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- Oh, ciao mamma.- salutai mia madre imbarazzata mentre mi alzavo in piedi e tornavo al mio posto.
- Avete dormito bene?- domandò lei, guardandomi. Le feci un cenno del capo verso Mirko per farle capire che lui non sapeva dell'insonnia, così non disse nient'altro a riguardo.
- Federica, per lei è un problema se rimango qui anche oggi pomeriggio? Alice ha la febbre, ameno le faccio compagnia-
- Davvero? domandò mia mamma stranita, non avevo spesso l'influenza.
- Sì, ma è solo qualche linea, non sto male. Posso andare comunque a scuola?- le chiesi. Non volevo dover recuperare gli argomenti, ma d'altronde non avevo fatto i compiti e non volevo prendere note disciplinari.
- Assolutamente no, non voglio che attacchi la febbre ai tuoi compagni.- rispose ovvia. Sbuffai e presi di nuovo in mano il telefono, entrando su Instagram e scrollando la home, senza però trovare nulla di interessante.
- Comunque Mirko, certamente, se vuoi e se non hai altri impegni per me non è un problema che tu rimanga qui. Mi fa piacere che Alice abbia compagnia, non esce mai con nessuno che non sia Valerio o Eleonora.-
Il ragazzo e mia madre continuarono a parlare, ma ascoltai poco e niente. Avevo voglia di stare sola con Mirko, mia mamma era sempre in mezzo.
- Io devo andare a lavoro ragazzi. Alice, tua sorella torna tardi stasera quindi cucinerai tu, ma per cena dovremmo esserci tutti.-
Annuii annoiata, ormai era così quasi tutti i giorni: mio padre partiva per andare a lavoro alle sei, mia madre alle otto doveva essere in ufficio e mia sorella iniziava alle sette in un bar vicino a casa. Come se non bastasse, appena mamma tornava a casa si chiudeva in camera sua o rimaneva in sala da pranzo a lavorare ad un libro, era più che altro una passione, ma era diventata una vera e propria ossessione. Papà cucinava la cena e lei la mangiava mentre continuava a scrivere. A volte aveva delle occhiaie talmente profonde che sospettavo che non dormisse ma ci lavorasse anche di notte.
- Buona giornata ragazzi.- ci salutò mentre prendeva la borsa e la giacca ed usciva di casa.
Appena la porta si richiuse dietro di lei, silenzio tombale.
- Quindi, ora che si fa?- mi domandò il ragazzo. Feci un'alzata di spalle, senza staccare gli occhi dal telefono.
- Ali, che c'è?-
- Niente Mir, tranquillo.- in fondo non avevo mentito del tutto, non era successo nulla di particolare. Eppure il mio umore era cambiato totalmente.
- Dai, prima non eri così.-
- Non so che cos'ho, Mirko, ok? Non so niente.- gli risposi fredda. Lui parve rimanerci male, difatti distolse lo sguardo e si mise ad osservare mesto la sua tazzina ormai vuota di caffè.
Subito mi sentii in colpa. Non volevo che soffrisse per colpa dei miei sbalzi d'umore ingiustificati. - Scusa.- dissi flebilmente, ma lui scosse la testa.
- Non fa nulla, tranquilla.-
Mi alzai e mi avvicinai a lui. Poi lo strinsi in un abbraccio forte, per fargli capire che mi dispiaceva seriamente. - Scusa.- ripetei, sussurrando. Lui si staccò leggermente dalla presa, il minimo indispensabile per riuscire a vedermi in viso, e sorrise leggermente.
- Non ti preoccupare, va tutto bene.- rispose sincero, con lo stesso tono di voce.
Lo strinsi di nuovo e poggiai la testa nell'incavo del suo collo, mentre lui mi teneva le mani sui fianchi.
- Ti voglio tanto bene Mir.-
- Anche io, non immagini quanto.-

[...]

Eravamo nella mia camera, io ero seduta alla scrivania mentre facevo i compiti che erano per stamattina, e Mirko era in doccia.
- Alice, devo andare a prendere i vestiti!- urlò per far si che lo sentissi.
Riflettei. - Fai come preferisci, a casa non c'è nessuno, posso chiudere gli occhi se vuoi, oppure ti leghi un asciugamano e li vai a prendere così. Tanto io continuo a fare i compiti.- urlai a mia volta. Non sentii nessuna risposta, così continuai gli esercizi di fine paragrafo di storia.
Poco dopo sentii la porta scattare, e non mi girai vista la possibilità che il ragazzo fosse completamente nudo. Come se mi avesse letto nella mente, mi rassicurò: - Tranquilla, ho l'asciugamano.-
Annuii distrattamente mentre continuavo a stare con la testa sul libro. Avrei voluto girarmi per guardarlo, ammirare la sua bellezza, ma mi imposi di non farlo. Trattenni il fiato fino a quando non sentii la porta della camera chiudersi. A quel punto ripresi a respirare e mi girai di scatto, osservando la stanza vuota. Sospirai, tornando al mio libro. Dopo qualche minuto Mirko tornò nella mia camera, indossava i vestiti che aveva il giorno precedente quando era arrivato.
- Quanto ti manca per finire i compiti?- mi domandò facendo gli occhioni.
Sospirai divertita. - Poco, tra dieci minuti massimo ho finito. Perché?-
- Non so, così facciamo qualcosa.-
Pensai un po', non volevo fare le attività solite che organizzavo con i miei amici. - Che ne dici di cucinare qualcosa? Magari una torta, così abbiamo il dolce per pranzo.-
- Volentieri. Intanto fai i compiti, non voglio distrarti.-
Finii di fare gli esercizi in fretta e furia, ansiosa di passare un po' di tempo con il ragazzo. Quando finalmente chiusi il libro, mi girai verso di lui e mi alzai dalla sedia, per poi prenderlo per mano e trascinarlo correndo verso la cucina.
- Cosa prepariamo?- mi domandò lui ridendo mentre scendevamo le scale.
- Non lo so, non ho molti ingredienti. Mi sa che ci dovremmo accontentare degli waffles.- risposi divertita, senza mai lasciare la sua mano.
Mi fermai poi di scatto. - Aspetta, sono ancora in pigiama, mi devo cambiare. Aspettami in cucina.- gli sorrisi, tornando al piano di sopra. Andai a passo svelto verso la mia camera da letto, per poi entrare e fiondarmi all'armadio. Presi una grande felpa grigia di Harvard e dei pantaloncini neri, sfilando i vestiti attuali alla velocità della luce per sostituirli con quelli. Quando finalmente fui pronta, tornai al piano di sotto ed andai in cucina. Mirko era seduto su una sedia, guardava il cellulare con scarso interesse. Appena sentì i miei passi, alzò di scatto la testa nella mia direzione, sorridendomi.
Mi avvicinai, sorridendo divertita a mia volta, per poi prendere un grembiule da un cassetto e lanciarglielo in faccia.
- Mirko Manuele Martorana, ai fornelli!- risi.

[...]

Avevamo da poco finito di fare gli waffles, ci eravamo divertiti un mondo. Mirko mi aveva scattato una foto e l'aveva messa nelle storie, fortunatamente senza taggarmi.
- Mir, ho caldooo.- mi lamentai.
- Togliti la felpa.- rispose ovvio, ridacchiando.
Feci per toglierla come proposto, ma mi resi conto di non avere una maglietta sotto.
- Non... non ho niente sotto.- dissi imbarazzata.
- Almeno il reggiseno ce l'hai?- mi domandò.
- Certo.-
- Vabbè, allora toglila lo stesso.-
Lo guardai ridendo, ma guardandolo in faccia mi resi conto che non stava scherzando. - Cosa?-
- Ma sì, insomma, è come vederti in costume.-
- Ma è diverso, tu non mi hai mai visto in costume.-
- A dir la verità, sì. Ho visto i post in cui sei taggata, ed in una foto sei al mare insieme a dei tuoi amici.-
Lo guardai con un sopracciglio alzato, divertita. - Quando fai lo stalker un po' mi spaventi.-
- Eddai, con quel fisico che ti ritrovi non hai nulla di cui vergognarti.- rispose sorridendo. - Dai, sono semplicemente io.-
Non mi imbarazzava il mio corpo e anzi mi piaceva, e pensai che per una volta essere sicura di me stessa non mi avrebbe fatto alcun male; perciò strinsi l'orlo della felpa, per poi alzarlo lentamente. Lui seguiva con lo sguardo ogni mio minimo movimento, concentrato sulla pelle del mio corpo sempre più scoperta. Deglutii rumorosamente più volte, mentre continuavo a spogliarmi di quel capo. Avevo superato l'altezza del seno, lo sguardo di Mirko si spostava da esso ai miei fianchi.
Tolsi del tutto l'indumento, poggiandolo poi su una sedia lì vicino, mentre lui continuava a guardarmi. La cosa strana era che non mi sentivo a disagio, anzi, era esattamente come prima. Mi rendevo conto che non era una cosa da tutti i giorni, rimanere in reggiseno davanti ad un ragazzo che ti conosceva da poco, eppure mi sentivo sicura come se fossi stata ancora in felpa.
- Sei bellissima.- mi disse Mirko, schiudendo le labbra.
Sorrisi timidamente, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Cristo, ma cosa stavo facendo. Dovevamo riprendere a cucinare.
- Dai Mir, dobbiamo finire gli waffles.-
- Mi importa ben poco in questo momento.- rispose.
Lo guardai disapprovando e mi girai, intenta a finire di preparare i dolci, ma poco dopo sentii le sue mani avvolgere i miei fianchi e il suo fiato sul collo, che mi fece rabbrividire.
- Li continuiamo dopo, che ne dici?- mi sussurrò con la voce un po' roca.
Sorrisi istintivamente, girandomi lentamente e guardandolo negli occhi. Eravamo maledettamente vicini, i nostri respiri si mischiavano, e lui continuava ad avvicinarsi. I nostri nasi si sfioravano, e poco dopo anche le labbra stavano per avere lo stesso destino, ma il suo telefono suonò e si allontanò di scatto.
Sussurrò un'imprecazione che non capii ed estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni, sbuffando quando lesse il nome sul display. Accettò la chiamata, ed avendo il volume alto, riuscii ad ascoltare la conversazione.
- Che cazzo vuoi?-
- Ciao anche a te. Ti volevo chiedere come stava andando con quel tuo amico, ma poi ho visto la tua storia. Chi è la tipa?- domandò una voce a me familiare, ma pensai fosse dovuto alla distorsione dell'audio.
- Non sono cose che ti riguardano, lasciami stare ok?-
- Oh ma che hai? Ho interrotto qualcosa?-
- Sì.- rispose freddo Mirko.
- Oh. Scusa bro, se l'avessi saputo non avrei chiamato...-
- Vabbè, lascia stare. Ora vado.-
- E non mi fai conoscere la tipa?-
Negò, scocciato. - No, dopo quello che hai fatto. E poi lei ti conosce già.-
A quel punto capii che la mia non era solo un'impressione, e che stava veramente parlando con chi pensavo che fosse.
Mario, Tedua.
- Una fan? Davvero?-
Quindi questa era la considerazione che aveva di me, senza neppure conoscermi?
- Senti stai zitto, ne riparliamo quando torno a Calvairate. Ciao.- lo salutò freddamente Mirko mettendo giù la chiamata, senza lasciare a Mario il tempo di rispondere.
- Tedua?- domandai.
- Sì.- rispose secco. Capii che doveva essere abbastanza nervoso dato l'accaduto, e non lo biasimavo.
- Ci guardiamo un film?- gli domandai facendo il labbruccio, cercando di addolcirlo. Aveva bisogno di distrarsi un po'. Sospirò, per poi annuire. Misi nuovamente la felpa, lo presi per mano e lo trascinai in salotto, dove ci sedemmo sul divano. Poggiai la testa sul suo petto e lui mi strinse a sé, mentre prendevo in mano il telecomando e accendevo il televisore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 23, 2021 ⏰

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