Change

59 4 0
                                    

Ero lì al punto di andarmene quando senti la mano di mia madre prendermi il braccio e dirmi 'non è colpa tua' e darmi un busta per poi correre di sopra. Non ebbi neanche il tempo di abbracciarla presi chiavi e valigie e uscii di casa, mi infilai in macchina e aprii la busta, c'era un assegno di 20.000£ ed un biglietto con scritto 'accetterò qualunque scelta tu voglia intraprendere, ma per farlo ho bisogno solo di tempo, scusa se forse non sono stata un buona madre, buona fortuna figlio mio'. Accesi la macchina con gli occhi pieni di lacrime e partii. Il viaggio durò all'incirca tre ore e mezza con un paio di soste per riposare. Arrivai a Londra, l'aria era diversa da quella di casa mia, più inquinata, frizzante, una parola, inebriante. Chiamai l'agenzia per farmi spiegare precisamente dove si trovasse il mio ostello, rispose il solito tipo, Evan, credo avesse la mia stessa età, aveva una voce giovanissima. Londra la conosco molto bene non conto neanche più le volte che ci sono venuto, fatto sta che Evan mi spiegò che era nei pressi degli studi della Sony, bel posto pensai cioè li passano e spassano un casino di gente famosa che va lì per registrare. Mi avviai e nonostante non fossi tanto lontano ci impiegai 25 minuti, dimenticavo del traffico londinese e se non sei del posto e non conosci scorciatoie rimani fottuto proprio come me. Arrivai a destinazione, c'era un signore sulla quarantina alla portineria che mi fece un po di domande, tra cui per quanto tempo fossi rimasto lì, gli risposi che per ora avrei pagato un mese poi mi sarei trovato un altro alloggio. Mi consegnò le chiavi, caricai i due borsoni sulle mie spalle e la valigia a trascinarla, la mia camera era al nono piano, non so come sarebbe stato la mia casa era composta da tre piani e tranne quando raggiungevo Gemma in Spagna che abitava al quinto non sono mai salito più in alto di così. Arrivai fuori la porta della mia camera e giuro che ebbi un attimo di esitazione prima di aprirla, aprii e devo dire che fu una delle cose più belle che io avevo mai visto, una stanza candida con due letti, un cassettone, una scrivania, un armadio e un televisore di fronte, affianco al letto c'erano tre enormi finestre in cui potevo vedere tutta Londra. C'era una cucina con alcuni elettrodomestici e un bagno. Ma la domanda che continuò a rimbombarmi nella testa fin dall'inizio fu: "perché due letti?" Ho sempre vissuto in camera da solo con il mio bagno, la mia privacy, non potevo condividerla, ma dopotutto ero qui per lavorare non per vacanza e poi questo era un alloggiò passeggero. Ma poi il tipo che dividerà la stanza con me già era arrivato? O sarò io la sua sorpresa? Mi tolsi questo sassolino aprendo l'armadio, e beh lui era già stato li, "porca puttana" esclamai ad alta voce quando sentii aprire la porta, la prima paura fu se costui aveva sentito la mia imprecazione, ma non me ne preoccupai abbastanza chiusi di scatto l'armadio e mi girai, era sulla soglia della porta con una faccia un po stranita e mi guardava come se fossi un mostro. Ruppi il ghiaccio dicendo: "Tu sei il mio coinquilino?" E lui disse: "Si e anche colui che ti ha trovato alloggio e lavoro tramite agenzia, ma non avrei mai creduto ci mettessero in stanza insieme" allora risposi: "Ah tu sei Evan, ma come fai a sapere che sono proprio io quello con cui hai parlato?" E lui chiudendosi la porta alle spalle: "Quando mandate i vostri curriculum c'è anche una foto e mi sei subito saltato all'occhio" era totalmente diverso rispetto a come lo immaginavo, era un tipo timido, aveva quasi paura di parlarmi, diversamente da quando parlammo a telefono. Fatto sta che si presentò ufficialmente: "Piacere Evan Peters ho 23 anni e vengo da Saint Louis nel Missouri tu?" "Dovresti saperlo (sorrisi) hai letto il mio curriculum, comunque sono Harry Styles e vengo da Holmes Chapel nel Cheshair, non avrei mai detto fossi Americano, non hai l'accento" "Vivo qui da 5 anni ormai non so parlare più americano" sorrise, ero curioso di sapere di lui, quel ragazzo mi attirava, così iniziò una specie di interrogatorio reciproco, gli raccontai un po della mia situazione familiare ma non feci assolutamente parola della mia omosessualità, lui mi raccontò che non era mai stato bravo a scuola e che la odiava con tutto se stessa quindi fece lo sforzo di finire il liceo per poi trasferirsi qui in Inghilterra, la sua famiglia era l'opposto della mia, felice anche se con problemi economici, molto legata mi ha descritto, ha due sorelle più piccole di lui che lo amano e lo trattano come un principe. Sentendo questo breve racconto di Evan mi vennero in mente le parole di mia nonna 'I soldi non fanno la felicità' aveva fin troppo ragione, in effetti la mia famiglia era una delle più ricche di Holmes Chapel, ma cosa avevamo ottenuto? Un divorzio, violenze fisiche e psicologiche da mio padre, una sorella lontana, una madre troppo debole. Fatto sta che questo Evan mi piaceva, in tutto e per tutto non lo conoscevo quasi per niente, questo è chiaro, ma quel poco che so, mi intriga, per non parlare