18. Non mi piaci più.

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"E di quello che ho dentro,
te ne ho dato la metà.
E di quello che ho perso,
tu ne hai vinto la metà.
E cos'è che ti guardi,
non mi riconosci più?"

⛈⛈⛈

2020

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2020

Alzo gli occhi al soffitto per l'ennesima volta e sospiro rumorosamente.

Sento il suo sguardo addosso. Anche se non posso vederlo, riesco comunque a percepirlo. Mi riscaldo le braccia con le mie stesse mani poiché voglio far passare questi maledetti brividi.

Ho accompagnato Francesca al palazzetto sportivo vicino il palazzo in cui entrambe abitiamo, poiché Giovanni aveva deciso di partecipare allo stupido torneo di calcio che si tiene ogni anno nella nostra piccola città. Siamo sedute sugli spalti da oramai un'ora e Giovanni non ha ancora giocato.

Mi annoio da morire e sono anche nervosa.

Odio questo posto, i ricordi che fa riaffiorare e il solo fatto che anche lui è qui e che non mi sta togliendo gli occhi di dosso, non fa altro che aumentare il mio malumore.

Ultimamente me lo ritrovo sempre in mezzo ai piedi: in palestra, a mare, nei locali e adesso anche al maledetto palazzetto sportivo.

L'ho evitato per cinque dannatissimi anni e il suo trasferimento in un'altra regione per giocare a basket mi aveva aiutata parecchio, ma adesso è ovunque.

«Vado a fumare», informo mia cugina per poi alzarmi dagli spalti. Mi sistemo meglio la gonna di jeans che mi è leggermente risalita lungo le gambe dato che per il nervosismo non sono riuscita a stare ferma.

Faccio una cosa parecchio stupida però, alzo lo sguardo e incontro quei maledetti occhi verdi.
Come pensavo, non solo è qui e mi stava già fissando, ma è anche con Ginevra.

Mi mordo l'interno della guancia e porto i miei occhi altrove, alla ricerca di una stupida uscita.

Ma perché diavolo è venuto qui?
Salgo velocemente gli scalini con la sigaretta spenta tra le labbra, per raggiungere l'uscita laterale opposta rispetto a quella che gli verrebbe più vicina.

Una volta fuori inspiro dal naso fino a riempire i polmoni per poi espirare lentamente. Cerco l'accendino nella borsetta a tracolla e lentamente mi dirigo alla balconata dalla quale posso scorgere il palazzo in cui vivo.
Una volta trovato, accendo la sigaretta e lascio che il fumo mi riempia, colmando il vuoto che sento perennemente dentro lo stomaco, come se mi mancasse un pezzo.

C'è un po' di vento qui fuori e i capelli mi sventolano di fronte al viso dandomi fastidio. La luce del balcone di casa mia è accesa e posso intravedere in lontananza mia madre stendere i panni.

Odio questo posto, il modo in cui mi fa sentire e la presenza di Chris qui non aiuta affatto.

A volte mi sento davvero patetica perché è passato tanto tempo e probabilmente è molto infantile e immaturo da parte mia avercela ancora con lui per fatti accaduti cinque anni fa.

Resta Ancora Un Po'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora