennesima volta, oserei dire.
Perché quest'indagine deve prendere così tanto tempo, è la più lunga che io abbia mai svolto. Si concludevano sempre tutte in una settimana o poco più, ma qui ci sto mettendo più di un mese.
Forse dovrei arrendermi e passare il testimone. Potrei chiedere a Watari di affidare il caso a Elle. Lo risolverebbe in meno di una settimana.

Mi alzo dal mio letto, dopo aver passato una decina di minuti a ricapitolare ciò che è successo nella scorsa settimana. Ho un'espressione piuttosto triste e affaticata, ma è normale del resto. Con i risultati che ho ottenuto dopo tutto il mio lavoro, trovo normale essere delusi.
Chi non sarebbe triste dopo aver studiato per una settimana di fila, per poi essere interrogato e prendere un'insufficienza?
Vado al bagno dell'istituto e mi faccio una doccia calda, per provare a rilassarmi e mandare via lo stress.
Poi entro in cucina, tamponandomi i capelli con l'asciugamano.
La cucina è deserta, probabilmente perché tutti i bambini sono ancora a dormire.
Cerco qualcosa di buono da mangiare nelle varie credenze, nei cassetti e nel frigo. Non avevo voglia di mangiare nulla, neanche il mio dolce preferito.
Prendo una mela, la lavo e la taglio a spicchi. La metto su un piatto e torno in camera, sedendomi alla scrivania.
Prendo uno spicchio in mano e lo avvicino lentamente alla bocca. Gli dò un morso e inizio a masticare piano, provando a farmi venire la voglia di inghiottire e addentarne un altro pezzo.
Mangio metà mela, provando un qualcosa di simile alla sofferenza. L'unica cosa che volevo fare in quel momento era risolvere il caso. Non mi importava di nient'altro. Nei miei pensieri l'unico cosa presente era il caso: le vittime, i sospettati, gli indizi, il metodo di eliminazione, la vendita degli organi... Ci sono dei tasselli che mi mancano ed è mio compito trovarli e arrestare questo assassino.
Allontano il piatto, facendolo scorrere sulla scrivania, e poi mi alzo e mi butto sul letto. Afferro le coperte e le stringo nel pugno. Chiudo gli occhi e mi metto a pensare.
Devo provare a darmi la carica per rendere questo giorno produttivo.

Revenge|| L Lawliet- ItaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora