Capitolo tre.

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Fu una notte pensierosa. Mi svegliai molto presto, non riuscii a distogliere la mente dal suo volto. "Avrei potuto chiederle di vedere il suo disegno" pensai. "Ma cosa sto dicendo, adesso basta" ed entrai velocemente nei miei freddi jeans, talmente freddi che non potei fare a meno di gemere per l'enorme fastidio. Non mangiai nulla, il mio stomaco era tremendamente chiuso. Volevo cercare un lavoro adatto a me, poi avrei trovato casa. Avevo mille progetti, diventare una scrittrice era il mio sogno più grande. Scrivevo molto, storie di qualsiasi tipo, a volte passavo le notti in bianco per buttar giù qualche bozza per poi farla diventare un racconto a tutti gli effetti.

Era la mia liberazione.

Uscii di fretta, non sapevo bene dove andare, ero stata a Parigi poche volte. Girai per le vie che trovavo più interessanti, quelle che pullulavano di negozi carini. Era tutto così bello, anche l'essere un pò caotico della città aveva un suono più che gradevole. Ad un tratto mi ritrovai in un piccolo vicolo con una caffetteria, un ristorante italiano e su quella stradina si affacciavano numerosi balconi su cui i fiori coloravano l'atmosfera emanando un dolce profumo soave e intenso. Vidi una ragazza poggiata con le spalle ad un muro. Ci misi un pò per capire che era la stessa ragazza che non mi aveva fatto dormire, quella del disegno. Era ferma in piedi, una sigaretta spenta tra i denti e lo stesso sguardo fulminante del giorno prima. Sentii il mio battito accelerare, diventai un mix di emozioni; avevo paura che il mio imbarazzo in quel momento avesse potuto far succedere qualcosa di sgradevole, così abbassai lo sguardo sul mio cellulare e continuai a camminare. "Ehi tu" sentii. Mi voltai di scatto, era la sua voce e non poteva che avercela con me. "Si, proprio tu. Hai da accendere?" In quel momento avrei tanto voluto essere un'amante del fumo per poterle dare il clipper che mi aveva appena chiesto. "No, non fumo io" la mia risposta fu secca. Notai un piccolo baule che scendeva dalla sua spalla destra e non potei fare a meno di guardarlo perplessa. "Vuoi vedere i miei disegni? Lo so che lo vuoi, tutti vogliono vedere i miei disegni" disse. Ero nel panico, volevo allontanarmi ma qualcosa mi spinse ad annuire. Volevo vedere i suoi disegni, volevo conoscerla. Cacciò fuori da quella borsa il suo blocco da disegno e mi fece un cenno con la mano. Mi avvicinai a lei, era vicina, troppo vicina ed io stavo per esplodere. All'improvviso fui colpita da una strana rappresentazione di una gabbia con degli uccelli. Bloccai la sua mano che faceva scorrere i fogli, uno dopo l'altro. "Oh sapevo che lo avresti apprezzato" disse. "Questo è uno dei disegni meglio riusciti della mia carriera. Rappresenta la libertà in una delle forme più eleganti che ci siano. Gli uccelli scappano dalla gabbia per affrontare il mondo fuori, solo loro contro tutti" "è bellissimo, davvero" dissi sorridendo. "Sei anche tu una ribelle, riesco a vederlo nei tuoi occhi" rispose lei. Non aveva torto, il mio spirito a volte mi spingeva a fare l'opposto di ciò che mi veniva comandato, amavo essere indipendente, amavo fare quello che mi diceva la testa ma avevo i miei limiti. "Prendilo. È tuo ora" mi porse quel disegno, aveva lo stesso sorriso del giorno in cui ci incontrammo per la prima volta. "Oh no, non potrei mai accettarlo" dissi con fatica. "Regalo le mie opere solo a chi le merita. Tu meriti la tua libertà tesoro" arrossii alla parola tesoro , aveva un'aria così dolce che avrei voluto stringerla tra le mie braccia e non lasciarla mai più. "Sei sicura?" domandai. "Io sono sempre sicura di quello che faccio. Oh a proposito, sono Sarah" allungò la mano e strinse forte la mia. "Lily" risposi velocemente, poi mollai la presa. Il sangue mi prese fuoco nelle vene, le mie gote raggiunsero lo stesso colore del suo rossetto, rosso ciliegia. "C'e' un parco qui vicino, domani possiamo vederci lì se ti va. Voglio farti vedere una cosa". Accettai quella proposta pensando che potesse essere un'occasione importante per la mia vita. Quella ragazza stava mandando all'aria i miei piani. Ci conoscevamo a malapena e già avevo un "appuntamento" con lei. "Sicura che non fumi?" aggiunse scherzando. "Mhm no, non con intenzione" risi, poi andai via. Tornai in hotel, abbastanza sconvolta. "Oh cielo, devo darmi una mossa!" dissi poiché non avevo concluso nulla in quella giornata. Mi lanciai sul letto e quasi sprofondai nel materasso. Chiusi gli occhi e mi addormentai. Ero allo stremo delle forze, pur non avendo fatto niente. Tutti i miei pensieri erano contrastati da un'unica figura: Sarah.

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