Insieme

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Ci eravamo lasciati il cancello alle spalle e con lui il timore e l'ansia che quella festa aveva portato dentro di noi.

Ora tutto ricominciava da capo.

Questo non voleva dire lasciarsi le difficoltá alle spalle ma cercare di riscrivere il nostro presente su un nuovo foglio evitando di cancellare ció che era stampato sul vecchio e conservandolo nel cassetto dell'esperienza dove avrebbe avuto sempre un posto importante perchè ogni cosa, positiva o negativa che sia, insegna e serve a dare valore a ció che di buono ci riserva la vita.

Cosa sono bello e brutto se non due parole inventate dagli uomini per descrivere un evento che ci ha resi piú o meno felici di un altro?

Se dimenticassimo le esperienze negative non avremmo un mezzo di confronto per descrivere quelle positive. A questo servono i ricordi.

Strinsi piú forte la mano di Nash e lo guidai lungo la strada finché sulla destra non comparve un piccolo bar dall'aspetto accogliente.

Era tutta la notte che bevevo e non toccavo cibo, quindi alla vista dell'insegna con un grande croissant alla crema ed il nome del locale stampato sotto, il mio stomaco si risveglió.

"Hai fame?" mi chiese Nash ridendo.

"Tu che dici?" risposi.

Camminammo verso l'entrata ed aprimmo la porta venendo accolti dal profumo di dolci appena sfornati.

Una cameriera molto giovane venne verso di noi e ci indicó un tavolo a cui potevamo sederci prima di prendere il blocchetto e la penna ed avanzare verso la nostra postazione in attesa delle ordinazioni.

"Per me cappuccino e croissant alla marmellata" dissi.

"Come lei" aggiuse Nash.

La cameriera ci ringrazió e scomparve dietro la porta che portava alla cucina.

"Ed eccoci qui, tranquilli a fare colazioni.

Non so te ma io non mi capacito ancora del fatto che siamo usciti da quel postaccio" dissi per iniziare una conversazione.

"Sono d'accordo ma in fondo quello che tu hai definito postaccio" disse facendo le virgolette con le mani "è il motivo per cui ci siamo conosciuti" concluse ridendo.

"Hai ragione" ribattei e in quel momento la cameriera arrivó con le nostre colazioni.

"Ecco a voi ragazzi" disse.

Ringraziammo ed iniziammo a mangiare facendo calare il silenzio.

Una volta concluso uscimmo dal bar ed iniziammo a camminare per le vie del centro cittá.

Le strade erano deserte e le uniche persone che passeggiavano, oltre a noi, erano padroni con i propri cani e ragazzi appena usciti da qualche club.

Le luci dei palazzi erano quasi tutte spente, Chicago era sprofondata in un sonno profondo e solo il caldo afoso di una delle prime domeniche d'estate sarebbe riuscito a risvegliare gli abitanti della metropoli.

Per me e Nash non c'era modo di addormentarsi adesso, l'adrenalina era ancora presente nel nostro corpo e stando vicini ci alimentavamo a vicenda creando un circuito di elettricitá che ci avrebbe tenuti svegli ancora per un bel po'.

"Dove vuoi andare?" mi chiese Nash.

"Che ne dici della spiaggia?" risposi.

Dopo aver annuito il ragazzo mi prese la mano e mi guidó verso la riva del lago che noi definivamo la "spiaggia".

The Crash || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora