𝟏𝟓. 𝐁𝐎𝐎𝐊 𝐑𝐄𝐂𝐎𝐕𝐄𝐑𝐘

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𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 8

Oh baby
Welcome to my dream world
Come, come, come in, only look at me
You can't escape
You're in my hands

–––

Sembrava che quella mattina, Londra fosse triste e desolata. Il sole si stava lentamente alzando, mostrando uno scenario che metteva malinconia e disperazione. Il cielo si era appena macchiato di un intenso grigio, come se qualcuno avesse versato su un quadro pieno di colori un altro che potesse rovinarlo. Il vento stava cominciando a soffiare forte, accarezzava gli alberi che lentamente avevano perso ogni foglia nel giro di una settimana, le quali adesso erano adagiate sul ciglio della strada, secche e tinte di arancio, rosso, giallo e marrone. Venivano calpestate da chi passava di lì e a stento riuscivano a sfuggire grazie ad una folata di vento, finendo inevitabilmente per venire schiacciate sotto le pesanti ruote delle macchine, che quel giorno riempivano più del solito le strade. Stranamente a Kim Buk quel dipinto non dispiaceva affatto, in tono con il suo umore. Forse non avrebbe dovuto dirlo, ma stava cominciando a pentirsi di quello che aveva fatto e stava per abbandonare la sua ricerca pur avendo un compenso rispettabile. Si immaginava già chi lo avrebbe pagato sputargli in faccia che era un emerito idiota. Sì, solo uno stupido non avrebbe portato a termine quel lavoro, ma era stato coinvolto sul personale e così facendo aveva infranto una delle regole fondamentali di chi doveva lavorare ad un caso. Un investigatore qualsiasi probabilmente non sarebbe finito a commiserarsi in quel modo, ma avrebbe agito d'istinto. In qualche modo li ne era incapace.
Si fermò in uno dei tanti supermercati aperti ventiquattr'ore su ventiquattro e comprò una bottiglia di whisky forte, e continuò la sua inutile e sempre più deprimente. Quella ragazza lo stava portando alla disperazione, anzi, ci era già finito. Nell'inferno lei lo aveva portato e adesso non gli rimaneva che arrendersi alle fiamme infernali. Lui l'amava, l'amava veramente. Avrebbe voluto passare anche solo un paio di secondi con lei se fossero destinati a stare lontani, ma lei non sarebbe tornata, loro non si sarebbero più visti e lui sarebbe probabilmente rimasto pieno di dolore nel cuore. Kim Buk ingurgitò un altro sorso di whisky, stavolta dirigendosi a Kensington Garden, dove, sedendosi su una delle panchine o sul prato umido, avrebbe potuto abbandonarsi ai suoi pensieri.
– Io la amavo veramente, ora, solo ora capisco che il mio mondo sarebbe stato migliore se ci fosse stata lei, ma il mostro che c'è in me, me l'ha portata via – sussurrò con voce roca.
La mancanza di Kim Buk nel suo appartamento a quell'ora del mattino era stata la cosa più fruttuosa che potesse capitare. Badate bene, non significa che con la presenza dell'uomo le Dreamcatcher avrebbero di certo rinunciato, ma nessuna di loro avrebbe potuto distrarlo o fare qualche incantesimo, solo la loro amica poteva farla e aspettavano pazientemente il suo ritorno per un nuovo capitolo della loro storia. Chissà quante cose avrebbero dovuto fare per recuperare tutto il tempo che avevano perso dentro quel mondo?
Il Dreamworld le aveva sicuramente accolte da quando si erano trasferite nel Castello di Janvry, ma era il momento di abbandonarlo definitivamente.
Min Ji e Bo Ra avevano fatto spazio al centro della stanza per poter preparare tutto quello che ci voleva affinché l'incantesimo funzionasse. Nervosamente la maggiore controllava ogni cosa nei minimi dettagli — si assicurava che non mancasse niente — o sarebbe potuto essere un vero guaio: quello che volevano assolutamente che non accadesse.
– Se le candele non sono disposte nel giusto modo l'energia magica che viene invocata può essere dispersa; se il libro è posto troppo avanti non potranno leggere, ma è fondamentale che non sia troppo vicino, per evitare un qualsiasi ribaltamento; è importante che l'incantesimo continui ad essere recitato per tutta la sua durata così Dami non rimarrà bloccata nello specchio in bilico tra i mondi, anche se passa una braccio non vuol dire che non possa essere pericoloso...
– Hai intenzione di smetterla con questo monologo – Si Yeon la interruppe, sbuffando rumorosamente – Lo abbiamo provato tante volte e ha sempre funzionato, non c'è alcun motivo per cui non debba andare bene» si avvicinò all'amica, stringendole la mano.
– Le altre volte eravamo con una strega che sa cosa voglia dire avere controllo con la magia.
– Il fatto che ci guardi o no non significa che non funzionerà. Ce la faranno. Dami sa bene quello che fa, in fondo lei le ha confidato tutti i segreti giusti per riuscirci.
Ci sarebbero riusciti o forse no, Kim Buk non poteva immaginarlo, mentre canticchiava una canzoncina senza parole, senza senso, ma affine col suo stato d'animo. Stette per bere l'ultimo goccio di whisky, quando la bottiglia gli venne strappata dalle mani.
– Per quante volte io ti abbia visto in queste condizioni, non mi abituerò mai all'idea – la dolce voce femminile era segnata da una profonda disapprovazione.
– Cosa? – lui fu solo in grado di dire sbarrando gli occhi per la visione che stava avendo, una visione celestiale a cui non avrebbe mai rinunciato. Lei era proprio davanti ai suoi occhi, vestita in maniera impeccabile come sempre davanti a lui. Aveva dei vestiti nuovi, simili agli stessi di quando si erano conosciuti, ma dannatamente più elegante. Se Kim Buk avesse potuto parlare in quel momento, avrebbe detto che il diavolo vestiva di marca e molto elegantemente. Allora era davvero questo quello che era.
– Kim Buk, non ti ho lasciato per ritrovarti in questo modo, tesoro – lei si sedette accanto a lui scolando fino alla fine la bottiglia, lasciando che il contatto con il pavimento producesse un rumore fastidioso. Si avvicinò com'era solita fare, in maniera felina, per afferrare delicatamente il viso dell'uomo con le mani delicate.
– Sei qui?
– Non potevo abbandonarti in quel modo. Almeno ora che sei sveglio posso fare le cose come si deve e dirti addio – disse lei.
– E se tu non te ne andassi mai?
– Questo non è possibile purtroppo e io ho un compito importante da svolgere. Vieni con me – la ragazza disse infine, prendendolo per mano come faceva una volta, addentrandosi tra gli alberi del giardino, sparendo immediatamente alla vista di tutti, fino al un piccolo pub a due piani di cui lei sembrava essere la proprietaria, ma ovviamente era tutta magia — quel luogo esisteva solo perché lei lo stava mostrando a Kim Buk, il quale ne rimase affascinato, ma non fece domande.
– Prendi qualcosa tu? – l'uomo domandò.
– Non mi serve, ma probabilmente sarebbe servito a te ma  non lo reggeresti.
La ragazza lo spinse a sedersi su uno sgabello cominciando a girarci intorno, osservata in ogni singolo movimento. Accarezzava con le dita la pelle libera sopra il colletto della camicia, la base della testa, le spalle fino alle mani, le quali la tirarono verso di lui. Kim Buk la attirò subito a sé spinto dal desiderio di averla con lui un'ultima volta. Lo aveva capito, non era stupido, sarebbe stato di nuovo abbandonato, quindi meglio godersi ogni secondo.
– Se questa sarà la nostra ultima avventura farò in modo che sia la più speciale che ci sia.
– Proprio per questo siamo qui, ma nessuna avventura. Ti sto solo dicendo addio per quell'uomo che io ho conosciuto. Non sono la donna, o la creatura, se preferisci, più adatta a te. E per quanto tutto questo per te possa funzionare, in realtà non è così. Io purtroppo, non ti ho mai amato come avresti voluto.
– Poi mi ucciderai, mi porterai all'inferno?
– Se questo il tuo desiderio lo adempirò in via del tutto eccezionale.
– Ne saresti capace?
– Potrei esserne capace, lo sono a tutti gli effetti, anche se non mi piace l'idea. Non ho mai ucciso una persona, né una creatura magica o altre cose. Solo qualche spirito.
– Hai ucciso uno spirito? – Kim Buk domandò meravigliato.
– Solo uno, ha minacciato le mie amiche. Dovevo liberarmene...
– A Janvry?
– Sì. Voleva un confronto faccia a faccia quando l'ho incontrata in quell'ala del castello a noi proibita e l'ho intrappolata in quel manichino e l'ho bruciata. È finita come cenere nel pavimento. Non ti ucciderò Kim Buk, addio – la ragazza si alzò e si allontanò, lasciandolo. Nel frattempo lei percepì che il libro era stato finalmente recuperato.

( sono tornata dopo diverso tempo, mi dispiace, ma sono soddisfatta che anche questa parte sia finalmente conclusa. In attesa della prossima parte... )

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