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Se solo gli sguardi avessero potuto uccidere, credevo che il mio avrebbe crivellato Miles con la potenza di un mitra di ultima generazione, nelle mani di una spia russa

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Se solo gli sguardi avessero potuto uccidere, credevo che il mio avrebbe crivellato Miles con la potenza di un mitra di ultima generazione, nelle mani di una spia russa. Mi avvicinai alla golf parcheggiata, ignorandolo, camminando dritta come un fuso, come una vera discendente dei Romanov.
La golf era parcheggiata al centro del ranch, dal lato delle stalle, in tutta la sua magnificenza. Mentre testa bacata uno, ovvero Derek, fumava le sue Marlboro light, appoggiato alla portiera del guidatore e guardando distrattamente verso il box di Bucefalo, testa bacata due, ignorava Millie, che mi guardava come se le avessi mangiato il gatto.
Decisi di ignorarli e mi andai a sedere direttamente davanti, dal lato del passeggero. Non volevo stare seduta vicino a Millie, che sembrava odiarmi ogniqualvolta discuteva con Miles per poi tornare a fare l'amicona, la best friend per la vita, non appena chiarivano. E poi mi chiedevano perché mi circondavo di maschi, il più delle volte. Un unico neurone era più gestibile di un ammasso di neuroni e ormoni, con l'aggiunta del ciclo una volta al mese, a volte anche in ritardo.
《Qualcuno si è svegliato male, peperone.》Miles, seduto dietro di me, iniziò a toccarmi i capelli con noncuranza. Mi girai a schiaffeggiargli delicatamente la mano.
《Non ti ha insegnato la mammina a non toccare?》Chiesi, sfidando quegli occhi nocciola fissi nei miei.
Lui mi ammiccò, per poi rivolgersi al suo piccolo pubblico entrato in auto.
《Qualcuno oggi ha le sue cose.》
Gli sorrisi perfida, mentre Derek metteva in moto e usciva da casa per immettersi nel viale che dava alla strada.
《Oh, oggi è uno di quei giorni. Devo avere degli assorbenti se ti servono cara.》Gli dissi, mimando le virgolette con le dita alla parola cara.
Nel mentre Derek si girò a guardarmi, sorridendo. Rimasi, due secondi, giuro che erano due, a guardare i suoi occhi azzurri e come la camicia bianca sotto la giacca blu navy, ovvero la divisa dell'istituto, gli stesse da dio, prima di abbassare il viso in fiamme e accaldato a guardarmi le mani strette sulle gambe. Mi portai la matassa di capelli, degni di Raperonzolo, a coprirmi il viso, abbandonando così le mani giunte in preghiera stile Maria Maddalena.
Nonostante i miei sforzi, potevo percepire ancora il suo sguardo, così pregai non mi uscisse fumo dalle orecchie, come Harry dopo aver mangiato quella caramella che faceva fare i versi degli animali.
《Ancora arrabbiata?》Lo sbirciai da dietro i capelli, con la coda dell'occhio, aveva riportato l'attenzione sulla strada.
《Forse. Chissà. Può darsi. 》Dissi, girandomi a guardare gli enormi campi di girasoli che precedevano la nostra scuola.
《Ma se a malapena mi hai salutato.》Rispose Miles al posto suo, tornando a giocare con i miei capelli come un bambino.
《Non ti ho affatto salutato, Miles.》Puntualizzai.
《Katherine Sunders sai bene che l'ho fatto perché era una scommessa facile. 》
《Certo Miles Cortland, ma non ti ho mai dato il permesso di scommettere su di me.》Lo ripresi, rigirandomi a schiaffeggiargli le mani.
Mi guardò triste, imitando la mia espressione da cucciolo abbandonato in autostrada, per poi appoggiare la schiena sul sedile, il tutto continuando ad ignorare Millie.
Mi rigirai, riportando lo sguardo a quei fiori dalla storia dolce, che per me simboleggiavano l'amore, oltre il finestrino.
Cercai di non farmi prendere dai sensi di colpa, in fondo Miles si meritava di essere trattato un po' male, doveva ringraziare che non fossi Medusa, altrimenti credo che non avrei avuto dubbi sulla prima persona che avrei tramutato in pietra, in quel momento.
I fiori scomparvero lasciando il posto a una miriade di parcheggi, stracolmi, e a una piccola insegna sulla destra, leggermente sbiadita e rovinata dalla pioggia.
"Benvenuti alla Charity High School".
Arrivammo all'unico parcheggio di fronte all'entrata, Scott Tavish, un omone tanto alto quanto stupido, un tirapiedi di Miles, ce lo stava tenendo, ergendosi a statuina sotto il sole cocente.
Dopo aver parcheggiato, Miles e Millie scesero, andando a parlare entrambi con Scott, un millesimo di secondo dopo aver spento il motore, neanche l'airbag sarebbe stato così veloce.
Mi stiracchiai, prendendo la cartella, e aspettando che Derek scendesse a sua volta.
《Hai proprio un buon profumo.》Dovevo avere le allucinazioni uditive, non poteva essere altrimenti. Iniziai a pensare alle possibile malattie che le causavano. Possibile che fossi diventata schizofrenica? O forse era un disturbo della personalità?
《Come scusa?》Chiesi, voltandomi a guardarlo e continuando a non credere a quello che le mie orecchie avevano appena sentito.
Derek mi si avvicinò leggermente. 《Ho detto che hai un buon profumo.》
Lo guardai imbambolata, nel più totale imbarazzo, adesso capivo perché gli struzzi nascondevano la testa sotto la sabbia ustionante, nonostante i granelli che si infilavano fastidiosamente nel becco. Nella prossima vita volatile con il collo lungo come una giraffa, grazie!
Sbaaam.
Una manata sul mio finestrino mi fece sobbalzare. Miles era oltre il vetro, con la mano spiaccicata, lasciando le sue impronte.
《Forza peperone, scendi.》
Feci per girarmi verso Derek, ma nello stesso momento in cui ruotavo la testa, lui scendeva in tutta fretta, mentre le Bitches' Clothes lo accerchiavano, pronte a salutarlo con tutti gli onori.
Roteai gli occhi, vedendo come mettevano in mostra la mercanzia, con le loro gonne esageratamente corte. Mi portai due dita alla gola, fingendo di vomitare, mentre Miles rideva sguaiatamente, aprendomi la portiera e porgendomi la mano da vero gentleman.
《Madame.》
《Messieur.》Presi la mano e scesi, mentre la maggior parte degli sportivi iniziava ad avvicinarsi, pronti a sapere ogni dettaglio della scommessa.
Sbuffai infastidita, aggrappandomi al braccio di Miles e incamminandoci verso l'entrata. 《Mi devi almeno tre frozen yogurt, lo sai.》

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