capitolo 2

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<Ehi> fece il ragazzo moro dagli occhi ancora non scoperti. Valentina si voltò e riuscì a vedere il suo compagno di viaggio per intero. <Piacere Francesco> continuò lui. Valentina era davvero incantata, da tutto. Dai suoi capelli pieni di ricci, dalle sue labbra sottili a forma di cuore e dai suoi occhi, dai suoi occhi verdi. Dopo averlo esaminato con la giusta attenzione rispose al saluto che le era stato fatto: <Piacere mio, Valentina>  <Ok Valentina> fece lui <Ho la sensazione che tu abbia una leggera paura per l'aereo, è per caso così?> chiese Francesco immaginando perfettamente la sua risposta. <Be, diciamo che... che...> l'aereo stava decollando precisamente in quell'istante e Valentina non trovava la forza per parlare, probabilmente stava svenendo, così senza rendersene conto prese la mano di Francesco e la strinse forte, fortissimo. 

Si rese conto di ciò che stava facendo quando Francesco accennò un leggero <Ahi>  che era un misto tra un "mi stai letteralmente stritolando la mano" e un "se serve a non farti morire fai pure". Valentina appena sentito quel cenno lasciò la mano, che nel mentre era diventata rossa fuoco, e si scusò con il suo compagno di viaggio che si era messo a ridere. <Perché ridi?> chiese Vale <Stavo per romperti una mano> <Effettivamente mi hai fatto un po' male, ma il fatto che tu non ti stessi rendendo conto di ciò che stavi facendo mi ha rassicurato. E mi sta facendo ridere> <Mi sembri un tipo molto strano> disse a mezza voce la ragazza <Guarda che ti ho sentito eh> rispose l'altro <Lo so, di questo mi sono resa conto>.  

Da quel momento in poi non fecero altro che ridere e parlare, per poi ridere di nuovo. Vale era davvero felice, e anche Francesco sembrava divertirsi. Parlarono di ogni cosa, di qualsiasi argomento gli passasse per la testa. Dal più stupido al più complesso. Scoprirono tanto in quelle 9 ore di volo, che Valentina non si sarebbe mai aspettata di passare così. Scoprirono di essere entrambi di Roma, di avere gli stessi gusti musicali, più o meno, di non essere per niente d'accordo su alcuni film visti o su alcuni libri letti, di odiare entrambi la matematica ma di essersi comunque iscritti, e di dover andare a settembre, ad un liceo scientifico. 

Valentina aveva compiuto 15 anni quell'estate ma doveva comunque andare in prima liceo. Dopo l'abbandono subìto da parte della mamma ci impiegò molto tempo prima di rimettersi in sella, prima di tornare a giocare con gli altri bimbi e di tornare a sorridere. Suo papà aveva deciso infatti di farle fare un anno in più di asilo e di farle quindi iniziare la prima elementare a 7 anni. Arrivata alle scuole medie doveva sempre spiegare, a tutti quelli che glielo chiedevano almeno, perché aveva un anno in più. Lo spiegava a tutti perché aveva il timore che gli altri pensassero che fosse stata bocciata, cosa che le causava fastidio, perciò preferiva mettere le cose in chiaro da subito. Ed era sicura che avrebbe dovuto farlo anche a settembre. 

In realtà quando era più piccola le dava fastidio cosa pensasse la gente in generale. Odiava ricevere giudizi o valutazioni. Ci metteva sempre il cuore, in tutto, e sentirsi dire che ciò che aveva fatto era sbagliato, che c'era di meglio, la distruggeva. Faceva sempre del suo meglio per rendere felici le persone che amava, per vedere sui loro bei volti un sorriso grande grande. La rendeva triste non riuscire a non soddisfarli. Crescendo ha imparato, sta imparando e imparerà, che ciò che gli altri pensano non è affatto importante, che se non credi in te stessa e non ti fai forza da sola nessuno lo farà al tuo posto, che gli altri  cercano sempre di trovare i tuoi punti deboli per farti del male e che tu non devi permetterglielo. 

Sta imparando tanto la piccola Valentina...

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