Capitolo 53.

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"Cammino in tutti i luoghi in cui noi due spesso andavamo insieme
Vorrei tornare all'anno scorso e chiuderlo in tante catene."
▪︎ Pillole - Ariete

Lanciai l'ennesimo vestito sul letto, considerandolo inadatto alla serata, anche se in realtà non sapevo nemmeno ancora cosa fosse in programma, sapevo solo che mancavano due ore e Alberto sarebbe passato a prendermi.

Lanciai un urlo strozzato e sentii bussare alla porta della mia stanza. Invitai ad entrare e il mio migliore amico apparve davanti a me con in mano una Coca-Cola light.

- Ti vedo abbastanza disperata, o no?- gli rivolsi uno sguardo assassino, mentre lui sorseggiava tranquillo la bevanda con una cannuccia gialla. - Come mai? Non capisco tutta questa agitazione per questo specie di appuntamento, ma poi sei piena di roba da usare.-

- La tua tranquillità mi fa salire ancora più ansia, Giò!- esclamai frustrata, lanciando poi un'occhiata alla pila di vestiti sul mio letto. - Non so cosa mettere, nulla mi sembra adatto, non so nemmeno dove andremo.-

- Sentimi bene, Nova, potrai mettere qualsiasi cosa, per lui non cambierà nulla perché se vuole uscire con te è perché gli interessa vederti e parlare con te, indipendentemente da cosa indosserai sarà tutto perfetto comunque.- posò la bevanda sul mobile all'ingresso della mia stanza e si avvicinò a me, posò le sue mani sulle mie spalle e mi obbligò a un contatto visivo - Tira fuori la parte coraggiosa di te, ti basta essere te stessa per conquistare tutti, non c'è assolutamente bisogno che impazzisci in cerca di chissà quali vestiti.-

- Hai ragione, non è un vestito a dire chi io sono... ma lui è così, come dire, irraggiungibile e mi sembra così strano che voglia uscire con me.-

- Irraggiungibile non direi, visto che ti ha chiesto un appuntamento. Ora metti quel vestito bianco in pizzo che ami, sarai a tuo agio e bellissima allo stesso tempo.-

Sorrisi con le lacrime agli occhi sentendo le sue parole e lo abbracciai forte, mi regalava sempre la forza quando non l'avevo. - Sono così fortunata ad averti incontrato Giovanni.-

- Sono io quello fortunato, non ti rendi conto della persona meravigliosa che sei. Non cambiare mai, Nova.- lo strinsi ancora più forte e lasciai libere le mie lacrime colme di gratitudine e gioia per quegli amici meravigliosi che mi sostenevano in ogni momento.

*

Aprii la porta e il cuore iniziò ad andare velocissimo appena Alberto mi apparve davanti.
I suoi occhi, ci potrei giurare, brillarono mentre mi osservò. Si avvicinò a me e mi lasciò un bacio dolce sulla guancia destra. - Ciao Nova, sei veramente bellissima.- detto da lui mi sembrò così vero che mi sentii davvero bella, era una sensazione incredibile. 

- Ehi, ti ringrazio, anche tu stai bene.- ed era vero, indossava un jeans nero e una maglia del medesimo colore, con sopra un giubbotto lasciato aperto. Era semplice, ma comunque fantastico.

Mi sorrise in segno di ringraziamento e sorrisi di rimando, ero catturata da lui, dalla sua presenza, senza nemmeno sapere perché, non capivo come fosse iniziato tutto quello, come ero arrivata a sentire quelle cose per lui. - Se sei pronta dovremmo andare, abbiamo la prenotazione per le 21:30, mi sono permesso di prenotare in una pizzeria, una cosa semplice...-

- Va bene, offrirmi la pizza è come darmi un diamante, perciò ottima scelta.- risi, ero super sincera, la pizza era quel cibo che non mi sarei mai stancata di mangiare e che era capace di farmi tornare il buon umore nei momenti più tristi. - Comunque sono pronta, andiamo.-

Uscii nel pianerottolo e chiusi la porta del mio appartamento a chiave, per poi girarmi verso Alberto.

- Un diamante eh? Allora devo specificare che questa non è una proposta di matrimonio, Nova.-

- Ah, no?- mi finsi offesa, mentre chiamammo l'ascensore - Ehi, però menomale che me l'hai detto subito, prima che mi illudessi troppo.-

Rise e scosse la testa piano - Adoro il tuo sarcasmo, riesci sempre a rispondere a tono alle mie battute.-

- Vedi, questo è un talento naturale, non chiedermi di insegnartelo, non posso. Mi scuso eh.- scherzai io, vantandomi per finta.

L'ascensore arrivò e mi porse la mano per farmi entrare in sicurezza, i miei tacchi alti non sarebbero andarti d'accordo con il piccolo gradino posto all'entrata. Lo ringraziai con un sorriso e gli affidai la mia mano, ero abbastanza sicura che, maldestra come ero, sarei caduta e avrei fatto la mia prima figuraccia della serata, non era il caso di iniziare così presto.

Le porte dell'ascensore si chiusero e mollò piano la mia mano, mentre mi guardava intensamente, mi sentii completamente esposta, come se potesse leggermi dentro attraverso un solo sguardo.

- Che c'è?- chiesi piano, senza interrompere il gioco di sguardi. Non avrei smesso nemmeno se fossi riuscita ovviamente, ma tanto ero come bloccata.

- Ti dispiacerebbe se facessi una cosa? Non riesco a resistere.- si abbassò verso di me, avvicinando le sue labbra alle mie - So che solitamente è inusuale farlo a inizio serata, ma puoi bloccarmi se non sei d'accordo con me.- 

Restai con il fiato sospeso e, senza rispondere, mi alzai sulle punte e annientai la distanza tra le nostre labbra. Sembrò leggermente sorpreso dal fatto che avessi preso l'iniziativa, ma si riprese immediatamente e ricambiò il mio bacio.
Mi fece appoggiare con la schiena nella parente dell'ascensore e mise le mani sui miei fianchi, attirandomi più a sé. Era come se aspettasse quel contatto da tempo e voleva farmelo capire. Gli accarezzai i capelli, mentre il mio cuore non voleva saperne proprio di calmarsi. Mi sentivo come fluttuare, era una sensazione che mi sembrò familiare, ma ricordavo bene che non mi fosse mai accaduto niente di simile, nessuno prima mi aveva fatta sentire così con un semplice bacio.

Ci allontanammo piano appena il "bip" dell'ascensore ci avvertì di essere arrivati al piano terra. Mi sorrise e vidi i suoi occhi addolcirsi in un modo unico, mi guardava come se fossi preziosa, come era possibile? Anche lui provava per me quella sensazione che sembrava legarci come se fossimo intimi da sempre?

- Bene, mi è sembrato di capire che non ti dispiaceva per niente che io ti baciassi.- ridacchiò e io con lui, poi gli diedi un colpetto scherzoso sul petto.

- Piantala di essere sarcastico, mi rubi la scena.- lui alzò le mani in aria in segno di scuse, poi mi porse nuovamente la mano e io lo guardai intensamente prima di intrecciare le nostre dita, mi fidavo di lui e, magari era sbagliato, ma in quel momento mi sembrò la cosa più giusta.

Distance|| Alberto Cerri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora