Miles si alzò di scatto per andare petto a petto contro Derek.
《Da quando si ascoltano le voci?》
《Da quando si conosce già la verità. 》Derek puntò i suoi impietosi occhi azzurri su di me. Mi si accapponò la pelle nel vedere quella rabbia e quella furia riversa, per la prima volta, su di me.
《Non è forse chiaro?》Mi domandò con superiorità, ignorando deliberatamente Miles.
Mi alzai, incapace di stare ferma un minuto di più, non quando mi guardava come se avessi commesso la più grave delle colpe. Mi avvicinai a loro, mettendomi in mezzo, a coprire Miles.
《Non so di cosa tu stia parlando.》 Sentenziai, cercando di ricambiarlo con la stessa moneta e sperando fossero più interessati alla mia incolumità che alla loro diatriba.
Derek mi studiò lentamente, accennando un piccolo sorrisetto feroce.
《Ah no? Eppure non eri tu a farti mordere la coscia due secondi fa?》
Dovevo aver sentito male.
《Chi l'avrebbe mai detto che la piccola Katy Sunders si desse da fare.》Tavish rise in maniera gutturale.
《Stai scherzando spero.》Dissi sorpresa, portandomi una mano sul petto.
《Tavish tappati quel cesso di bocca, prima che lo faccia io.》Derek iniziò a stringere i pugni, potevo vedere le nocche ormai bianche.
《Scusa Derek, ricevuto.》Mormorò l'omone spaventato.
《Lei non c'entra con questo, lo sai bene.》Disse Miles mentre mi spostava di lato delicatamente, per ritornare a muso duro contro Derek.
《Esattamente Katy è stata tutto il tempo qui con noi.》 Sentì Pam, difendermi.
《Non poteva sapere cosa fosse successo.》 Intervenì anche Hila, con un filo di voce.
Derek scosse lentamente la testa, ispirando profondamente, gli occhi azzurri in tormento. Sapevo che si stava trattenendo ma non capivo per cosa. Vederlo come un'anima dannata, senza poter far nulla, mi riempì il cuore di angoscia.
《So che non è colpa sua.》 Disse guardando oltre, verso nessuno in particolare.
Allora perché si comportava in maniera così ambigua? Non era da Derek.
《E di me cosa sai?》Lo puntellò Miles accusatorio, guardandolo però con una certa apprensione.
Derek sorrise, mostrando il sorrisetto furbo che incantava chiunque avesse la fortuna di incontrarlo, prima di prendere Miles per le spalle, sbatterlo di schiena versa la quercia dietro di lui e tirare un pugno alla corteccia, a un soffio dal volto stupito del suo amico di infanzia. 《So che da oggi non siamo più amici.》
《Derek.》 Urlai spaventata, fiondandomi verso il povero Miles, per controllare che fosse tutto intero, seguita a ruota da Tavish, Pamela e Hilary.
Miles mi sorrise, mostrandomi i pollici. 《Tutto ok, solo mezzo incriccato.》
Certa che sarebbero sopravvissuto e che Pam, che aveva una certa cotta per lui, gli avrebbe fatto volentieri da crocerossina, decisi di tirare le orecchie a Derek.
《Sei impazzito?》Lo accusai girandomi a fronteggiarlo. E piazzandogli i pugni sul petto, con tutta la forza che avevo in corpo, senza avere il coraggio però di guardarlo negli occhi.
Per tutta risposta lui non si mosse di un millimetro, anzi rimase totalmente immobile. Non era quello che mi aspettavo, così alzai lo sguardo dal colletto elegantemente piegato al suo volto perfetto, che poteva essere stato dipinto tranquillamente da Michelangelo o Macchiavelli per quanto mi riguardava.
Derek mi stava guardando, e questo mi scosse nel profondo più di tutto quello che era successo negli ultimi giorni. Non che prima non mi avesse mai guardata, ovvio. Ma era uno sguardo diverso, che non riuscivo a comprendere e che mi faceva sentire caldo e in imbarazzo, per mille motivi stupidi.
Le infinite volte in cui lo guardavo senza ritegno, e sono infinite giuro, quando si accorgeva del mio sguardo fisso su di lui (e se ne accorgeva sempre, facendomi sentire una piccola guardona) ricambiava per dei millesimi di secondi, prima di diventare sfuggevole ed evitarmi. Cosa che mi faceva cadere nello sconforto più assoluto e che mi spingeva a credere che sarei morta di zitellaggine con ventisei gatti su cui riversare tutto il mio amore inutilmente, senza essere niente più che una schiava umana per loro.
Totalmente sovrappensiero, sì stavo pensando ai gatti e alla mia morte solitaria, non mi accorsi che Derek si era fatto incredibilmente vicino. Vicino al punto che potevo sentire il suo respiro caldo sulla punta del naso. Portò una mano sul mio viso, spostandomi una ciocca ribelle dietro ai capelli. Facendolo, mi guardò attentamente, forse aspettandosi che mi spostassi. Rimasi ferma come una statua, trattenendo perfino il respiro per paura che potesse rovinare quell'istante perfetto. Derek mi stava toccando, ok non proprio toccando toccando, visto che mi stava sistemando i capelli. Però era una novità, e volevo davvero festeggiare, e questo significava brindare come una pazza, ringraziare dio e tutti gli angeli del paradiso, donare qualche dollaro alla zingara del centro commerciale, perché finalmente mi aveva portato fortuna, per poi sparare in aria dei mega fuochi di artificio con i nostri nomi illuminati.
Ok, forse l'ultima parte era leggermente esagerata e da sottona patetica. Ero davvero felicissima.
Derek mi diede un ultimo sguardo, capace di farmi arrossire fino alla punta delle dita, prima di allontanarsi a grandi passi.
Guardandolo mi venne in mente una frase di Toretto, in non mi ricordo quale Fast and Furious, in cui parlava di un tipo di sguardo, che a detta sua era ,e cito testualmente, "capace di andare oltre la superficie, dritto dentro l'anima.. venti per cento angelo, ottanta per cento diavolo". Ecco lo sguardo di Derek, invece, non aveva nulla di angelico. Era uno sguardo capace di assorbirmi, uno sguardo in cui mi sarei persa volentieri senza ritegno, al di là di tutto.
Dritto dentro l'anima.
Era lo sguardo di un diavolo, di un peccatore. E mai, prima di allora, le porte dell'inferno mi erano risultate così dannatamente attraenti.
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Without
ChickLitOgni ragazza sogna di andare al ballo scolastico, scegliere uno vestito sbrilluccicoso, rimpinzarsi di punch e tartine dal gusto discutibile, per poi ballare un romantico lento con il proprio cavaliere, nella speranza di essere nominata reginetta. K...