a r e y o u o k a y?

64 4 1
                                    

Taehyung's pov

Le persone che mi circondavano consideravo gli appuntamenti al buio un modo per trovare l'amore per tutta la vita, un evento fortuito che apportava alla loro esistenza la felicità che gli mancava.
Indottrinato ormai da anni a questi non riuscivo a provare altro che ribrezzo nell'incontrare una persona sconosciuta e cercare di creare un legame al solo fine di accontentare la mia famiglia e non me stesso.
-Tae non pensarci- mio fratello teneva gli occhi fissi sulla strada che eravamo soliti percorrere durante le mattine della settimana.
-Come fai a sopportare tutto questo? Quanto tempo pensi che ti rimanga- i giorni che puntualmente seguivano le nostre visite a Daegu erano sempre i più difficili, trattenevo a stento la rabbia che covavo contro la mia famiglia e il loro modo di pensare.
-Non è compito del fratello più piccolo prendersi cura di quello maggiore, quindi non preoccuparti per me. Sono riuscito ad evitare tutto per molti anni e me la caverò anche questa volta- non ebbi tempo di controbattere, Jimin era appostato sul bordo del marciapiede deserto in attesa.

-Buongiorno ragazzi- l'udire la sua voce per giunta così allegra ci fece entrambi strabuzzare gli occhi perplessi.
-Penso sia la prima volta in cui ci rivolgi la parola a quest'ora- Namjoon aveva subito fatto notare all'altro il suo comportamento strano. Non so se il sorriso che increspò le labbra piene di Jimin mi preoccupò o mi spaventò.
-Sono solo elettrizzato al pensiero che le cose stiano andando così bene-le sue gambe non smettevano di muoversi dall'eccitazione che gli faceva staccare i talloni dei piedi dal tappetino dell'auto.
-Non so come tu possa pensare che stia andando tutto bene. Ti ricordo che l'ultima volta ci hanno quasi messi tutti in trappola- già di pessimo umore non potevo far altro che mostrare la mia vera persona e circondare le mie emozioni con il solito pessimismo.
-Vedrai e capirai- la mia negatività non aveva fatto breccia in quell'espressione soddisfatta ma l'aveva fatto zittire riportando un minimo del nostro equilibrio mattutino.

-Oggi devo stare in università tutto il giorno, vedi di non tornare tanto tardi a casa- l'auto era ripartita svanendo in lontananza e abbandonando me e il mio migliore amico ad un altro orribile inizio di settimana.
-Anche se non mi vuoi raccontare cos'è successo questa volta a Daegu, lo posso immaginare- il braccio di Jimin aveva circondato le mie spalle nel tentativo di calmarmi e più impacciatamente e segretamente incidere la sua presenza al mio fianco.

Essere la persona più bella di tutto l'istituto rendeva il mio semplice dirigermi verso l'ingresso dell'edificio come una passerella di moda, gli sguardi degli studenti in giardino non facevano a meno di posarsi puntualmente su di me anche per brevi istanti.
Ero quello desiderato, tutti volevano stare con me o essere me, e questo metteva sotto i riflettori chiunque mi girasse attorno. Il 'povero e solo Jimin' che resentava il passabile ora era un dio intoccabile da chiunque tranne che dal suo creatore: io.
Più persone mi miravano più sentivo l'arroganza riprendere a scorrere nelle mie vene e prendere il sopravvento del mio corpo che seguiva la sua guida stringendosi maggiormente al fianco di Jimin. Quest'ultimo d'istinto fece scivolare ormai meccanicamente la mano all'altezza del mio bacino infilandola anche le dita sotto la maglietta stringendo direttamente la mia pelle.

-Seguimi, subito- la ragazza era sbucata dal nulla e senza preavviso aveva afferrato il polso del mio amico strappandolo da me e dalla mia voglia di autocelebrarmi.
-Stamattina ti ha scaricato per una bella ragazza- mi voltai nella direzione di quella voce che prese il volto di Yugyeom accompagnato dai suoi amichetti, ma senza il vero capo banda -vuoi che ti accompagni io dentro? Non vorrei perdessi la strada per la tua classe- tutto il gruppetto rise e la gran parte di loro si tirò gomitate d'intesa che però si spensero di scatto.
-Yugyeom andiamo- fu il più gracile a sussurrare e far spostare simultaneamente i loro piedi nella direzione oltre alle mie spalle.
La moto nera di Jungkook si era posteggiata in un parcheggio libero del giardino e aveva rubato le attenzioni che mi spettavano.

