Capitolo 3: L'oasi della pace

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Dopo un'ora arrivo alle porte di un boschetto che mi porterà alla mia oasi di pace. Percorro i soliti 500 metri di sentiero e poi svolto a destra. Sento già lo scorrere dell'acqua, manca poco. Una volta arrivata nel mio posto speciale vedo una pianura rigogliosa, un laghetto con una bellissima cascata e il ruscello che sparisce negli alberi. Come al mio solito mi siedo su uno dei grandi massi che costeggiano il laghetto. Inizia a raffrescarsi ma non ci fo molto caso. Tiro fuori dallo zaino il mio blocco per gli schizzi e do sfogo alla mia creatività. Inizio a muovere il lapis sulla carta dando vita all'immagine di due ragazzi che si stringono. Mi fermo di scatto. Sento dei passi. Ad un certo punto vedo una testa mora che spunta dal boschetto: E LUI CHE DIAMINE CI FA QUI? Lui sembra sbalordito e stanco, forse non si aspettava di trovare questo posto. Dopo aver studiato con meraviglia il paesaggio nota la mia presenza e sembra sorpreso, ma subito si ricompone venendomi incontro.

- Che ci fai tu qui?- mi chiede lui come se fossi io l'intrusa

- Semmai che ci fai tu qui! Questo è il mio posto! E poi dove è finita l'educazione? In pasto ai lupi?- e fu così che si rovinò la mia pace interiore che tanto avevo atteso

- Hey hey, calma nanetta. Qui non mi pare ci sia scritto il tuo nome da nessuna parte. E la mia educazione, beh, se ne è andata da un pezzo ormai.- dice con calma avvicinandosi a me.

Quando mi è più vicino nota che in grembo ho ancora il mio blocco schizzi aperto e prima che possa fermarlo, lo prende.

- Hey tu! Ridammelo! E' una cosa privata!- urlo io cercando di recuperarlo, missione impossibile visto che lui è una giraffa e io un tappo.

- Calma voglio solo guardare! Non pensavo che fossi il tipo che disegna coppiette romantiche. Non è che anche te ti sei innamorata persa di me? Cioè è ovvio certo, chi non è innamorato di me? Però ti avverto che non sono il tipo da relazioni serie.- conclude ridendo.

Io mi fermo un attimo e lo guardo, stessa cosa fa lui con uno sguardo stranito. Passano dei secondi in cui realizzo cosa ha detto, e scoppio a ridergli in faccia.

- Ahaha, oh mio dio! Sei così pieno di te che credevi davvero che mi fossi innamorata di te? Oh cielo! Ahahah...- continuo a ridere così tanto che mi fa male la pancia.

- Se non sono io chi sarebbe lui?- Mi chiede stranito. Ops, ho offeso il suo orgoglio?

- Nessuno. E' un disegno che ho fatto senza pensare, ho semplicemente seguito l'istinto.- dico con un'alzata di spalle.

Cameron mi guarda spaesato, probabilmente è imbarazzato e dubito che gli capiti spesso di essere rifiutato da una ragazza. Dopo qualche secondo si riprende e con uno strano sorrisino inizia a sfogliare il mio blocco schizzi come se fosse suo.

- Ridammelo egocentrico del cazzo!- mmm...forse sono leggermente nervosetta, d'altronde nessuno ha il permesso di vedere i miei disegni.

Ad un certo punto smette di sfogliare le pagine e si ferma a guardarne uno in particolare. Il suo sguardo vacilla, sembra sorpreso e spaventato allo stesso tempo. Allora mi affaccio per vedere il disegno che lo ha tanto colpito: sono raffigurati un bambino e una bambina che giocano insieme. Essi sembrano avere circa 5/6 anni, entrambi sono in bianco e nero, solo gli occhi sono colorati: lui verdi acceso e lei azzurri. Il bambino è raffigurato con in capelli brizzolati e un grandissimo sorriso, lei invece con i lunghi capelli lisci che ride sotto i baffi.

- Chi sono?- chiede lui quasi shockato.

- La bambina credo di essere io, il bambino non lo so. Un giorno mentre ero al Moraine Lake mi è venuta questa immagine come un dejavu.- spiego brevemente.

Lui però non ne sembra poi così tanto sollevato. Infatti mi restituisce il blocco schizzi e se ne va senza dirmi niente. Mi lascia di nuovo sola, con l'unica differenza che ora sono stranita. Mi giro verso la cascata come se potesse darmi le risposte che voglio. Perché ha reagito così ad un banale disegno? Perché tanto interesse per quei bambini e sul perché li ho disegnati? Ed è così che arrivo ad un'unica conclusione: è un pazzo bipolare egocentrico. Prendo la mia roba e ripercorro il boschetto a ritroso. Arrivata al piccolo spiazzo dove ho lasciato la moto noto che c'è una macchina nera, sembrerebbe una Lamborghini Aventador ma non ne sono sicura, che appena mi vede uscire dal boschetto se ne va sgommando. Ok, fermi tutti. Cosa sta succedendo? Vabbè meglio tornare a casa. Salgo in sella e parto a tutto gas verso le strade affollate di Toronto.

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