capitolo 7

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Era finalmente arrivato il primo giorno di scuola. Valentina dormì poco la notte ma comunque riuscì ad alzarsi appena suonò la sveglia. Quella specie di musica, che musica non era iniziò a squillare alle 6 in punto. Valentina aveva poi un pullman da prendere alle 7:30 e l'inizio delle lezioni alle 8. Aveva già calcolato tutto, adorava farlo.

Scese dal letto ed andò in sala per fare colazione, con il suo solito latte e caffè. Non prendeva altro, mangiare la mattina la faceva stare male, non ci riusciva proprio. Poi andò in bagno, fece una doccia e applicò sui suoi grandi occhi verdi le lenti a contatto. Aveva deciso durante l'estate che avrebbe tolto definitivamente gli occhiali, che portava ormai da quando era piccolissima. Lavò il viso, i denti e si piastrò i capelli, anche se erano già lisci. Tornò in camera per vestirsi, con gli abiti che aveva ovviamente preparato la sera prima. Iniziò dalle elementari a farlo, e quando si accorse che in questo modo le rimaneva un sacco di tempo non smise più. Non si truccò, o almeno non troppo. Mise solo un filo di mascara nero sulle ciglia e un burro cacao trasparente sulle labbra.
Uscì finalmente di casa, con i suoi soliti 5 minuti di anticipo, che quel giorno furono fondamentali visto che il pullman arrivò nel preciso istante in cui Valentina chiuse il portone del suo appartamento. Salì nel pullman sperando con tutto il cuore di non essersi dimenticata nulla, anche se era consapevole che durante il primo giorno di scuola non serve proprio niente in realtà. Dopo aver scacciato l'ansia si sedette in un posto accanto al finestrino, infilò le cuffie nelle orecchie, mise una playlist a caso e guardò, tramite la vetrata che aveva accanto, la strada. Quella strada che avrebbe dovuto percorrere per cinque anni interi.
Il pullman fece circa 5 fermate per poi arrivare a a scuola alle 7:50. Non era il massimo, pensò Vale. Lei vuole sempre avere il tempo di fare tutto, di osservare, di capire. Soprattutto durante il primo giorno di liceo, e dieci minuti non le sarebbero bastati di sicuro. Scese dal pullman varcò un parcheggio pieno di macchine, pullman e moto per poi trovarsi davanti la scuola. Aveva tanti gradini di marmo e poi una specie di pianerottolo sul quale erano tanti alunni, divisi tutti in gruppetti, a chiacchierare di cose stupide <Chissà se la prof. Stalatti ha ancora i vestiti dell'anno scorso> fece uno dai capelli biondi <Si quelle maledette scarpe nere, non le cambiava mai> rispose una ragazza ridendo. Secondo Valentina erano davvero cose inutili e anche offensive, ma d'altro canto di cosa vuoi parlare alle 7:55 del mattino?
Vale la mattina non riesce proprio a spiccicare parola, ma la campanella suonò e le porte della scuola si aprirono. Doveva entrare in aula. Non sapeva nemmeno quale aula, avrebbe dovuto chiedere e cercare un po' a caso con la speranza di avere un po' di fortuna e trovarla subito. Appena messo piede all'interno della scuola notò il grande affollamento di gente che, tra l'altro, sapeva perfettamente cosa fare, a chi andare incontro e dove dirigersi. Valentina invece non sapeva proprio nulla, fino a quando vide tra le migliaia di persone una testa bionda. Era Asia. Vale le andò incontro senza pensarci due volte e insieme cercarono l'aula nella quale avrebbero dovuto svolgere la loro prima lezione.
Entrarono in classe e si misero nella penultima fila, vicine di banco. La prof. non era ancora entrata, al contrario della maggior parte degli alunni che la aspettavano impazienti. Valentina invece aspettava un'altra persona che sembrava non arrivare. Aspettava Francesco, che non vedeva l'ora di rincontrare e che era certa di rivedere in quell'aula. Magari è un ritardatario, magari ha sbagliato classe, o ha perso il pullman. Mille domande e altrettante supposizioni, che vennero interrotte dall'ingresso della prof in aula.

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