Sorry

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Sono Harry Edward Styles, 20 anni, classico studente intelligente ma non volenteroso, ho sempre cercato di prendere buoni voti per non deludere i miei, per non peggiorare le situazione poco gradevoli già esistenti nel mio contesto familiare. Ebbene sì come molte delle famiglie odierne i miei genitori sono separati da quando avevo 7 anni mia madre due anni fa si è risposata con Robin un uomo che al contrario di mio padre ci vuole un gran bene, non ci fa mai mancare nulla ma purtroppo a me non è mai andato giù il fatto di farmi mantenere da lui, lavoro part time come commesso in un negozio di alta moda, ho sempre amato le cose belle e consigliare le persone in base ai miei gusti, mi piace tantissimo. Ritornando alla mia famiglia ho una sorella più grande di me, Gemma, lei non abita più con noi vive a Barcellona col suo fidanzato entrambi hanno un lavoro che li soddisfa molto economicamente, ma li rende occupati ormai sempre anche nelle festività quindi sono io che raggiungo loro quando ho la possibilità mi fa bene stare con lei, è l'unica che mi capisce, ma so che meriterebbe di sapere tutto di me, stare con lei mi fa ritornare all'infanzia, lei mi tratta sempre come il suo piccolo Harren, lei non mi ha mai abbandonato per davvero è solo lontana fisicamente ma è sempre presente. Mia madre è una Santa, si, la definisco così ha sempre avuto una gran pazienza con me soprattutto nell'età adolescenziale avendo avuto atti di bullismo per il mio essere troppo debole e poco schietto e così mi sono lasciato trasportare e ho dovuto ricorrere ad uno psicologo che mi ha aiutato a diventare forte e fregarmene degli alti non so quanto possa essere positivo questo, visto che ormai non ho vergogna a definirmi un egoista del cazzo. Mia madre ha sempre voluto addossare i miei problemi psicologici al fatto di aver avuto atti di bullismo, ma credo che solo io e il dottor Collins sappiamo davvero che quella è stata solo un'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, dalle violenze psicologiche e fisiche di mio padre in tenera età, al distacco da mia sorella, alla nuova relazione di mia madre fino alla cosa che mi è ancora difficile ammettere... L'essere gay. Ma di questo per ora non mi va di parlarvi. Per quanto riguarda le amicizie non ne ho mai avute tante dopo il liceo ho deciso di iscrivermi all'università, mai fatta scelta così sbagliata, credo che molto presto la lascerò. Partirò lontano da questo paesino con mentalità così chiusa e magari se troverò un lavoro abbastanza gratificante mi trasferirò a Londra. Un peso in meno per mamma e Robin no?

Mancano due mesi alla fine dell'anno e io ho ancora due esami da dare dopo di che prenderò una scelta: continuare a studiare o lavorare. Oggi mi sono svegliato con dei buoni presupposti ho deciso di finire questi due esami nel migliore dei modi e poi cercare lavoro, quindi altri due mesi di sacrifici e poi farò quello che davvero amo non quello che piace ai 'miei', credo cercherò qualche bel lavoro come commesso in qualche bel negozietto al centro di Londra, mi displace dirlo Ma in questo momento ho proprio bisogno della risorsa monetaria dei 'miei'. Oggi ho avuto una lezione di matematica, mi piace la matematica anche se il mio forte sono le materie letterarie, ho sempre preso 29 e 30. Dopo scuola sono andato a lavoro solite cose, ormai anche quello è diventato monotono, purtroppo quando abiti in un piccolo paesino sei costretto a vedere sempre le solite persone.

Ho passato l'ultimo mese e mezzo a trascorrere giornate tutte uguali è questo il brutto di non avere amici ma solo conoscenti, le giornate sono tutte uguali senza uno svago, senza distrazioni, solita routine ti svegli, ti vesti, colazione, scuola, lavoro, cena, studio, letto... Per essere un ventenne è proprio una palla di vita. Tra due settimane ho l'ultimo esame, abbandoneró tutto e tutti, sono arrivato al colmo, ora basta.

È arrivato il giorno dell'esame come sempre c'è una certa agitazione sperò andrà bene. Arrivo a scuola un po in anticipo per ripetere suona la campanella ed entriamo nell'aula d'esame ci sono 4 professori schierati che mi aspettano è uno di loro dopo aver esaminato altri 15 ragazzi chiama il mio nome, sono particolarmente agitato rispetto alle altre volte, sarà perché è l'ultimo esame che darò, sarà che è della mia materia preferita ma va bene, un grosso respiro stringo la mano ai professori e inizio a parlare, dopo innumerevoli domande che non lo nego, mi hanno messo abbastanza in difficoltà, rispondo ad ogni loro domanda senza esitazioni. Il professore mi stringe la mano prende il mio libretto universitario e ci spiaccica un bel 30 sopra... Anche questa è fatta. Prima di prendere la strada verso casa inizio a camminare e a ponderare sulle parole che dovrò dire a mia madre, lei non sa del mio orientamento sessuale e prima di partire ho deciso di dirglielo, sì ma con quali parole? Con che espressione del viso? E lei come la prenderà? Ho paura di farle male, ma è meglio dirglielo che nascondergli questa cosa in eterno anche perché prima o poi si farà delle domande sul perché non ho mai avuto una relazione... Basta domande, butterò fuori quello che ho dentro sono 8 anni che nascondo questa cosa e ne parlo solo con il dottor Collins.

Entro dalla porta ma non c'è nessuno saranno ancora in giro a fare spese. Decido di aspettarli sul divano.
Dopo poco sento aprire la porta, ero immerso nei mie pensieri, quando mia madre con la sua solita solarità quasi urla: "Harry amore mio, com'è andato l'esame?" Ed io: "Bene, grazie mamma ma devo parlarti" lei preoccupata mi spronò a parlare "Senti mamma io ho preso una decisione, so che forse non la prenderai bene, ma non ne posso più dello studio che non mi piace e doverlo fare contro voglia per fare un piacere a voi, non ce la faccio più a stare in un paesino costernato di persone con mentalità retrograda e non potermi fare amici perché non capirebbero il mio modo di pensare, di vivere, ora starai pensando a cosa mi riferisca, ma io sono gay" lei rimase con un'espressione al limite tra lo spaventato e l'amareggiata, la faccia di Robin era descrivibile in una sola parola DISGUSTATO. Entrambi non parlarono allora decisi di continuare a parlare io "Fatto sta che lo accetterete o meno io domani parto per Londra, non mi aspetto che mi diate qualcosa per sopravvivere li, comunque partirò anche per farvi assimilare meglio questa notizia, detto questo vado a preparare i bagagli". Continuarono a rimanere in silenzio non so cosa li abbia scioccati di più... 'Su Harren lo sai benissimo cosa li ha scioccati principalmente', sussurrò la vocina onnipresente nel mio cervello.
Salii sopra per dare ordine alle valige, e non solo a quelle. Una volta preparate uscii di casa per fare due passi, senza una meta, l'aria era pesante quando arrivai alla fine delle scale, sentivo lo sguardo dei 'miei' puntare su di me in ogni minimo movimento che facevo, mi sentivo pesante, oppresso... Uscii di casa fregandomene ed in quel momento la vocina si ripresentó dando vita ad una bella domanda 'Harren c'è mai stato un momento nella tua vita in cui non ti sei sentito oppresso?' No non c'era mai stato forse meno o più ero sempre stato oppresso dagli sguardi, i gesti, le parole dei 'miei genitori', camminai per mezz'ora pensando a cosa stessero pensando di me in quel momento. Tornai a casa e mi stesi sul letto pensando che il giorno dopo mi sarei trovato in una città ben diversa della mia e anche meno oppresso. Ah dimenticavo di dirvi che ho contattato parecchie agenzie e pare che abbia trovato lavoro e anche un alloggio in uno di quegli ostelli affittacamere tipicamente londinesi. Domani mi spetta un lungo viaggio direzione Londra, meglio dormire.

È arrivato il giorno che speravo da tanto liberarmi di tutto e tutti pur di star bene e far star bene, pur di non far soffrire ulteriormente i 'miei genitori'. Scesi giù posai i bagagli ai piedi delle scale. Mia madre era già in cucina con faccia cadaverica come chi non dormisse da settimane, mi avvicinai posandole una mano sulla spalla e sussurrandole uno 'scusa', uno di quei 'scusa' che vogliono dire tanto erano tutte le scuse per quello che le avevo fatto passare, SCUSA perché non sono stato mai il figlio modello, colui che vuole diventare medico o arruolarsi, SCUSA per le sedute dallo psicologo che ti sei dovuta subire sentendoti quasi colpevole di tutto ciò, SCUSA se ora sto partendo, se ti lascio, ma soprattutto SCUSA se prima di andarmene ti ho dato il colpo di grazia dicendoti della mia omosessualità, SCUSA se non potrai mai diventare nonna, se non potrai vantarti con le tue amiche di tua nuora e dei bei gusti che abbia tuo figlio nello scegliere le ragazze, SCUSA di tutto mamma e SCUSA soprattutto perché queste parole le ho scritte solo nella lettera che sto per posarti sul tavolo prima di andarmene e lasciarti in lacrime con solo uno stupidissimo SCUSA.

NOTHING IS LOST_ LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora