Capitolo 4 - History

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La voce proveniva da Harry, intento a suonare la chitarra. Ultimamente stava prendendo lezioni da Niall per imparare, e si impegnava anche con il pianoforte con Louis. O almeno così quest'ultimo mi aveva riferito. Sembrava essere migliorato parecchio, Harry. Non con la voce, ovviamente, ma ora sembrava riuscire a cambiare tutti gli accordi quasi all'istante, anche se sembrava avere difficoltà con il ritmo.
Non volendo, nel sedermi sul letto, faccio rumore con le scarpe sul legno, facendo così fermare il riccio.
"Scusami, non volevo interromperti. Sei bravissimo."
"Sì, come no. Non so neanche quello che sto facendo." Risponde all'istante lui, posando la chitarra sull'apposito sostegno, voltandosi verso di me con lo sgabello della pianola.
"Considera che l'ultima volta che ti ho visto non volevi neanche fingere di riuscire a tenerla in braccio." Dico quindi, scollando leggermente le spalle e sorridendogli.
"Beh, questo è vero. Ammetto che pian piano Niall e Louis mi stanno portando qualcosa di nuovo e utile. Chi lo avrebbe mai detto, vero?" Continua, scherzando, per poi afferrare i fogli che erano sul leggio della pianola per poi passarmeli.
"Decisamente irrealistico, ma a quanto pare nella vita può accadere davvero di tutto. Magari un giorno smetteranno anche di urlarsi a vicenda mentre giocano alla PlayStation." Aggiungo scherzoso, prima di afferrare i fogli che il ragazzo mi porge, per poi guardarlo confuso, non capendo cosa dovrei farci.
"È una delle canzoni del nuovo album. Stiamo partecipando tutti ovviamente, ma Louis come al solito ha subito scritto un arrangiamento. Noi abbiamo partecipato più dal lato delle parole. Ma, ad ogni modo, vorrei una tua opinione. Sia dal lato artistico, che personale. Preferisco tu possa leggerla ora che da Google dopo averla ascoltata per sbaglio alla radio." Mi risponde Harry, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
Giro così i fogli dal lato giusto, concentrandomi sulle parole non cancellate e saltando momentaneamente la melodia scritta e gli accordi abbozzati.
-You've got to help me, I'm losing my mind. Keep getting the feeling you wanna leave this all behind. I thought that we were going strong, I thought we were holding on... Aren't we? No they don't teach you this is school, now my heart's breaking and I don't know what to do. You and me gotta a whole lot of history. We could be the Greatest team that the world has ever seen, so don't let it go, we can make some more, we could live forever. All of the rumours, all of the fights, always find a way to make it out alive. Mini bars, expensive cars, hotel rooms, new tattoos, good champagne, private planes, but they don't mean anything. 'cause the truth is out, I've realized that without you here life it's just a lie. This is not the end, we can make it you know it, you know. You and me got a whole lot of history, so don't let me go. We could live forever.-
Sono davvero... Colpito da quelle parole. Ancora una volta si erano dimostrati tutti migliori di quanto io potrò mai essere. Ma, quasi come se mi leggesse nel pensiero, Harry si alza dal suo posto per sedersi accanto a me, poggiando il suo braccio destro attorno alle mie spalle. In questo preciso momento non posso più trattenere ciò che provo... È davvero troppo da nascondere. Mi lascio così andare in un leggero pianto che però, ad ogni lacrima sembra crescere sempre più. Mi ritrovo in poco tempo singhiozzante tra le braccia di Harry, sentendomi sempre più ridicolo. D'altro canto però non riesco a smettere, e ad ogni respiro che tiro fuori sembra quasi che tutto quel peso che porto al petto da mesi e mesi e che in quelle poche ora in quella casa era aumentato sempre più sembra diminuire. Mi lascio andare, lasciando che il riccio mi accarezzi la schiena mentre sussurra qualche tipica frase che si dice in momenti come quello, ma che al momento sembrano valere più dell'oro. Non appena inizio a calmarmi prima di andare in iperventilazione, Harry si stacca da me, concedendomi un sorriso rincuorante prima di alzarsi e andare via dalla stanza. Inizialmente non capisco il perché di quel suo gesto decisamente poco da lui, ma mi basta voltare la testa per capire.
"Liam dal giardino ha sentito che c'era qualcosa che non andava e mi ha avvisato." Dice semplicemente Louis, che mi guarda dal fianco della porta, dove probabilmente era stato per tutto quel tempo senza che neanche me ne accorgessi.
In risposta annuisco, non riuscendo neanche ad aprire bocca. Avevo la gola in fiamme per lo sforzo del piano, e anche volendo non saprei cosa dire. Mi limito quindi ad asciugarmi grossolanamente le guance e poi gli occhi con la manica della mia felpa.
"Come stai?" Mi chiede Tommo con un tono preoccupato, facendo ora un passo verso di me.
"Come vuoi che stia?" Gli rispondo di scatto, alzandomi dal letto e lanciandogli i fogli un po' umidi contro.
Sento la rabbia farsi spazio dentro di me in modo prepotente, senza lasciare aria ad un pizzico di ragione.
Louis intanto mi guarda stranito, non capendo il mio improvviso sbalzo d'umore, abbassandosi poi per recuperare i fogli lanciati.
"Come dovrei sentirmi riguardo il fatto che ho lasciato i miei migliori amici e il mio ragazzo da un giorno all'altro senza neanche degnarmi di avvisarli? Come dovrei sentirmi riguardo il fatto che sono stato talmente egocentrico da credere che fossi così importante che sarebbe bastato togliermi di mezzo per farvi stare meglio? Come dovrei sentirmi riguardo il fatto che Niall ha quasi smesso di mangiare a causa mia? O riguardo il fatto che Liam ha addirittura cambiato stanza per non dormire nel letto che condividevamo? O riguardo il fatto che Harry abbia cercato per tutto questo tempo di nascondere le sue emozioni fingendo che vada tutto bene solo per essere di sostegno a voi che stavate di merda a causa di chi? Indovina un po'. Mia." Dico a tono alto, quasi ironico, cacciando così fuori parte della rabbia che provo. In questo modo riesco però a focalizzarmi sul fatto che fossi arrabbiato semplicemente con me stesso, e non con Louis con il quale stavo urlando, né con gli altri ragazzi.
Mi avvicino quindi alla finestra della stanza, non riuscendo a sostenere un attimo di più lo sguardo del ragazzo.
"Io... Io non posso, Louis." Aggiungo poi, sospirando.
"Non puoi cosa, Zayn?" Domanda allora, avvicinandosi a me.
"Non posso sostenere il confronto." Rispondo immediatamente, voltandomi verso di lui.
"Vi ho fatto stare di merda, ad ognuno di voi... E voi che fate? Mi invitate a casa vostra, mi cantate una canzone straziante, mi offrite il vostro perdono, mi offrite anche il pranzo e poi scopro che avete scritto altre canzoni su di me e che vorreste addirittura che torni nella band?
Io non posso. Non posso tornare e fingere che semplicemente non sia accaduto nulla. E non posso neanche rimediare, non sarò mai all'altezza."
"Zayn, calmati." Mi interrompe freddo Louis, dopo avermi lasciato esprimere il mio stato d'animo.
"Qui non si tratta di esse all'altezza, di confronti o di tornare nella band. Lo sai benissimo." Continua, fissando il suo sguardo duro nel mio.
"Quello che ognuno di noi vuole è che tu stia bene e che continui a far parte della nostra vita, okay? E non credere che visto che ti stiamo dicendo questo allora noi siamo misericordiosi e che dopo tutto il male che hai provocato noi continuiamo a volerti bene come se nulla fosse. Non è così. Forse lo è per Harry, ma non per i comuni mortali. Ma ci siamo arrivati. Inizialmente, come ben sai, eravamo semplicemente incazzati a morte con te. Anche se abbiamo reagito in modi diversi era questo il succo, e ci sei passato anche tu. Solo che noi dalla rabbia siamo passati alla tristezza, per poi realizzare il tutto, restare un po' amareggiati e concludere con una riflessione da adulti. Ovvero che è tutto inutile, avercela con te o essere tristi se alla fine non avremmo chiarito. E così ti abbiamo chiamato. Ed eccoci qui."
Mi spiega, voltandosi poi nella stanza per rafforzare la sua ultima frase.
"Probabilmente tu sei rimasto alla fase in cui sei triste senza però sorpassare quella in cui sei incazzato. Sei un coglione, e hai fatto una stronzata. E sai che ti dico? Amen. Ormai è fatta. Dovresti semplicemente accettarlo e poi accettare il fatto che noi l'abbiamo accettato. E dopo di questo potremmo andare avanti. Perché è ovvio, non possiamo tornare indietro, e non credo che qualcuno voglia che sia così."
Conclude poi Louis. È quel tipo di ragazzo che ha sempre la parola giusta, la risposta pronta, che sa sempre come risollevare la situazione, come rallegrare qualcuno o come smorzare imbarazzo. Ma mai l'avevo sentito parlare così a cuore aperto, cercando di chiarire una volta per tutte la situazione per risollevarmi. Sono molto colpito da tutto, e non posso fare a meno che stringerlo in un abbraccio.
"Sì, okay, anche io ti voglio bene, ma già sai cosa ne penso delle dimostrazioni d'affetto." Mi smorza dopo qualche secondo, facendomi ridere. Sciolgo così l'abbraccio e seguo il ragazzo fuori dalla stanza, per poi ricordarmi un piccolo particolare che mi fa dare un pugno alla spalla del ragazzo.
"Ahia. E questo per cos'era?" Mi domanda stranito e dolorante, girandosi verso me.
"Per quella, amico." Gli rispondo semplicemente, facendo un cenno col capo verso la foto appesa accanto alla porta dello studio, per poi superare Louis e scendere le scale.
Una volta tornato al piano terra, non sapendo con esattezza come comportarmi, nonostante tutti i discorsi fatti da ognuno dei miei amici, decido semplicemente di tornare in salone, dove ora Niall è seduto sul divano accanto ad Harry, entrambi molto concentrati a guardare una serie TV che mi sembra familiare.
"Hey, ma è How I Met Your Mother!" Esclamo poi, dopo essermi assicurato di non sbagliare. Ma, d'altronde, dopo aver visto Neil Patrick Harris con una cravatta blu con le paperelle di gomma, non potevo sbagliarmi.
"Sì, vieni dai!" Mi risponde Niall distrattamente, senza neanche voltarsi per guardarmi, ma spostandosi leggermente col sedere per farmi posto. Raggiungo così i due ragazzi, sedendomi tra loro, e concentrandomi anch'io sulla serie.
"Una volta la guardavamo sempre insieme." Commenta Harry dopo un po', senza distogliere lo sguardo dalla TV.
"Sì, una volta non eravate stronzi e apprezzavate la presenza mia e di Liam." Risponde immediatamente Louis, probabilmente appena arrivato in stanza. "Questi due stronzetti si sono coalizzati mentre non c'eravamo e in due giorni sono arrivati alla terza stagione. Quindi non abbiamo potuto fare altro che arrenderci." Aggiunge poi, rivolgendosi adesso a me in particolare, come per spiegarmi il perché stessero guardando la serie da soli. In realtà era una loro abitudine scegliere una serie da guardare insieme. In tour era molto più facile trovare del tempo in comune, anche perché 20 minuti bene o male riuscivamo a ricavarli insieme. Una volta a casa però, la situazione si complicava. Quindi avevamo deciso di lasciar stare tutte le serie TV eccetto HIMYM e di dedicarci invece a saghe di film. Nonostante impiegassimo indubbiamente un tempo molto lungo per finire ogni volta nove stagioni, almeno una volta all'anno ripetevamo la saga.
"Dai, non si fa'. Cattivoni." Li rimprovero scherzosamente, mentre Harry continua a lanciare uno dei cuscini del divano contro Louis, che a sua volta lo rilancia.
"Smettetela adesso! Disturbate la mia visione." Urla quasi istericamente Niall, afferrando il cuscino al volo e poggiandolo dietro la sua schiena, senza mai aver distolto lo sguardo dal televisore.
Io, mentre sorrido divertito guardando Louis, noto Liam camminare silenziosamente in giardino. Decido quindi di raggiungerlo, alzandomi cautamente dal divano e attraversando velocemente la stanza fino al balconcino.
"Stanno crescendo bene i due cespugli di rose. Sono sicuro che in primavera sarà magnifico stare qui fuori." Pronuncia Liam all'udire della porta che si chiude. Neanche lui si volta per controllare, incantato nell'osservare la vastità del cielo.
"Concordo. Ma una domanda mi sorge spontanea... Cosa ci fai qui fuori d'inverno? Sono passate almeno due ore." Domando poi, curioso. Non voglio essere invasivo, ma il moro è uscito subito dopo pranzo e da quanto ho notato ancora deve rimettere piede in casa. Non voglio che sia per colpa mia, ma ormai non conosco più le sue abitudini. Lentamente mi avvicino al tavolino bianco da esterni alla quale è seduto, prendendo poi posto alla sedia di fronte alla sua.
"Mi piace qui. È tranquillo." Risponde semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia al mondo, per poi girare il capo e dedicarmi finalmente uno sguardo, accompagnato da un accenno di sorriso.
"Non posso contraddirti, ma siamo in Dicembre. Si gela." Continuo poi, lasciandomi ora andare ad un sorriso mentre mi stringo nel mio misero golfino.
Liam, in risposta, alza semplicemente le spalle, sorridendomi e poi tornando a guardare in cielo.
"Non ti ho chiesto io di raggiungermi." Commenta poi, dopo qualche istante di silenzio, non cambiando però espressione.
"Ah, Payne. Sai che odio quando fai così." Rispondo dopo un po'. Quelle parole mi hanno inizialmente scosso, ma poi mi è bastato un attimo per rilassarmi. Liam è solito dire cose simili quando qualcuno lo segue nel fare qualcosa senza che lui glielo domandi e poi comincia a lamentarsi. Con me era una storia continua. Non mi chiedeva di andare con lui dalla madre, ma se poi non lo facevo era un continuo rinfaccio sottile per una settimana intera. Così per ogni faccenda, che sia compare le scarpe o andare a bere un caffè.
"È solo la verità, Malik." Risponde poi, distogliendomi dai miei ricordi. "Vuoi entrare?" Domanda poi dopo qualche minuto di silenzio nel quale entrambi abbiamo guardato le nuvole grigie passare lentamente sul cielo londinese.
"Se non ti dispiace..." Gli rispondo, iniziando ad alzarmi e aspettando che mi imiti. Lui aveva un cappotto e un maglione a collo alto, quindi probabilmente sopporta molto più il freddo di quanto sia possibile a me, ma probabilmente ha semplicemente avuto compassione, intuendo che non lo avrei lasciato.
Tengo così la porta della cucina aperta per il ragazzo, per poi seguirlo all'interno della casa. Quei piccoli momenti, anche se silenziosi, sono stati davvero importanti per me. Passare dal non vedersi affatto in alcun modo a condividere il silenzio intriso di pensieri e ricordi è un enorme passo avanti. Soprattutto considerato il fatto che era uno dei miei momenti preferiti quando eravamo in casa da soli.
"Vado un po' da Harry, credo tra un po' scendiamo a cucinare." Mi dice poi il ragazzo, dopo aver posato all'ingresso il suo cappotto. Lo raggiungo in salone, notando come ora fosse vuoto.
"Tenete in conto due persone in meno." Gli rispondo, mentre sistemo con quanta più precisione possible i cuscini sul divano, i joystick non posati e i telecomandi pure.
"Va bene, a più tardi." Mi saluta distrattamente, andando ora verso le scale che avrebbero portato al piano superiore.
Io, dopo aver finito il mio lavoro, mi dirigo verso la camera di Tomlinson, non sapendo dove trovare il biondino. Senza bussare, socchiudo la porta tanto da poterci infilare la testa, guardando all'interno della stanza.
"Niall?" Domando semplicemente, non volendo disturbare ulteriormente il ragazzo che sembrava molto concentrato nel... Qualunque gioco stesse giocando al cellulare.
"Che ne so, hai provato in camera?" Risponde distrattamente dal suo letto, dopo aver alzato gli occhi al cielo a quella domanda che probabilmente l'aveva deconcentrato. Decido quindi di richiudere la porta e salire al piano di sopra. Una volta arrivato alla camera degli ospiti decido di bussare, ma non ricevendo risposta entro comunque.
"Horan, sushi?" Esordisco, entrando nella camera e sedendomi su uno dei due letti singoli presenti.
L'irlandese era concentrato a scrivere qualcosa su dei pezzi di carta alla scrivania, con la sua solita chitarra in braccio. All'udire di quella domanda però, si alza immediatamente, posando la chitarra su dei ganci appositi fissi alla parete.
"Sono domande da fare? Mi meraviglio di te." Risponde all'istante, per poi aprire l'armadio e cercare un maglione pulito.
"Credevo che esistesse uno studio apposta per questo." Commento, notando decisamente strana la scelta di scrivere in camera quando a due passi è presente una camera insonorizzata compresa di pianola, chitarra acustica ed elettrica, microfono, batteria elettronica e addirittura un letto.
"Sì, ma non sono abituato. Da me suono semplicemente in giro, dove mi capita." Risponde prontamente il ragazzo, mentre infila il maglione prescelto.
"In realtà sembra che tu non vada lì da un bel po'." Osservo poi seriamente. Non è cosa da tutti i giorni fissare dei ganci da strumento in una casa dove sei ospite, o addirittura riempire l'armadio e un comodino dei tuoi indumenti. In più, sul letto di fronte a quello sul quale sono seduto sono più che riconoscibili le lenzuola di Harry Potter che sono decisamente sempre appartenute al biondo. Per non dimenticare che poco tempo prima, a pranzo, stesso lui aveva confessato di avere spazzola e spazzolino in bagno e che poteva considerare quella camera sua, ormai.
"Sì, beh, è momentanea come situazione. Credo che sarebbe meglio andare via tra un paio di giorni." Osserva il giovane, guardandosi intorno per un po' e notando come abbia ragione.
"Magari sì, ma ora non importa. Sei pronto?" Domando poi, alzandomi dal letto e sfilando le chiavi della mia macchina dalla tasta dei jeans.
Una volta ricevuta conferma dal ragazzo inizio ad uscire dalla camera, dirigendomi in fondo al corridoio e bussando alla camera di Harry. Appena sento una risposta, senza aprire la porta, saluto i due ragazzi all'interno.
"Porto il biondo tinto al sushi, vi serve qualcosa?" Quasi urlo da fuori la camera, tanto che Harry stesso arriva alla porta e la apre.
"Non era difficile farlo, sai?" Domanda retoricamente, per poi aggiungere "a me non serve nulla, e non mi piace il pesce crudo".
"Ma come siamo viziati! Non ti piace il pesce crudo, sei vegetariano... Ora non dirmi che diventi vegano perché potrei suicidarmi." Commenta Niall, ora intento nel scendere le scale. Io, in risposta, ridacchio, trovandomi d'accordo con le affermazioni del ragazzo.
"Liam?" Domando poi educatamente, sporgendomi oltre la spalla di Styles per poter guardare il ragazzo.
"Sono apposto così, grazie." Risponde semplicemente, trattenendo una risata alla faccia buffa che aveva assunto Harry, probabilmente esasperato dal comportamento di Niall.
"D'accordo, ci vediamo dopo allora." Saluto i ragazzi, dirigendomi ora verso l'uscita della casa, dove c'era Niall ad attendermi.

If I Could Fly || Ziam, LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora