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Quella mattina fu tremendamente stancante, non riuscii a seguire nemmeno la metà delle lezioni e rischiai più volte di essere mandata fuori dalla classe. Il motivo di questo mio comportamento? Mancava Eleonora, la mia compagna di banco nonché la ragazza di cui ero perdutamente innamorata: i capelli mori e ricci e gli occhi grandi e scuri erano solo un paio delle tante caratteristiche che mi avevano colpito in lei.
Era stata lei a farmi capire di essere bisessuale, anche se non ero ancora riuscita ad accettarlo del tutto. Cioè, non avrei avuto nulla contro se non fosse stato per le mie maledette paranoie, che ogni volta che incontravo qualcuno mi ripetevano: "Lo sai che quella persona non ti saluterebbe con tutto questo entusiasmo se sapesse che non sei etero? Che ne sai, magari è omofobo e ti sputerebbe in faccia." ed era per questo che non ne avevo mai parlato con nessuno, neanche con Valerio.
Ero terribilmente preoccupata per Ele, non sapevo se stesse bene o meno e ciò mi spaventava davvero tantissimo. Stavo sperando che avesse avuto un impegno, o che avesse la febbre, perché altrimenti i miei pensieri vagavano e mi facevano stare ancora peggio. Eleonora era autolesionista, non si era mai fatta problemi a nascondermelo, anche se quando me l'aveva detto non ci conoscevamo poi chissà quanto. Aveva iniziato alla morte del fratello, la persona a cui teneva di più al mondo. Prima lo faceva probabilmente per provare qualcosa, era diventata una persona apatica e non legava più con nessuno. Poi invece cominciò a dire che tagliarsi la faceva stare bene, e una volta iniziato non era più in grado di smettere. Avevo provato in tutti i modi possibili a convincerla che non serviva a niente, si faceva solo del male, ma non aveva mai voluto darmi retta. 
Ero terrorizzata dall'idea che potesse esserle successo qualcosa, anche se probabilmente non ne avevo il motivo.

[...]

- Hey!- mi salutò Valerio con un bacio sulla fronte mentre uscivo da scuola. - Tutto bene? Mi sembri tesa.-
- Ma no, è solo che mi hanno riempita di compiti.- mentii evitando il suo sguardo, anche se era palese che c'era dell'altro.
- Sicura? Non ti sei mai preoccupata di queste cose.-
Quando vide che non replicavo, aggiunse: - Lo sai che a me puoi dire tutto, eh.-
A quel punto decisi di rispondere, rimanendo sul vago: - Mancava Eleonora, ho paura che abbia fatto qualche mossa azzardata.-
- Non ha ancora smesso, vero?- chiese lui, ovviamente riferendosi all'autolesionismo.
- No, e non sembra intenzionata a farlo.- dissi cupamente. - Se provassi a chiamarla?-
Lui rispose con un'alzata di spalle mentre io estraevo il telefono dalla tasca esterna dello zaino. Cercai il più in fretta possibile il contatto della ragazza, e appena lo trovai avviai la chiamata.
- Sta squillando.- avvertii Vale.
Attesi uno squillo, due squilli, poi tre, quattro, cinque... ma non rispondeva nessuno.
"Segreteria telefonica del num..."
Interruppi la voce robotica della segreteria spegnendo la chiamata.
- Cazzo!- Ero preoccupata, e non poco.
Una lacrima percorse la mia guancia, mentre prendevo il mio migliore amico per mano e lo trascinavo alla fermata del bus, dove lo spinsi letteralmente sul veicolo. Prendemmo posto in fondo, cercando di stare distanti dalle altre persone, non volevo farmi vedere in quelle condizioni.
- Ali, calmati, al massimo ha il telefono spento e non risponde per quello.- cercò di tranquillizzarmi il mio amico; finsi un sorriso un po' tirato per non farlo preoccupare.
Non dicemmo nulla per quasi tutto il viaggio di ritorno. Eravamo quasi arrivati quando lui ruppe il silenzio: - Perché non me l'hai mai detto? Avrei capito, lo sai.-
- Di cosa stai parlando?- chiesi confusa.
- Del fatto che ti piace Eleonora. Pensi che non me ne sia mai accorto?-
- Vale, ma che cazzo dici?- domandai ridendo fintamente, anche perché dentro stavo morendo e mi sentivo il mondo crollare addosso. Come aveva fatto a scoprirlo? Non avevo mai neppure accennato al fatto che fossi bisessuale.
- Dai Ali, ma chi vuoi prendere in giro. Parli di lei e ti brillano gli occhi!-
Se era così palese, voleva dire che tante persone che conoscevo l'avevano scoperto, giusto? Voleva dire che aspettavano di avere la mia conferma prima di vomitarmi insulti addosso e abbandonarmi. D'altro canto come mi aspettavo avrebbe fatto chiunque.
A quel punto la vista mi si offuscò, mentre una calda lacrima scendeva solitaria sulla mia guancia destra.
- Perché piangi?- mi domandò il mio migliore amico, che spesso non capiva i miei improvvisi cambi d'umore ma cercava comunque di starmi accanto.
Scrollai le spalle per fargli capire che era roba da poco, ma sembrava sempre più preoccupato.
- È che non voglio essere bisessuale.- sussurrai piano, mentre altre lacrime solcavano il mio viso. - Fa schifo tutto, non ho idea di chi mi giudicherebbe e chi no... e chissà come la prenderebbe la mia famiglia...-
- Ali... tranquilla, va tutto bene. Io di certo non ti giudico, né ti abbandono: sei tutto ciò che ho e ti voglio un bene pazzesco. Degli altri ci pensiamo dopo, ok? Intanto andiamo a vedere se Eleonora sta bene.-
Non risposi fino a quando il veicolo non si fermò, e in pochissimo tempo ci trovammo sul marciapiede. Nonostante fosse settembre, faceva talmente caldo che sentivo quasi le suole ormai consumate delle mie scarpe sciogliersi sopra al cemento bollente.
Senza dire nulla, lo presi di nuovo per mano e ci dirigemmo verso la casa della ragazza. Ero terrorizzata, mi tremavano le mani e faticavo a reggermi in piedi, ma sentivo il bisogno di assicurarmi che stesse bene.
Fortunatamente l'abitazione era poco distante dalla mia e da quella di Valerio, che abitava praticamente affianco a me. Camminammo, o meglio corremmo, per una decina di minuti, e nonostante avessi male alla milza e il fiato corto continuai ad andare avanti.
Poco dopo arrivammo all'edificio, con il muro bianco e delle grandi vetrate, il balcone adornato con fiori e l'enorme giardino. Aveva una casa bellissima, era chiaro che i suoi erano in ottime condizioni economiche, ma a quanto pareva era vero il detto "i soldi non fanno la felicità".
- Starà bene, tranquilla.- sussurrò il mio migliore amico al mio orecchio, provocandomi una serie di brividi lungo la schiena. Presi un gran respiro prima di suonare al campanello, ancora con la mano stretta a quella di Valerio. Iniziai a battere nervosamente il piede per terra, mentre mordicchiavo le mie povere unghie, che avevo cercato di far crescere con tanto impegno e pazienza. Udimmo dei passi dall'altra parte del muro, mentre stringevo sempre più forte la mano di Vale. La porta si aprì di scatto, ed Eleonora si stagliò davanti a noi in tutta la sua bellezza. Beh, non proprio tutta. Aveva i lunghi capelli ricci molto arruffati, raccolti in uno disordinato chignon; i grandi occhi scuri erano rossi, stanchi e contornati da pesanti occhiaie; inoltre aveva il naso arrossato e le labbra gonfie. Tutte quelle caratteristiche che avrebbero resa penosa qualsiasi persona, la rendevano ancora più dolce e naturale.
In quel momento, vedendo che stava bene, o meglio che era viva, il mio cuore sembrò scoppiare nel petto e mi fiondai su di lei, avvolgendo con le braccia il suo collo. Sentii gli occhi pizzicare prima di scoppiare in un pianto liberatorio, singhiozzando sulla sua spalla.
- Hey, tesoro, che succede?- mi domandò con voce preoccupata ed apprensiva. Non aveva idea di quanto fossi felice di essere tra le sue braccia. Era l'unico luogo in cui sarei potuta stare per sempre.
- Avevo paura che tu... tu stessi male... e che avessi tentato...- cercai di rispondere prima di iniziare a singhiozzare ancora più forte. Dio, mi sentivo stupida.
- Ma no Ali, tranquilla.- sussurrò mentre mi accarezzava lentamente la schiena, dandomi poi un bacio sulla fronte. In quel momento sentii il mio cuore fare i salti mortali, sentivo che avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro.
- Dai, entrate in casa.- continuò.
Con la coda dell'occhio vidi Valerio sorridere, per poi scuotere la testa. - Grazie, ma declino l'offerta. Devo assolutamente andare a casa, abbiamo ospiti a pranzo e se faccio tardi mia mamma mi stacca la testa e la appende al muro come le alci nelle case di montagna.-
Sentii Ele ridere a quella frase, e Dio, la sua risata aveva un suono angelico.
- Va bene dai, allora ci vediamo Vale.- dichiarò la ragazza.
- Sì, ciao. Scusa per il disturbo.-
- Ma di cosa, non ti preoccupare!-
Vale la salutò cordialmente prima di darmi una pacca sulla spalla. Si avviò poi verso casa sua, camminando tranquillamente con le mani in tasca.
- Beh? Che dici bella, ci stacchiamo?- chiese lei ridendo leggermente. Solo in quel momento realizzai di essere ancora stretta al suo collo, e mi staccai in fretta, imbarazzata. Continuò: - Dai entra Alice, che dici di pranzare da me?-
- Se non disturbo...- risposi, cercando di sembrare sicura, anche se quello che uscii era più simile ad un flebile sussurro.
- Ma valà, tranquilla.- Mi prese per mano e mi trascinò dentro l'abitazione.
C'ero stata varie volte, nonostante il nostro legame non fosse poi così stretto. Il salotto era veramente grande, con i divani in pelle nera rivolti verso la grande televisione a muro; un piccolo tavolino da caffè in vetro si trovava davanti ai due divanetti, e sopra erano appoggiate diverse riviste e libri. Le pareti bianche erano adornate dalle tele su cui la ragazza stessa aveva dipinto, e davano colore all'intera stanza. Aveva un gran talento nella pittura, Eleonora. A volte la vedevo disegnare a matita durante le lezioni, ed ogni volta rimanevo incantata ad osservare quelle piccole opere d'arte, che per lei avevano ben poca importanza ma che io ritenevo magnifiche. Anche io disegnavo, mi piaceva tanto. Avevamo stili di disegno molto differenti, non avrei saputo dire chi era la più brava tra le due.
- Ti va di parlare un po'?- mi domandò dolcemente, accarezzandomi un braccio. Annuii insicura, mentre mi sedevo su uno dei divani e strofinavo le mani sulle cosce, uno dei tanti atteggiamenti che assumevo quando ero nervosa.
E in quel momento, lo ero fin troppo.
- Allora... come mai non eri a scuola?-

ogni tanto siamo noi... || rkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora