Capitolo 68.

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"Ora ordino una Schweppes
Devo digerire tutte le parole che non son riuscito a dire
Ma forse è tardi, me ne andrò a dormire
Ma io non so finire, tu non sai ascoltare."
▪︎ Affogare - Legno

Parlai con Simeone, in modo tale che con una scusa trattenesse Alberto negli spogliatoi e, dopo che tutti gli altri uscirono fuori, io raggiunsi il mio migliore amico e il mio ex.
Bussai piano alla porta dell'ingresso, solo per attirare la loro attenzione visto che era aperta, ed entrambi si girano verso di me. Simeone sospirò felice che fossi arrivata, probabilmente stanco del dovere trattenere Alberto qua senza avere più idee sul come farlo, mentre quest'ultimo mi guardò inizialmente con meraviglia, poi rise nervosamente.

Giovanni si mise il borsone in spalla e uscì in fretta, dicendomi che ci lasciava tutto il tempo che volevamo e che lui avrebbe aspettato fuori con Giulia e gli altri, mi limitai ad annuire e lo guardai uscire, per poi prestare nuovamente l'attenzione al mio ex. Mi avvicinai a lui, entrando così nella stanza, mentre lui si mise a sedere sulla panchina di legno, puntando i suoi occhi nei miei.

- Perché questa cosa Nova? Dovevo immaginarlo che Gio mi stesse trattenendo qua per conto tuo.- sbuffò nervosamente e calciò leggermente il suo borsone, allontanandolo così da sé. Mi misi davanti a lui, restando in piedi, mentre agganciai il suo sguardo. - Parla invece di guardarmi, Nova. Non ho tutto il tempo del mondo, ho da fare.-

Sentii immediatamente il nervoso farsi più forte dentro di me, mentre una risata ironica abbandonò le mie labbra senza che nemmeno mi accorgersi. - Però avevi il tempo per lasciar credere alla tua fidanzatina che io sto con Luca, no? Mi ha invitata a fare un'uscita a quattro, io e Luca e tu e lei. Divertente no? Immagina che bella serata sarebbe.-

- Io non c'entro niente, lei si è autoconvinta. E poi non vedo che problemi ti crea, basta che le spieghi che si è sbagliata, fine. Non vedo perché farne una tragedia.- mi guardò come se stessi avendo una reazione esagerata, ma sapevo bene che, invece, aveva ben capito il reale motivo per il quale me la stessi prendendo. Stava solo fingendo indifferenza.

- Lo sai bene. Non hai nemmeno il coraggio di dire che ci siamo lasciati due mesi fa e che in realtà io non sto con nessuno perché tu mi conosci bene, tu sai perfettamente che non mi metterei mai con lui sapendo ciò che vi lega.- urlai, tanto che lui si alzò in piedi, evidentemente infastidito dalla mia reazione.

- Ah no? Però mi pare che tu e lui vi siate baciati, non credo l'avresti mai fatto se lui non ti attraesse anche solo un minimo, no?-

Sgranai gli occhi davanti alle sue parole e feci per darle una spinta ma lui, prevedendo la mia mossa mi mantenne ferma. - Questo è un colpo basso, Alberto. Io non ricordavo nulla di te, altrimenti non avrei mai baciato un altro. Io ti amavo troppo per anche solo pensarci, immaginati per farlo.-

- Credo che anche tu gli piaccia un po', ma non lo ammetterà mai proprio per il tuo stesso motivo.- mi liberai dalla sua presa con un colpo secco, appena mi resi conto di ciò che aveva detto. Era evidentemente fuori di sé e quella che mi stava facendo mi pareva una bella e buona scenata di gelosia. - Nova, smettiamola con tutto questo. Smettila di cercare un confronto con me ogni volta che una cosa che faccio non ti piace, non stiamo più insieme.-

- Hai una bella faccia tosta comunque. Sei tu quello che una settimana fa è venuto a casa mia a riprendermi per ciò che avevo fatto al locale e ora, mentre ti dico che non è giusto che tu lasci credere ad Aurora che sto con Luca, solo perché hai paura di dirle chiaro e tondo quanto io e te eravamo legati, sto sbagliando?- annuii beffarda, e abbassai piano la testa, sentendo una sensazione di sconforto colpirmi. Perché doveva andare sempre così? Non potevamo semplicemente essere come tutte le coppie che si lasciavano? No, non riuscivamo ad essere bravi ad essere una coppia e nemmeno ad essere ex.

- Se nessuno dei due la smette, noi rimarremmo sempre in bilico. Ho capito, parlerò con un Aurora ma smettila. Smettila di fare così, rendi tutto dannatamente difficile. Dio, non capisci quanto vorrei baciarti? Quanto è complicato per me starti lontano?- si mise la mani nei capelli, allontanandosi di qualche centimetro da me, come se avesse paura che io potessi bruciarlo.

Deglutii rumorosamente davanti alla sua confessione e, mentre lui si allontanò, io mi avvicinai nuovamente a lui, senza distogliere lo sguardo dal suo. Ero come ipnotizzata, non potevo fare nulla per interrompere il contatto visivo, e in fondo nemmeno lo volevo.

- No Nova, non avvicinarti. Non permettere che succeda, non se non vuoi stare con me. Per favore, non incasinare ancora di più la mia mente. Questa situazione è già così difficile.- mi bloccai sentendo le sue parole e mossi il capo impercettibilmente, facendogli così capire di aver compreso le sue parole. Nonostante qualcosa, ancora, dentro me si spezzò.

- Forse è meglio che io me ne vada allora.- biascicai, sentendo il cuore accelerare i battiti. - Solo una cosa: è vero, ti ho lasciato io... ma non eliminare dalla tua mente ciò che siamo stati, perché io non potrei mai farlo.-

- Hai detto bene, mi hai lasciato tu e ora non puoi farmi nessuna richiesta del genere. È bene che tu rimanga chiusa nei ricordi che non aprirò più, non puoi pretendere altro.- si abbassò leggermente per prendere il suo borsone, interrompendo così lo scambio di sguardi, e se lo mise in spalla. - Stai fuori dai miei pensieri e soprattutto basta con queste scene. Ci siamo amati, ma è finita e visto che non possiamo più stare insieme, è bene che ognuno pensi a sé, senza più dare peso all'altro. Ho davvero bisogno di uscirne, e se mi conosci davvero, sai che ti sto parlando con sincerità. È ciò che hai voluto tu e ora adattati, proprio come mi sono dovuto adattare io.-

Mi lanciò un'ultima occhiata, per poi uscire dagli spogliatoi senza voltarsi più. Lo fissai finché sparì e mi sedetti sulla panchina, sentendomi sfinita dalla discussione.

Tutte le parole continuavano a rimbombarmi in testa, mentre alcune lacrime mi bagnarono il viso. Non facevo altro che piangere, riuscivo solo a pensare che un tempo non ero così. Dovevo reagire e non piangermi addosso. Avevo messo io fine alla storia con lui, per non stare più male, per paura di soffrire ancora, perciò era il caso di rispettare la mia stessa idea e continuare a vivere senza che il pensiero di lui interferisse con tutto. Ero consapevole che entrambi meritavamo di essere felici e quello non era certamente il modo.

Distance|| Alberto Cerri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora