Capitolo 12

149 14 0
                                    

Capitolo 12


Così Ban raccontò a grandi linee gli avvenimenti di quella mattina e concluse riprendendo il discorso iniziale:

-Il re ha dunque impartito delle lezioni al capitano, come le sue visioni gli indicavano, e ha retto il gioco della distruzione della città. Sapeva perfettamente cosa fare, forse perché questo è davvero un avvenimento fondamentale per la storia di questa terra. Quello che voglio dire, è che probabilmente il Meliodas bambino di adesso, si sveglierà nel passato con questi ricordi. E il corso degli eventi potrebbe cambiare, se non lo ha già fatto. Quindi, se non possiamo cancellare tutto questo, almeno facciamo in modo che non capisca cosa sia successo, con la speranza che nel tempo si dimentichi di tutto.-

Quel discorso aveva veramente senso. Pensò King. Ed era un problema proprio per questo. Per una volta Ban stava ragionando in modo eccellente. Che alla fine l'alcool non gli facesse poi così male?

-Sono d'accordo con te Ban. Avremmo dovuto fare più attenzione. Ma adesso quel che è fatto è fatto. Non ci resta che riportarlo alla normalità e osservare con prudenza quello che succederà poi.-

Disse Elizabeth. Merlin estrasse la polvere e raccomandò così i suoi compagni:

-Non fate parola con Meliodas di quello che è accaduto in questi due giorni. Eviteremo così che ricordi qualcosa dal suo lontano passato. State pronti a qualunque reazione lui potrebbe avere risvegliandosi.-

E la maga scagliò la polvere sopra il piccolo demone addormentato. Una luce si sprigionò nuovamente dal corpo del capitano dei sette peccati capitali. Tutti furono costretti a distogliere lo sguardo. E quando furono di nuovo in grado di vedere, seduto sul letto, trovarono il Meliodas di dimensioni normali.

-Yo.-

Li salutò.

-Tutti qua radunati, c'è qualcosa che non va?-

Ogni reminiscenza della sbornia precedente sembrava scomparsa, e con essa, la personalità infantile del piccolo Meliodas. Pareva ritornato il ragazzo di tutti i giorni. Prima che chiunque altro potesse anche solo formulare una scusa qualunque, intervenne Gowther dicendo:

-Poco fa a pranzo sei caduto addormentato sul tuo stesso piatto, così ti abbiamo portato a letto preoccupati, e ci siamo radunati tutti qui. Ma alla fine abbiamo scoperto che era colpa di Ban, per aver confuso lo zucchero con un sonnifero di Merlin e averlo messo nella torta che solo tu in quel fino a quel momento avevi mangiato. Ben sveglio capitano.-

La bambola sorrise. Ban annuì confermando la storia appena raccontata e anche Merlin diede cenni di assenso. Tutti quanti si sorpresero dell'abilità di Gowther, che aveva tirato fuori quella bugia perfettamente architettata in così poco tempo. E pensare che fino a qualche tempo prima, Gowther non era minimamente in grado di mentire, e una volta aveva persino chiesto l'aiuto dei propri compagni per imparare a farlo. Meliodas parve bersi la menzogna e disse in risposta:

-Sapevo che avrei dovuto cucinare io!-

Tutti quanti esposero il loro dissenso riguardo quell'affermazione e il capitano rise. Poi si alzò:

-Ragazzi, andiamo. La giornata di pausa è finita. Da domani riprendiamo la regolare attività, e dobbiamo muoverci verso Bernia per stanziarci là. Inutile dire che non vedo l'ora.-

Era il solito capitano. Nessuno notò la benché minima differenza nel suo comportamento rispetto al solito.
La serata passò tranquillamente, nessuna parola o azione fuori dal comune da parte di Meliodas. Sembrava proprio che tutti gli accorgimenti di Ban si fossero poi rivelati inutili.


Quella notte fu tiepida e piacevole. Alcuni dormirono beandosi del dondolio del loro mezzo di trasporto, che procedeva nel buio della notte, attraverso terre silenziose. Altri si amarono con passione, fra lenzuola candide e profumate.

King amò Diane, cullandola in un abbraccio delicato ma sicuro, e la amò tanto intensamente quanto era stato lungo il tempo in cui il destino li aveva tenuti divisi. E Diane si lasciò cullare, per una volta piccola e indifesa. Si lasciò stringere, e proteggere, come da sempre aveva desiderato. Come una qualunque ragazza. Dondolarono nella magia di quegli attimi preziosi e si baciarono dolcemente, finché entrambi non caddero addormentati.

Ban danzò con Elaine e i loro corpi furono uno. Lui la rubò come da sempre le aveva promesso e per sempre avrebbe fatto. Perché lei era sua e di nessun altro. Perché la amava. Ed Elaine danzò con lui, come aveva danzato solo nei propri sogni più belli. E non desiderò altro al mondo, che essere rubata ancora dal suo Ban. Anche loro infine scivolarono nell'oblio del sonno, mentre la melodia del loro ballo risuonava ancora dentro di loro.

Elizabeth e Meliodas rimasero a lungo in silenzio e vissero per qualche attimo ciascuno negli occhi dell'altra. Condivisero un'unica anima. Respirarono i reciproci respiri. Assaggiarono le reciproche lacrime. Lacrime di gioia. Perché dopo tutto quel tempo, era troppo bello essere finalmente insieme, senza temere più per l'incombente destino che da sempre li aveva separati. E si abbracciarono, e si carezzarono dolcemente e si baciarono ancora. Nessuna parola avrebbe potuto suonare più bella, dello schiocco delle loro labbra. E poi piansero ancora, perché il loro amore era così grande, e il tempo per consumarlo non sarebbe mai finito. Poi sorrisero, annegarono in quei sorrisi, l'uno nella bocca dell'altra. L'una fra le membra dell'altro. Avvinghiati per sempre.


Venne l'alba. Meliodas si svegliò, e trovò di fianco a sé la sua Elizabeth. Si alzò piano per non svegliarla, ed indossati camicia e pantaloni, scese le scale. Uscì dalla taverna, l'aria fresca del mattino lo colpì in faccia, e spettinò ancor di più i biondi ciuffi ribelli. Il cielo cominciava a tingersi del sole nascente. Le colline si stagliavano all'orizzonte come uno scuro mare ondeggiante. Il capitano dei sette peccati capitali avanzò sulla testa di Mama-Hawk e si affiancò all'amico Ban, che per coincidenza in quello stesso posto nello stesso momento aveva deciso di recarsi.

-Ha sempre un non so che di affascinante l'alba, non trovi?-

Commentò Meliodas, in piedi.

-Se lo dici tu, dopo 3000 anni di albe, allora deve essere così.-

Rispose Ban, seduto lì accanto. Si godettero il silenzio e la pace. Poi Meliodas pose una mano sulla testa del compagno. Ban lo guardò per un attimo senza capire.

-"...uno stupido gesto da umani, o forse un grande gesto di affetto... Vuol dire che ti vogliamo bene, che ti puoi fidare..."-

Il demone pronunciò quelle parole guardando l'orizzonte. Sorrise.

-Era cosi vero? Correggimi se sbaglio nishishishi.-

-Ma allora tu... Stavi fingendo, ricordi tutto!-

Esclamò Ban. Meliodas però era tranquillo, come al solito. Si sedete di fianco al compagno e dopo un'adeguata pausa disse ancora.

-Bè in realtà non ho mai dimenticato. È solo che, come si sa, i sogni sono effimeri e delicati. Piano piano svaniscono nella memoria. Ma la verità è che non se ne vanno mai passando del tutto inosservati. Specialmente se contengono ricordi preziosi e insostituibili.-

A LITTLE DEMON ❤️  (Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora