capitolo 4

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Quel discorso continuò e ne continuarono altri cento o forse mille, non si stancavano mai di parlare. Ma, tornando al presente, Valentina si trova in hotel. Un hotel a New York, il suo sogno, diciamo anche il sogno di tutti. Chi non vorrebbe viverci? È in camera con suo fratello, il quale mentre disfa la valigia si accorge di aver dimenticato il suo portafortuna. 

È un ciondolo regalatogli dalla mamma per il suo compleanno; Andrea compiva cinque anni e Vale era appena nata. Da questo regalo non si era mai separato, nemmeno quando la madre li abbandonò, soprattutto da quel momento. Era l'unica cosa che gli era rimasta e nonostante l'odio e la rabbia che provava e prova tutt'ora verso quella donna ci tiene tantissimo. Valentina si accorse del dispiacere che stava provando suo fratello, ma non riusciva a capirne il motivo, così decise di chiederglielo sebbene sapesse che Andrea era un ragazzo molto riservato per le sue emozioni e i suoi sentimenti.

<Andre qualcosa non va?> chiese Valentina sperando in una risposta sincera.

<Ho scordato il ciondolo>

<Quello della mamma?>

<Sì>

<Andre mi dispiace pensavo lo avessi inserito in valigia da solo>

<Io pensavo lo avessi messo tu> disse Andrea quasi urlando.

Da quella frase in poi nessuno dei due aggiunse altro. Valentina si sentiva in colpa ed Andrea era arrabbiato. Era talmente arrabbiato che non riusciva a capire ne quanto Valentina ci stava male ne che lei non aveva colpa di nulla. Avrebbe  dovuto ricordarsene lui, dato che il regalo era suo ed era lui a tenerci così tanto.  Anche Vale aveva un ciondolo simile che le era stato sempre regalato dalla mamma, ma non ci teneva per niente. Sarà stato sicuramente nell'armadio tra vestiti, borse, scarpe e tutto ciò che una ragazza ha. Non le importa di quel regalo, non gli da peso. Da peso invece  tutto quello che la madre le aveva procurato e tutto quello che aveva procurato a suo fratello e a suo padre. Che si può racchiudere in una parola, tanto piccola quanto brutta, dolore. Quindi Vale capiva la rabbia e il dispiacere di suo fratello, ma non poteva mettersi nei suoi panni, perché in quella parte della loro vita che fondamentalmente era la stessa, perché entrambi hanno vissuto la stessa cosa, hanno avuto due reazioni differenti, sono andati avanti in modi completamente diversi e tutt'ora proprio quell'avvenimento li sta rendendo più fragili che mai. E' sempre così quando c'è di mezzo la loro mamma. 

Ma la rabbia passò in fretta, come i giorni in quella città da sogno. Avevano camminato tanto, tanto che ogni volta che tornavano in albergo si buttavano sul letto senza nemmeno pensarci due volte. Avevano scattato tantissime foto, mangiato le cose più strane, acquistato gli oggetti più inutili e fatto le più grosse e belle risate che si possano fare in famiglia.

Si erano divertiti ed avevano esplorato. Erano stati a visitare la Statua della Libertà, Time Square, Central Park e tante altre bellezze. L'ultimo giorno erano stati anche all'Empire State Bulding, ci avevano messo tanto a raggiungerlo; tra passi a piedi, chilometri in taxi e fermate in metropolitana. Vale era arrivata davanti a quel grattacelo di ben 103 piani che era diventato il simbolo iconico della sua serie tv preferita: Gossip Girl. Una parte di lei, quella spensierata e sognatrice, sperava che Chuck Bass scendesse da quei 443 metri di altezza, aprisse la porta che le si trovava davanti e la portasse a fare un giro per l'Upper East Side. L'altra parte invece era più realistica e la faceva restare lì immobile a contemplare quel meraviglioso grattacielo che è situato nel quartiere Midtown del distretto di Manhattan, all'angolo tra la Fifth Avenue e la West 34th Street.

Nonostante fosse in viaggio, un viaggio che non ha fatto altro che regalarle emozioni,  Vale non poteva non chiamare i suoi migliori amici che erano contentissimi per lei e non vedevano l'ora che tornasse per abbracciarla forte forte e raccontarle tutto quello che era successo nel loro piccolo quartiere. 

Vivono vicini, vicinissimi loro tre. Si conoscono da sempre e sono legati in una maniera che tutti invidiano. Riescono a divertirsi in qualunque modo e non hanno bisogno di altra gente per farlo. A settembre prenderanno strade diverse ma sono certi che niente riuscirà a dividerli. Sono uniti da un qualcosa che nemmeno loro riescono a spiegare, la bolla dell'amicizia la chiamano. Una bolla dalla quale, una volta dentro, non si esce più. A meno che qualcuno non soffi così forte da farla rompere. A loro non era mai successo, ma semmai succederà sapranno rimboccarsi le maniche e ricostruirla. Di nuovo. Da capo. 

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