Con la mia stessa arroganza impressa sulla pelle si tolse il casco come se stesse partecipando ad uno spot pubblicitario, quasi a rallentatore, facendo sbavare le ragazze che lo circondavano.
Non si torse neanche del tutto nella mia direzione che riuscii a notare le chiazze violacee che macchiavano il suo volto in alcuni punti -JK che hai fatto- tirai l'orecchio alla domanda che gli venne posta dai suoi amici.
-Niente che ti riguardi- gli occhi che mi avevano saputo scrutare dolcemente erano sepolti dal carbone ardente ricolmo di rabbia pronta ad esplodere.
Mentre percorreva la strada per l'edificio la visione del suo viso tumefatto si impresse nella mia mente e l'aria era stranamente più densa e difficile da buttare giù.

Quando mi decisi ad entrare nell'aula Jimin stava già occupando il suo posto completamente opposto rispetto al mio a testa bassa evitando così il mio sguardo omicida. Le parole che mi aveva rivolto in auto erano state la conferma del mio sospetto che lui già sapesse di Jungkook.
Tamburellavo le dita sul banco pronto a scattare alla prima occasione per interrogarlo, aspettando agitatamente le tre ore che precedevano la pausa.
-Parla immediatamente- la rabbia aveva nuovamente preso il sopravvento di me e della mia sconfinata voglia di sapere.
-Cosa avete tutti oggi, era una così bella giornata- con i palmi aperti sul banco Jimin aveva sollevato il suo corpo in un invito silenzioso ad avvicinarmi a lui per essere più discreti.
-Sabato sono andato a vedere Jihyun, ma non saprei dirti cosa ci faceva lui lì- il suo sussurro sul collo mi aveva fatto venire la pelle d'oca per il punto che aveva accarezzato.

Ero uscito a passi veloci dall'aula alla ricerca del minore e della sua intelligenza che pareva aver smarrito. Lo notai fuori dalla sua classe e lo sguardo interrogativo che gli lanciai lo captò solo lui in mezzo al suo gruppo di imbecilli.
Di soppiatto entrai nel bagno del terzo piano in ristrutturazione e aspettai il suo arrivo che non tardò.
-Lo sai che invece di lanciarmi quegli sguardi potresti benissimo venire a parlarmi direttamente? Pensi che nessuno ci abbia visto l'altra settimana?- mascherato della sua arroganza si teneva comunque ad una distanza di sicurezza da me.
-Hai paura del mio giudizio che non ti avvicini?- non gli diedi la soddisfazione di rispondere alle sue domande -Perchè non mi fai vedere da più vicino l'immensa grandezza della tua stupidità?-
Come un burattino guidato dai fili non esitò a seguire il mio comando e ad avvicinarsi a me, mostrandomi chiaramente in che condizioni era il suo volto. D'istinto sollevai la mano e passai il polpastrello delle dita sul livido che contornava il suo occhio destro -Stai bene?- lui annuì fissando i suoi grandi occhi nei miei pieni di preoccupazione mal celata.

Persi l'uno nell'altro ci avvicinammo lentamente sempre di più fino a sentire le nostre labbra entrare in contatto lievemente come due piume, ci stavamo  analizzando a vicenda non volendo cedere e fare la prima mossa. Le sue mani erano posate sulla mia schiena e non sembravano spingersi in una zona che poteva risultare più volgare, mentre la mia continuava ad accarezzare la sua guancia.
Il boato di una porta sbattuta riecheggiò solo nella mia mente e mi fece risvegliare riportandomi in quel squallido posto -Non toccarmi, non vorrei essere contagiato- mi sciolsi dalla sua presa e andai verso la porta -Fatti sentire solo quando sarai disposto a spiegarmi il perché delle tue scelte così idiote- e come quella nella mia mente ora una porta reale ci separò anche fisicamente.

The secret of the metafox [ pjm + myg ] [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora