La serata fu tranquilla, ci trattenemmo dal bere visto che il giorno dopo c'era da lavorare. Mentre eravamo ancora nel locale e stavo parlando con Josh un amico di Evan, mi sentii tirare da dietro, mi girai, era Lottie, brilla ma non ubriaca, mise le sue braccia sulle mie spalle alzandosi sulle punte avvicino la sua bocca al mio orecchio, lo lecco e poi mi sussurrò "Ti prego seguimi" Evan mi stava fissando, non sapevo come comportarmi, se l'avessi respinta per l'ennesima volta, avrebbe iniziato a sospettare qualcosa, quindi contro il mio essere la seguii mi portò nel bagno del locale, si assicurò che non ci fosse nessuno per poi chiudere la porta a chiave, iniziò a baciarmi, non ero proprio propenso a ricambiare, ma poi scattò una scintilla, un non so cosa, immaginai che davanti a me ci fosse Evan, perché Evan? Perché proprio lui? Forse perché oltre Zayn era l'unico ragazzo attraente che conoscevo, iniziai a ricambiare il bacio, la sua lingua era prepotente, continuava a muoverla nella mia bocca, iniziò a mordermi le labbra, baciarmi il collo, leccarlo, fino a che non si fermò su un punto e iniziò a succhiare, odiavo quei segni viola sul collo, o almeno li odiavo se fatti da persone che non mi attraevano, in quell'istante tornai in me, non era Evan cazzo, era Lottie, una diciassettenne che mi aveva appena sbottonato i pantaloni e si stava per abbassare a farmi un pompino, la spinsi quasi, mi riallacciai i pantaloni e lei ci rimase davvero di merda. Indipendentemente dal fatto che fossi gay, aveva diciassette anni cazzo, non volevo essere picchiato dal suo fratellone, magari tutto muscoli e tatuaggi, che magari avrebbe creduto che io avessi approfittato della sorellina, quando poi era l'esatto opposto, stava per stuprarmi, avevo paura di quella ragazzina, davvero. La guardai e le dissi "Lottie sei una bella ragazza davvero, ma sei troppo piccola, non potrebbe mai funzionare tra noi, ti prego cerca di evitarmi" lei annuì con faccia mortificata, non era mio intento farle del male, ma a me le ragazze proprio non piacevano. Non salutai neanche Evan e andai via, il fatto che immaginai Evan al posto di Lottie mentre mi baciava, non era buon segno, avrei dovuto risolvere, Evan già aveva il problema di Zayn da risolvere non mi ci potevo mettere anche io. Penso sempre agli altri ai loro problemi, a non essere un problema, ma intanto io ero sull'orlo della disperazione non ne potevo più di trattenere quel segreto. Mi fermai ad un bar, comprai una bottiglia di gin e inizia a berla e piangere, non so perché tutto ad un tratto arrivai ad avere quel momento di debolezza. Arrivai all'ostello, ormai ero da buttare, salii in ascensore i nove piani mi fermai nel bel mezzo del corridoio posai la bottiglia mezza vuota di gin a terra e iniziai a cercare le chiavi, non le trovavo, Evan sarebbe tornato tardi, sarebbe andato da Zayn prima di tornare a casa, non potevo chiamarlo e tanto meno ci riuscivo, mi accasciai a terra su quella che pensavo fosse la mia porta, inizia a piangere e dare testate alla porta, pensando a tutto quello che avevo fatto passare a mia madre a quello che ancora le farò passare, all'improvviso sentii un vuoto alle mie spalle, la porta si aprì, "Evan sei già tornato, meno male devo parlarti" mi girai ma quello non era Evan, per un instante pensai che si fosse portato a letto un altro ragazzo e che aveva seguito il mio consiglio di chiudere con Zayn, poi mi ricordai di quel volto, che in quel momento vedevo sfocato, era il ragazzo che abitava affianco a noi, era in mutande come la scorsa volta, forse la sbornia o la mia deficienza mentale mi fece pensare 'ma questo li avrà dei vestiti o vive perennemente in mutande?', il biondo mi trascinò dentro mi prese sotto la spalla facendomi alzare e mi scaravento sul letto, prese la bottiglia ormai piena di un solo sorso e la gettò.
"Sei rimasto fuori?"
"Ho dimenticato le chiavi ed Evan è a scopare con la sua valvola di sfogo quindi tornerà tardi"
"Beato lui che ce l'ha" lo sentii ridere
"Anche tu sei gay?"
"O mio dio, no, per niente, perché la valvola di sfogo del tuo amichetto è maschio?"
"Si e che maschio, lavora con me, se non fosse stato la valvola di Evan me lo sarei scopato e poi mi sarei scopato anche Evan"
"Anche tu sei gay?"
"Si ma non lo sa nessuno qui a Londra, anche se dovrei iniziarlo a dire oppure non troverò mai nessuno da scopare"
Vidi il biondo fare una faccia quasi nauseata nell'udire quelle parole
"Sarai mica omofobo?"
"No assolutamente, ho anche amici gay, ma tu ti scoperesti chiunque"
"Se vuoi saperlo scoperei anche te, in questo momento biondino"
"Mi chiamo Niall e scusa ma non ci tengo, mi sta bene la patata"
"Va be se cambi idea fammi sapere, dovrei trovare qualcuno disposto a fare l'attivo che mi tolga la verginità "
"Vuoi farmi credere che sei ancora vergine?"
"Si, nessuno mi vuole eppure dicono che sono bello, faccio anche il modello da Abercrombie"
"Io lavoro li affianco nell'agenzia assicurativa"
"Ti verrò a trovare per ringraziarti, ora non mi sembra il caso"
"Va bene ma ora cerca di dormire "
Mi addormentai nel suo letto, era stato gentilissimo, sembrava davvero un ragazzo per bene, tranquillo e molto simpatico. Avrei voluto conoscerlo in un'altra situazione, magari da sobrio, magari senza dirgli così schiettamente e quasi come mio biglietto da visita il fatto di essere gay. Mi svegliai la mattina alle sette lui era accanto a me sveglio, mi resi conto di chi ero, dov'ero e cosa avevo detto a Niall, per poi accorgermi che i residui di alcol nel mio corpo non erano per niente svaniti, anzi mi avevano causato un mal di testa atroce, Niall mi guardò
"Buongiorno, credo che oggi niente lavoro, vorrai mica andare sulle copertine di tutti i giornali londinesi 'modello Abercrombie ubriaco sul posto di lavoro' quindi conviene che tu oggi rimanga a letto e magari decidi di dire al tuo coinquilino della tua omosessualità"
"Oddio non è possibile, chissà che idea di sei fatto di me, scusami" dissi con voce rauca segno di un risveglio post sbornia
"Oltre al fatto che ti scoperesti qualunque essere vivente carino con un pene, mi stai simpatico"
"Ok è davvero un momento imbarazzante questo"
Lui scoppiò a ridere, aveva una di quelle risate contagiose, quelle che quando le senti non puoi fare a meno di seguire a ruota, quelle che anche quando sei giù riesce a sollevarti, lo adoravo quel ragazzo, mi aveva salvato, se non mi avesse trascinato in camera sua, a quest'ora Evan avrebbe saputo della mia omosessualità nel peggiore dei modi, perché pensandoci, non potevo dirglielo da ubriaco sarei trasceso in altre cose non tanto caste e magari dopo ci saremmo travati a letto, io senza verginità e lui con un problema in più. Avrei detto ad Evan della mia omosessualità, da sobrio.
Chiamai lavoro per avvisare che quel giorno non sarei andato, il capo non disse nulla, credo che mi avrebbe concesso di tutto, era perso di me.
Mandai un messaggio ad Evan con scritto 'sono ancora vivo non chiamare la polizia ci vediamo più tardi'. Niall non lavorava quel giorno quindi decidemmo di scendere a fare colazione, andammo a fare un giro in centro, raccontandoci reciprocamente delle nostre vite, era irlandese anche i suoi genitori erano separati ma nessuno aveva avuto un nuovo amore, aveva un fratello e un nipotino, al quanto stupendo, la sua fotocopia insomma, un Niall in miniatura. Era simpaticissimo, aveva grande senso dell'umorismo, sapeva ascoltare e quando gli raccontai dei mie vai problemi adolescenziali e anche infantili, si fermò dal camminare si mise di fronte a me e mi diede uno di quegli abbracci che non ti aspetti, che ti trasmette calore, amicizia, quelli che arrivano al cuore, quelli sinceri, quelli mai ricevuti, in quel momento pensai che solo Niall -nonostante non fosse passato neanche un giorno da quando lo avevo conosciuto, o per dire meglio da quando mi aveva salvato- poteva darmi quegli abbracci, sarebbe stato il mio confessionale, dopotutto qui a Londra per ora solo lui sapeva tutto di me ed era anche etero, non correvo il rischio di innamorarmi, o di scoparmelo, lui sarebbe stato 'l'uomo dell'abbraccio'.
STAI LEGGENDO
NOTHING IS LOST_ Larry
FanfictionCredi che la tua vita abbia sempre preso una piega sbagliata, che tutto sia sbagliato, che tu sia sbagliato... E che ormai non hai più niente da perdere, costretto ad abbandonare i tuoi familiari per non renderli partecipi del tuo dolore, il dolore...