Sbagliato.

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Era la solita mattinata, Nagisa si svegliava nella sua cameretta e appena apriva gli occhi si ritrovava in una camera che non rispecchiava nulla di lui: era tutta rosa e lilla, compresa la scrivania, il letto, le lenzuola, il tappeto, perfino lo specchio dove ogni mattina era costretto a guardarsi e rimpiangere di essere nato, ma non nel corpo sbagliato, a lui stava bene così com'era il suo corpo: magro, piccolino, con alcuni lineamenti femminili. Lui rimpiangeva di essere nato nella famiglia sbagliata. Mentre guardava allo specchio i suoi capelli troppo lunghi entrò sua madre che con fare quasi maniacale le appoggiò la mano sui lunghi capelli azzurri e disse le solite dure e fredde parole: "Buongiorno Nagisuccia della mamma! Che bei capelli che hai! Così lunghi, così azzurri. Non tagliarli mai amore della mamma!" Nagisa aveva gli occhi vuoti, prima erano azzurri, di un azzurro uguale a quello del cielo durante la primavera. Ma adesso no, adesso quegli occhi erano grigi, senza quella linfa azzurrina nella quale ti perdervi in un secondo. I suoi occhi erano così da troppo tempo, non riuscivano a tornare più come quelli di una volta per colpa di sua madre. Lei aveva sempre desiderato una femmina, ma quando scoprì che era incinta di un maschio, decise che se la sarebbe creata lei una femmina. Il padre per questo motivo e per il comportamento pazzo della madre, decise di divorziare e di salvarsi lui, lasciando Nagisa nelle mani sbagliate. "Io sono un lui, non una lei." Ecco cosa pensava Nagisa ogni volta, ma non andò mai contro la madre, perché se lo avesse fatto avrebbe scatenato una furia tremenda e non ne sarebbe uscito illeso. Tornando a quella solita mattina, la madre di Nagisa disse che aveva una sorpresa per lui. Nagisa continuava a tenere il capo chinato sulle sue mani piccole e sottili; la madre gli prese il viso e con uno sguardo che non emanava sicurezza gli disse di chiudere gli occhi e di tendere le mani in avanti. Nagisa obbedì. Si ritrovò tra le mani un oggetto, che al tatto sembrava un tessuto, quando aprì gli occhi si ritrovò una gonna. Nagisa non si mosse di un millimetro, non si sentivano emozioni da parte sua, ma sorrise e ringraziò la madre. Lei disse che sarebbe andato a scuola così. Punto. Non c'erano alte storie. Nagisa si sentì il mondo crollare addosso... Ma come al solito l'unica cosa che fece fu obbedire. La madre uscì, lui andò nel suo bagno, rosa e lilla come la camera e in silenzio si lavò e si vestì. Quando mise la gonna dentro si sentì morire, sentì un rifiuto, ma fuori non traspariva nulla. Uscì dal bagno si guardò allo specchio: quel corpo piccolo era racchiuso in una gonna che arrivava poco più sopra del ginocchio, la camicia a maniche lunghe copriva il dolore che aveva inciso sulla sua pelle... Nagisa non si sentiva lui, si sentiva Sbagliato. Andò in cucina prese un cornetto e fece per uscire, ma la madre lo fermò e gli disse: "Che bella la mia Nagisuccia! Comportati bene a scuola!" Nagisa sorrise, in quel sorriso si vedeva tutta l'amarezza che provava, ma non disse nulla e con quel sorriso uscì. A scuola non gli attendeva una bella giornata, ma ormai era abitudine, pregava solo non ci fosse lui, il Rosso.

E nulla guys questa è la mia prima Karmagisa e spero vi piaccia! Se ci sono errori ditemi pure!
P&L -Ros-

Odi et amo. Karmagisa *conclusa*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora