Atterrai a Parigi dopo oltre otto ore di volo. Quasi non sentii la pesantezza del viaggio, i mille pensieri mi portarono a fantasticare sulla nuova vita che stavo per iniziare. Pensai molto alla mia infanzia, alle cose passate. Ho sempre vissuto con i miei genitori, senza farmi problemi sulla mia vita sentimentale dato che a relazioni serie non ci avevo mai pensato. Credevo nell'amore, ma in quello vero, quello in cui ci scappa il matrimonio senza pensarci due volte. A me probabilmente doveva ancora arrivare; A volte temevo che Cupido si fosse perso cercandomi. Volevo trovare un lavoro in quella città. Parigi mi affascinava. Scesi dall'aereo con gli occhi lucidi, non riuscii a fermare le lacrime pensando allo sguardo malinconico di mia madre la sera prima di partire. Mi mancava anche il sorriso di mio padre, sempre presente. Era l'unica persona ottimista della famiglia. I problemi con lui sparivano come per magia, riusciva sempre a trovare una soluzione a tutto. Amavo il suo essere così gioioso, mi tranquillizzava. Subito dopo mi diressi verso l'hotel che avevo prenotato nell'attesa di trovare un appartamento dove stabilizzarmi. "La Villa Lumierè", la città della luce, era il posto in cui volevo stare. Quando entrai nella mia stanza rimasi sorpresa nel vedere con quanta cura era sistemata. C'era un'ampia finestra che portava ad un bellissimo balcone dal quale si poteva intravedere la torre Eiffel e altre numerose attrazioni della città. Le pareti erano di un giallo luminoso che riuscivano a rendere quel piccolo spazio un luogo caldo e accogliente. "Se potessi, ci vivrei qui dentro" pensai. Posai i miei bagagli a terra, proprio vicino al letto e uscii per fare una piccola passeggiata. Avevo voglio di scoprire subito tutti i segreti di quella meravigliosa città. Imboccai un lungo viale alberato, Parigi era piena di spazi verdi, dove la calma e la tranquillità regnavano su tutto. Fui attirata dal silenzio che circondava la lunga strada davanti a me; c'erano numerose coppiette che passeggiavano indisturbate, bambini che incitavano i loro genitori a giocare con loro ed il continuo cinguettare degli uccelli colorava l'atmosfera di felicità. Ad un tratto mi fermai di fronte ad una panchina su cui era seduta una ragazza. Aveva un enorme blocco da disegno poggiato sulle ginocchia e dei gessetti colorati tra le mani. Osservai il modo in cui muoveva il suo gessetto sul foglio e rimasi incantata. Le sue dita danzavano su quel disegno, sarei rimasta a fissarla per ore. Non mi notò subito, era piuttosto concentrata a finire il suo disegno. Fui colpita dal suo sguardo. Aveva una lunga chioma bionda, come me, ma che finiva sulle sue piccole spalle; Due occhi grandi e profondi coronati da lunghe ciglia e le sue labbra avevano lo stesso colore di una ciliegia. Fui attratta dalla sua pelle, di un rosa pallido, avrei voluto sfiorarla, doveva essere morbida e vellutata. Di colpo alzò lo sguardo. I suoi occhi scuri fulminarono i miei, rimasi impietrita. Mi aspettavo che si allontanasse, e invece mi sorrise. Oh Dio, avevo forse visto il Paradiso? Era bella, bella da morire. Non capii cosa mi stesse succedendo, il mio cuore stava per esplodere, così abbassai lo sguardo e mi allontanai. Tornai in hotel, con l'immagine di quella ragazza che era fissa davanti ai miei occhi. Avvertii una sensanzione mai provata prima, in quell'istante mi ero sentita libera, viva. Quella ragazza mi aveva sconvolto la vita e non sapevo nemmeno il suo nome. Mi stavo innamorando? Perché il destino aveva scelto proprio una ragazza? "Cazzo Lily!" mormorai tra me e me. "Perché diavolo devi complicare sempre tutto?". Mi convinsi del fatto che non volevo stare con lei, almeno cercai in tutti i modi di dimenticarla ma senza successo. "Non proverà mai le mie stesse sensazioni nei miei confronti" pensai. "E se fossi omosessuale? Merda". Camminai per la stanza mettendo insieme parole sconnesse, non capivo più nulla. Di una cosa ero certa: nessuno mai mi aveva fatto sentire davvero le cosidette farfalle nello stomaco come aveva appena fatto lei. Era una sensazione magica. Dovevo assolutamente rivederla.
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Strange Birds.
RomansaEra maledettamente strafottente e sgarbata, e mi piaceva ogni secondo di più. Era semplicemente Lei.