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- Non mi sento tanto bene, credo di avere la febbre... ho un mal di testa assurdo, e quando mi alzo peggiora drasticamente. Poi stamattina mi è pure venuto il ciclo, e questo non aiuta... a proposito, sai fare la lavatrice? Ho sporcato le lenzuola e non ho idea di dove siano quelle pulite.- mi chiese Eleonora, era imbarazzata e sembrava molto stanca.
- Ehm, certo, poi ti insegno a fare la lavatrice. Comunque, ce l'hai un termometro?- Negò con un cenno del capo, perciò mi avvicinai a lei e le misi una mano sulla fronte. Comparai la sua temperatura corporea con la mia. - Non mi sembra che tu abbia la febbre, come stai?-
La sentii mugolare, prima di rispondere flebilmente "male".
- Preferisci che vada via?- A quella domanda scosse la testa, sembrava che avesse paura di stare sola. O forse voleva semplicemente stare con me. Sorrisi mentalmente a quel pensiero.
- Va bene.- risposi semplicemente per poi accoccolarmi a lei. - Hai fame?- La stavo tempestando di domande, ma cercavo di capire cosa volesse per renderla felice.

[...]

Passammo svariati minuti stese sul divano, mentre lei aveva la testa poggiata sulla mia spalla e io un braccio attorno ai suoi fianchi. Nonostante il mio cuore battesse fortissimo (probabilmente lei lo sentiva anche se non ci era vicina) mi sentivo rilassata.
Fu lei a rompere il silenzio: - Andiamo a dormire sul letto?-
- Ma Ele, ci sono le coperte sporche. Anzi, bisognerebbe lavarle.-
- Oh Dio bon, l'è vero... vabbè, cazzo mene, le laviamo dopo. Comunque, allora andiamo in camera dei miei, non sono mai a casa.-
I suoi genitori erano i proprietari di una grande azienda, e perciò erano quasi sempre in giro per l'Italia o addirittura all'estero, perciò lei era spesso in casa da sola. E nonostante questo, non sapeva fare la lavatrice. Incredibile.
- Ehm, ok. Dai, ti do una mano ad alzarti.- risposi prima di mettermi in piedi. Presi le mani della ragazza e la tirai leggermente per far si che si alzasse. Dopodiché la presi in braccio e la portai al piano di sopra, dove ricordavo fosse la camera dei genitori. Feci un po' di fatica ad aprire la porta dato che dovevo reggere la ragazza, ma ci riuscii in qualche modo.
Il colore caldo della parete mi mise subito a mio agio, mentre osservavo i mobili moderni e il muro decorato con foto e altri quadri. Nell'esatta metà della stanza si trovava il letto a due piazze, con le lenzuola bianche e i cuscini del medesimo colore a ricoprire il materasso.
Poggiai delicatamente la ragazza sul letto, per poi distendermi nel lato destro. Lei si sistemò, mettendosi in posizione fetale verso di me, per poi cingermi la vita e rannicchiarsi sul mio petto. Il cuore prese a battermi più forte di prima. "Ora sicuramente lo sentirà" pensai mentre mi maledicevo mentalmente, ma questi miei pensieri vennero smentiti quando sentii Eleonora russare. Doveva essere proprio distrutta.
Cercando di muovermi il meno possibile, presi il telefono dalla tasca posteriore dei jeans. Sgranai gli occhi quando lessi l'orario sul display: 17:38. Il tempo con lei passava troppo velocemente.
Entrai su WhatsApp e, ignorando tutti i messaggi, scrissi a mia madre che ero da Ele e che non sapevo quanto sarei ti rimasta. Appena arrivò la risposta ("ok, comportati bene") spensi il cellulare e lo misi sul comodino.
Chiusi gli occhi. Non dormii, non ne ero in grado, ma mi riposai un po'.

[...]

Quando riaprii gli occhi il mio sguardo cadde per prima cosa sulla ragazza abbracciata a me. Era così bella e rilassata, sembrava un angelo. Le diedi un leggero bacio sulla fronte e, nonostante fossi sicura che stesse dormendo, mi sembrò di vedere gli angoli delle sue labbra incresparsi in un leggero sorrisino.
Presi il telefono in mano e notai che erano le 22 passate, così mi spostai allentando la sua presa sui miei fianchi. Mi alzai dal letto e uscii dalla camera. Mi diressi e subito in cucina, dove aprii il frigo e presi un po' di frutta; cercai nei cassetti e nelle mensole un tagliere ed un coltello, e quando lo trovai iniziai a tagliare la frutta a cubetti. La misi poi dentro una ciotola e aggiunsi un cucchiaino. Dopodiché riempii un bicchiere di acqua fresca e cercai in dispensa degli zuccheri veloci, ma dato che non ne vedevo mi accontentai di un pezzo di cioccolato. Mi spostai poi al bagno, dove presi la scatola di Buscofen e la portai nella stanza dove ero stata in precedenza. Misi il tutto su un vassoio e lo portai in camera dei genitori di Eleonora, appoggiandolo sul comodino.
Avrei potuto scriverle un messaggio per avvisarla che andavo via, ma preferii scriverle una lettera. Mi piacevano le cose cartacee molto più di quelle digitali: note, disegni, appunti. Andai nella sua stanza da letto e cercai carta e penna sulla scrivania. Appena le trovai, buttai giù un po' di parole:

Ciao Ele,
scusa se non ti ho detto che me ne andavo, ma non volevo svegliarti. Ti ho lasciato della frutta, un po' di cioccolato e dell'acqua. Mangia, avrai fame. Se ti senti ancora male prendi il Buscofen (a pancia piena, mi raccomando), e per qualsiasi cosa scrivimi.
Scusa per la mia reazione quando sono venuta a casa tua. Potevi avvisarmi di star male, avevo pensato al peggio, la prossima volta per favore mandami un messaggio.
Per fare la lavatrice metti due tacche di detersivo blu nel misurino, ci metti un po' di Napisan (quello che tu chiami polverina bianca ma che non è cocaina) e poi metti il misurino in lavatrice. Dovrebbe essere già impostata sul programma giusto, quindi ti basta farla partire. Non distruggere casa, ti prego.
Rimettiti presto,
Alice. <3

Misi il biglietto accanto al vassoio, per poi prendere il mio zaino e uscire.

[...]

Mentre camminavo verso casa, mi squillò il telefono. Era Valerio.
- Hey!- mi salutò allungando l'ultima lettera.
- Ciao vez, scusa se non ti ho scritto, ero dalla Ele.-
- Avevo immaginato. Allora, com'è andata?-
- Benissimo! Cioè, lei non stava tanto bene, però abbiamo dormito abbracciate! Beh, lei ha dormito, io mi sono riposata un po'.-
- Bene, bene, sono veramente contento per te. Comunque, ti avevo chiamata per chiederti a che ora partiamo per andare a Bologna. Alle due e mezza inizia l'instore, ma ovviamente andremo prima per essere tra i primi.-
- Ok, allora... ad andare là ci mettiamo un'oretta, quindi direi di partire a mezzogiorno e mezza, all'una e mezza siamo a Padova e alle due e mezza c'è l'instore. Che ne dici?-
- Seh, perfetto.-
- Va bene allora, ci vediamo.-
- Okay, ciao scema.-
- Ciao Vale.-
Chiusi la chiamata appena prima di arrivare alla mia abitazione. La porta era già aperta dato che la mia famiglia era a casa.
- Ciao!- salutai con entusiasmo tutti quanti, per poi sedermi sul divano. Ero felice, dopo tanto: avevo passato una giornata bellissima con la ragazza che mi piaceva, e il giorno dopo avrei potuto abbracciare Mirko. Al solo pensiero mi spuntava il sorriso.
Accesi il display del cellulare e lessi due messaggi, sbloccai la schermata home ed entrai su WhatsApp. Era ancora Valerio:

cojone 🥰

sono talmente scemo che non ti ho dato la buonanotte

'notte bb ❤️

buonanotte tess ❤️

- Alice, hai mangiato?- mi domandò mia madre. Solo nel momento in cui lo disse mi resi conto di non mangiare da troppe ore, e sentii un brontolio prodotto dal mio stomaco.
- No mamma, non ho neanche pranzato.-
- Vuoi che ti faccio da mangiare?-
- Tranquilla, faccio io, mangio quello che avanza.-
Mi alzai dal divano ed andai in cucina. Aprii il frigo, e non feci a meno di notare la grande ciotola piena di riso nero e verdure.
- Mamma, il riso lo posso mangiare?-
- Sì, sì, prendi quello che vuoi.-
Presi in mano la ciotola, appoggiandola sul bancone. Mi procurai poi un piatto, che riempii (letteralmente, era stra pieno) con la mia cena, e una forchetta. Mi sedetti a tavola e mangiai con calma e in silenzio, fino ad avere la pancia piena. Quando finii
di cenare mi alzai, misi tutto in lavastoviglie e la feci partire.
Non avevo molto sonno, e in ogni caso non sarei riuscita a dormire, perciò andai in camera mia e mi sedetti alla scrivania. Iniziai a sistemare gli appunti di storia presi qualche giorno prima, cercando di mantenere una buona calligrafia e decorando il tutto con disegni e nastro adesivo colorato. Mi rilassava molto quell'attività, ed era molto utile dato che avendo degli appunti ordinati studiavo meglio. Quando finii mi buttai sul letto, e fissai il vuoto per un tempo indefinito, probabilmente un paio d'ore. Non capivo come stessi. Fino a poco tempo prima ero euforica e stavo bene, ma ora... sentivo una strana sensazione di vuoto.
Mi misi una lunga maglietta che usavo come pigiama e mi stesi sul fianco, aspettando di prendere sonno ma consapevole che ci avrei messo molto tempo.

ogni tanto siamo noi... || rkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora