Capitolo quattro.

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Fissai a lungo quel disegno, era diventata la mia ossessione. Raccontava la mia storia, ero io uno di quegli uccelli che fuggivano via. Ero appena andata via da casa, mi sentivo persa a volte ma avevo un'enorme voglia di vivere, dovevo cambiare la mia vita, volevo farlo davvero. Ora dovevo solo iniziare da capo come quegli uccelli .

Sentii il telefono squillare così balzai dal letto e risposi. Era mia madre. Avvertii il suo tono teso e per un attimo ebbi l'impressione che stesse per scoppiare a piangere. "L-Lily?" disse con voce roca. "Mamma!" risposi facendole avvertire il mio stato di spensieratezza che stavo vivendo, più che altro dovevo in qualche modo tranquillizzarla. "Oh cielo tesoro, come vanno le cose? Ci manchi già tanto" rispose. "Va tutto bene, mamma. Anche voi mi mancate" non accennai nulla sul lavoro e nemmeno sulla casa, non ero neanche atterrata in quel posto e già stavano accadendo cose piuttosto strane. Passarono circa dieci minuti. Mia madre diventava logorroica in certi casi e a quanto pare, la sua opera di convincimento per farmi tornare a casa fallì. Sentire la sua voce mi faceva stare bene, dimenticai persino "l'appuntamento" con Sarah.

Attesi con ansia il giorno seguente, avevo una gran voglia di rivedere quella ragazza. Volevo conoscerla, volevo capirla, ero ancora scossa dal suo sguardo, mi rimase in mente per tutta la notte. La mattina di quel tanto atteso giorno arrivò presto, il mio groviglio di pensieri fece passare quella notte talmente veloce che quasi non la sentii. Mi infilai un'enorme camicia bianca, amavo tutto ciò che mi stava grande, mi faceva sentire al sicuro. I miei capelli erano in totale disordine, come sempre, ma riuscii tranquillamente a domarli. Dovevo essere presentabile. Sarah non mi diede un orario ben preciso per vederci, così uscii per far compere, cosa che non potevo assolutamente evitare in una città del genere.

L'aria californiana era diversa da quella parigina. Trovavo la pace nel caos di Parigi. Nel pomeriggio trovai il coraggio di raggiungere Sarah al parco. Ci misi un bel pò per trovarlo, ero ancora disorientata. Quella meravigliosa distesa di erba era una delle cose più belle in assoluto. Tutto era calmo, c'era un silenzio assordante. Ad un tratto vidi lei. Riconobbi i suoi capelli. Dio, quanto amavo i suoi capelli. Era seduta sul prato con le gambe incrociate e la testa era chinata in avanti. Mi avvicinai lentamente e mi fermai a pochi centimetri dalla sua schiena. "Ce ne hai messo di tempo per arrivare" disse senza voltarsi. Aveva lo straordinario "potere" di percepire le persone vicine senza neanche guardarle. Mi sedetti di fianco a lei. Aveva una sigaretta accesa tra le dita e rimasi incantata nel vedere in che modo la poggiava sulle labbra per aspirare il fumo, era bellissima in ogni modo. "Uhm ciao" le dissi dolcemente. Lanciò un'occhiata verso di me e fece per sorridere. "Benvenuta nel mio piccolo spazio di paradiso, Lily" disse allungando le braccia verso gli alberi. "Adoro lavorare qui" lavorare? Cosa aveva intenzione di fare? Cosa intendeva per lavoro? "Voglio fare una cosa adesso" continuò. "Voglio che tu mi aiuti a creare il più bel disegno della mia carriera." si mise di fronte a me e mi spinse giù. "Cosa dovrei fare?" dissi preoccupata. "Stenditi e guarda il cielo. Voglio fare un ritratto, Lily, e tu sarai il soggetto". Cazzo, stava davvero per fare un ritratto su di me? Ero nel panico più totale, non ero pronta. "Potevi dirmelo, avrei messo addosso qualcosa di più carino" dissi ridendo. "L'arte più bella è quella semplice, mi piace la tua semplicità e voglio immortalarla sul mio amato blocco da disegno. Mhm, credo che risalterò il tuo blu degli occhi". Mi rispose rassicurandomi. Il suo tono serio era bellissimo, mi dominava e questo mi piaceva. Passò un'ora, l'ora più intensa e bella della mia vita. Quando Sarah finì il ritratto non volle mostrarmelo subito. Appena finito si stese a terra assumendo la mia stessa posizione, di fianco a me. Il suo braccio sinistro sfiorò il mio e girò lo sguardo verso di me. "Quel cielo non ha nulla a che vedere con i tuoi occhi" disse sottovoce. Le mie gote arrossirono rapidamente e lei le notò con piacere. "Oh piccola Lily, ti ho imbarazzata?". Ero allo stremo. Le mie emozioni iniziarono a girare come un vortice e sentii un vuoto piacevole nel mio stomaco. "No, anzi" risposi. "Forse sono una delle poche cose che amo di me" continuai. Di colpo mi prese una ciocca di capelli e iniziò ad arrotolarsela intorno alle dita. Sembrava che mi conoscesse da una vita mentre io ero ancora impacciata.

"Sono felice di averti conosciuta, sai non ho molti amici qui" mormorò. Io lo ero. Ero felice, quella ragazza mi rendeva felice, ogni singola cosa di lei mi rendeva felice. Parlammo per tutto il pomeriggio osservando le nuvole sopra di noi, il tempo con lei si fermava. "Sarà il nostro posto questo, Lily. Promettimi che tornerai" disse. "Tornerò, Sarah. Te lo prometto" risposi sicura. Finimmo per sorridere insieme e continuammo a goderci quegli ultimi minuti di quel pomeriggio che somigliava tanto all'eternità.


Questo è il quarto capitolo della mia storia, finalmente finito. Se vi va, lasciatemi un commento dove esprimete il vostro parere sia sul capitolo che sulla storia in generale. Spero vi piaccia!

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