del suo aspetto fisico, credetemi uno dei ragazzi più carini che abbia mai visto. Dovrei smetterla di pensare al suo aspetto fisico, dovevo viverci ed io sono gay, è la prima volta che mi trovo in questa situazione e credo che l'unica soluzione per non trovarmi in situazioni spiacevoli mentre lo guardo sia trovare un difetto... Cristo un difetto... Era troppo carino, alto, prestante, capelli un po' più corti dei miei ma più ricci, biondo cenere con dei riflessi quasi platinati, ovviamente naturale, una bocca e un naso che si definirebbero perfetti, ma la cosa più bella erano gli occhi, erano profondi, quasi neri, come quando guardavi il mare nelle notti di inverno, non capivi la fine dell'acqua e l'inizio del celo, in quegli occhi non capivi la fine della pupilla con l'inizio dell'iride. Credo che quello sia stato uno dei momenti più imbarazzanti di tutta la mia vita, c'ero io incantato a guardarlo e lui che cercava di svegliarmi come fossi sotto incantesimo... Mi risvegliai di botto capendo della figura di merda e lo guardai spiazzato cambiando argomento: "Tu quindi dovresti sapere dove lavoro, che ne dici di accompagnarmi?" E lui mi rispose sorridendo quasi imbarazzato "Certamente, andiamo in metro però, in macchina ci impiegheremo una vita" annuii e uscimmo. Durante il viaggio mi spiegò un po i ritmi di vita che si percorrevano in quella città e a cui ben presto mi sarei dovuto abituare. Ci fermammo alla fermata di Piccadilly per poi proseguire verso Oxford, camminammo per più di dieci minuti io non sapevo cosa mi stesse aspettando, fin quando non arrivammo di fronte una palazzina bianca dall'aspetto lussuoso senza nessun tipo di insegna, fuori c'era una fila di ragazzine in attesa di entrare, proprio non capivo, fare la fila per entrare in un negozio? Guardai Evan con una faccia perplessa, in cerca di spiegazioni. Lui mi guardò e disse "Questo è il posto dove lavorerai, è l' Abercrombie, non so se conosci" lo guardai "Certo che conosco ma cosa dovrei farci io in un negozio pieno zeppo di modelli e modelle?" Lui mi guardò quasi come se la risposta fosse ovvia "Abbiamo letto il tuo curriculum e anche visto le tue foto e ci è sembrato più che dovuto mandarti qui, cioè un ragazzo bello e prestante come te dove lo potevamo mettere?" Non risposi ero troppo intimidito da quelle parole, mi limitai ad entrare per poi farmi guidare da Evan che molto probabilmente mi stava portando dal capo. Salimmo tre piani in ascensore e ci trovammo davanti ad una porta bussò e dopo un cenno di approvazione entrammo, quello che doveva essere il capo era seduto dietro la scrivania ci fece cenno di accomodarci e disse "Tu devi essere Harry Styles" mi disse dando un occhiata al foglio davanti a lui, io feci un cenno con la testa per poi rispondere "Si lieto di conoscerla" lui mi squadrò "Anche meglio che in foto, dovresti sapere che la nostra catena è basata sulla BELLEZZA e tu sei proprio quello che cerchiamo, ovviamente oltre ai turni come modello, come hai potuto notare all'ingresso, dovrai anche essere un semplice commesso, però devo chiederti almeno di togliere la maglietta" giuro che fu uno dei momenti più imbarazzanti di tutta la mia vita, fulminai Evan con un sguardo mi alza in piedi e feci come richiesto, il capo mi guardò e disse "Di solito non accettiamo ragazzi con tatuaggi ma tu sei l'eccezione, ci hai colpiti fin dall'inizio, puoi rimetterti la maglietta e se sei d'accordo domani puoi già iniziare" era diverso dal tipo di lavoro che immaginavo ma dovevo pur sempre sopravvivere le 20.000£ prima o poi sarebbero finite e le spese erano tante "Va bene a che ora devo farmi trovare?" In lui si aprii un sorriso e rispose "L'apertura è alle 9 la divisa la daremo noi per ora farai un part time poi se ti troverai bene inizieremo con l'intera giornata, questo week end lo avrai libero così potrai ambientarti anche meglio con la tua nuova città" la mia nuova città, quelle parole iniziarono a rimbombarmi nella testa, non ero ancora abituato a sentirmelo dire, ma quella era la verità quella era la mia nuova città, dove sarei ripartito da zero, sarei cambiato, dove sarei stato libero di essere quello che ho sempre sognato, libero proprio come le rondini che avevo tatuato sul petto. Gli strinsi la mano e andammo via, all'uscita mi fermai mi voltai verso Evan e guardandolo piuttosto male gli dissi "Almeno avresti potuto avvisarmi del tipo di colloquio che avrei avuto, mi sarei reso più presentabile" lui mi guardò come se avessi detto una grande sciocchezza e disse "Sei più presentabile di quanto pensi, hai fatto colpo per poco non si inginocchiava supplicandoti di accettare" scoppiammo a ridere e lui mi abbracció sussurrandomi "Credo che di questo passo diventeremo grandi amici, sei davvero magnifico nonostante ti conosca a malapena" a quelle parole sulle mie labbra si aprì un grande sorriso di approvazione, ero a Londra da meno di mezza giornata è già avevo qualcuno che avrebbe voluto essermi amico, mi sentivo bene e pensai che ben presto avrei spiccato il volo.

NOTHING IS LOST_ LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora