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- Mamma, esco con Mirko!- dissi a mia madre mentre tenevo per mano il ragazzo.
- Cosa? Dove andate?-
- A mangiare fuori.-
- Cristo, potevi avvisare...-
- È colpa mia signora, avrei dovuto chiedere anche a lei prima di proporre di uscire.- si intromise lui dispiaciuto e forse un po' preoccupato, probabilmente come me temeva che non mi avrebbe lasciata andare.
- Oh, caro, tranquillo. Semplicemente se l'avessi saputo non avrei fatto da mangiare anche per te, Alice.-
- Scusa ma', mi farò perdonare.- risposi sinceramente.
- Va bene dai, non fate tardi.-
- Per mezzanotte sarà a casa, signora.- la rassicurò Mirko.
- Chiamami pure Federica. Dai, divertitevi.-
Entrambi la ringraziammo e uscimmo di casa, ancora per mano. Salimmo sul Pandino rosso, lui mi tenne aperta la portiera e la richiuse quando mi sedetti.
La macchina inizialmente fece un po' di fatica a partire, ma proprio mentre lui stava per iniziare ad imprecare, si accese. Lo osservai mentre accendeva il telefono ed entrava su Google Maps per attivare il navigatore. Quando finalmente fummo pronti, partimmo e ci allontanammo dal paese.

[...]

Eravamo quasi arrivati al ristorante quando, dopo una conversazione interessante anche se poco seria, Mirko si fece prendere dal momento e poggiò la mano destra sulla mia coscia, leggermente verso l'interno. A quel contatto mi irrigidii subito e lui parve accorgersene. Infatti tolse bruscamente la mano.
- Scusa, non avrei dovuto.- disse un po' dispiaciuto, anche se cercava di non darlo a vedere.
- Ma no, è che...- mi interruppi. Volevo davvero spiegargli il fatto che volevo mantenere le distanze dopo che l'avevo fatto venire a casa mia per una cavolata?
- Alice, tutto ok?-
Sospirai. - Non lo so. È che... sai, ti ho detto che ho un po' paura di legare con la gente. Sai, la metafora della pistola e tutta quella storia là. Che poi, cazzo, detta così sembra una minchiata, e ci tengo a quel discorso. Vabbè. E sto iniziando a pensare che stia succedendo tutto troppo velocemente, tra di noi. Insomma, in due giorni sei già passato da me due volte, e sai già un sacco di cose su di me... mi spaventa tutto questo Mir.-
- Credevo che di me ti potessi fidare, dato il tuo legame con la mia musica.- sbuffò un po' alterato.
- Fa più paura averti davanti.-
Nessuno fiatò per diversi minuti, ma poi continuai:
- Scusa se ti ho rovinato la serata.-
- Tranquilla, non hai rovinato nulla.- rispose un po' più calmo di prima. - Hai ragione, però d'altronde sei stata tu a chiamarmi.-
- Lo so, e mi dispiace, ma sentivo il bisogno di averti accanto a me.- mi interruppi nuovamente per pensare. - Io e la coerenza siamo due rette parallele, quindi capisco se ti posso sembrare stupida, che prima ti voglio avere vicino e poi ti chiedo di stare un po' distanti. Sono confusa.-
- Non mi sembri stupida, e neppure confusa. Sei... complicata. E sono disposto a capirti.- mi rivelò sorridendomi leggermente, per poi stringermi una mano. - E ora, godiamoci questa cena che ho una fame assurda.- sdrammatizzò il tutto.
Ridacchiai, concordante.

[...]

- Ah, non mangiavo così bene da troppo tempo.- annunciò soddisfatto mentre salivamo in macchina. La cena era stata ottima, il cibo era buonissimo e la compagnia anche meglio. - Ora che si fa? Rimangono quasi tre ore prima che tu debba essere a casa.-
- Non so, tu cos'hai voglia di fare?-
- Ho bisogno di fumare e di rilassarmi un po'. Ci fermiamo da qualche parte vicino a dove abiti? Così stiamo un po' insieme, poi ti riporto a casa.-
- Sì, volentieri.- annuii convinta, sorridendo.
Accese la macchina e premette l'acceleratore, partendo. Come qualche ora prima prese la mia mano stringendola forte, mentre teneva con l'altra il volante, ma questa volta non mi spostai. Girai la testa verso il finestrino e sorrisi, cercando di non farmi vedere da Mirko. Era così dolce, cercava sempre di farmi sentire a mio agio e si imbarazzava quando gli facevo i complimenti. Avevo sempre pensato che dietro ad un grande artista ci fosse una persona buona.
- Domani hai scuola?- mi porse quella domanda e caddi dalle nuvole.
- Sì, ma entro più tardi perché c'è una riunione.- risposi sbrigativa. Non avevo voglia di rovinare quel momento, soprattutto perché avevo dei compiti da fare e non volevo pensarci.
- Allora, che ne dici se vengo qui domani pomeriggio?-
Lo guardai un po' preoccupata. - Mir, devi andare avanti con la musica, non puoi venire sempre qui. Davvero, ti giuro che mi piacerebbe tantissimo stare con te anche domani, ma non voglio essere una distrazione da ciò che ti piace.-
- Non sei una distrazione, avevo bisogno di relazionarmi un po' con qualcuno. Sai, mi serviva proprio distrarmi. Quel mio amico di cui ti parlavo è in pessime condizioni, io e suo fratello ci alterniamo per controllare che non faccia cose che non deve fare; perciò è un ciclo continuo: prima esco un po', scrivo e faccio ciò che mi piace, ma poi passo metà giornata ad assicurarmi che stia bene. È veramente stressante, ho bisogno di staccare un po'.
- Posso sapere cos'ha? Sempre se non è scortese, o se non vuoi parlarne.-
- No no, va bene.- sospirò. - Ha ricominciato a farsi di cocaina, l'ho saputo quando ormai era troppo tardi ed era rientrato nel giro. Cerchiamo di tenerlo lontano da quella merda, ma è difficile, diventa un mostro pur di avere anche una piccola dose. Ma d'altronde, più ne prendi e più ne necessiti.-
- Tu hai smesso, giusto?- domandai, non rendendomi subito conto che poteva sembrare inadeguata, se non avventata, come domanda.
- Oh, vero, a volte dimentico che sei una mia fan e che ascolti le mie canzoni.- ridacchiò, per poi tornare subito serio. - Sì, ma è stato difficile, la dipendenza è distruttiva. Ma ora va molto meglio, non ne sento il bisogno.- Vedendo che non rispondevo, incapace di formulare una frase sensata che potesse rassicurarlo, continuò: - Ma tranquilla, ora sto bene, solo... non parliamo di questo, per favore, mi è ancora difficile.-
- Sì, scusa, hai ragione, non ci avevo pensato...- mi scusai.
Non avevo mai avuto una dipendenza, neppure le sigarette lo erano. Certo, ogni tanto sentivo il bisogno di fumare, ma non morivo se stavo senza.
Ero in situazioni più grandi di me, tra Eleonora e Mirko, e non avevo neppure la metà delle loro esperienze per capire cosa effettivamente si provasse.
- Alice, tutto bene?-
- Sì, stavo solamente pensando...- risposi un po' pensierosa. Come potevo aiutare qualcuno se non avevo idea di come si sentisse?
- Dai, tra poco siamo arrivati.-
Annuii ancora un po' scossa dai miei stessi pensieri. Nel giro di qualche secondo ero passata dall'essere spensierata al sentirmi inutile e impotente. Era una cosa che mi succedeva spesso, avete balzi d'umore, dovuta al fatto che pensavo sempre troppo.
- Lo sai che se c'è qualcosa che ti turba puoi parlarmene, vero?- mi domandò lui, portando la mia mano alle labbra per baciarla.
- Sì, lo so Mir, grazie.- risposi forzando un sorriso.
Perché dovevo sempre rovinare tutto?

[...]

- Sono stato molto bene con te stasera.- mi rivelò Mirko sorridendomi mentre parcheggiava la macchina davanti a casa mia. Eravamo stati in un parco poco lontano da casa mia, a fumare e parlare del più e del meno. Era un ragazzo genuino, con grandi sogni e ambizioni, ed ero certa che sarebbe stato in grado di fare tutto ciò che desiderava se avesse voluto.
- Anche io. Grazie mille per tutto.- lo ringraziai, dato tutto ciò che aveva fatto per me quel pomeriggio.
- Di niente Ali, mi ha fatto solo piacere.-
Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi mi decisi a parlare.
- Vieni in casa? Così saluti i miei genitori.- gli proposi, desiderosa che quella serata non finisse mai.
- Se non disturbo...-
- Ma valà, chi vuoi disturbare. Dai, vieni.- lo presi per mano e lo trascinai fino alla porta d'ingresso, per poi aprirla lentamente ed entrare. Mia madre era seduta a tavola, davanti al computer, concentrata sul libro che scriveva da mesi. Appena richiusi la porta, lei alzò lo sguardo verso di noi.
- Oh, ragazzi, siete tornati. Com'è andata?-
- Tutto bene, abbiamo cenato e poi siamo stati un po' in un parco.- risposi prontamente.
- Caro, tu sei venuto in macchina?- domandò mia madre a Mirko, che annuì. Continuò: - C'è buio, è pericoloso guidare di notte. Che ne dici di fermarti a dormire qui? Abbiamo una camera libera, era di Alessio, il fratello di Alice.-
- Ma no Federica, si figuri, non voglio creare nessun disturbo.-
- Non disturbi affatto, anzi, ci fa piacere! Non vorrei mai che facessi un incidente.-
Guardai il ragazzo con occhi dolci, cercando di convincerlo a restare. Sarei stata più tranquilla, e poi avrei avuto l'occasione di salutarlo la mattina dopo. Lui portò gli occhi al cielo, divertito, per poi acconsentire. Ringraziai sottovoce mia madre mentre la abbracciavo e le davo la buonanotte, e lei in risposta ridacchiò.
Mirko la salutò a sua volta e ci congedammo, salendo le scale per andare al piano di sopra.
- Tuo fratello ha dei vestiti comodi?-
- Sicuramente, cerca pure nell'armadio. Intanto io vado in camera. Dormi bene.-
- Grazie, anche tu.-
Lo salutai sorridendogli, per poi dirigermi in camera e girarmi un'ultima volta prima di chiudere la porta alle mie spalle.

ogni tanto siamo noi... || rkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora