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𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 7Stop testing me
Don't put on that pitiful face, no no no
This is time I made for you
Don't think about leaving anymore–––
Kim Buk era al dir poco furioso e avrebbe avuto tutte le sue ragioni per esserlo. Mai si era sentito così umiliato in tutta la sua vita da una persona in cui stava pian piano riponendo fiducia. Cosa aveva sbagliato, si domandava in continuazione guardandosi allo specchio quella stessa mattina, quella in cui il suo letto era rimasto vuoto; un vuoto che difficilmente si sarebbe colmato. Agitato arrivò in cucina con ancora il pigiama, provando a farsi una camomilla per calmare i nervi — ce ne sarebbero volute più di una , in quella lunga giornata ne avrebbe bevute sicuramente altre. I capelli profumati della giovane, il suo viso dalla forma perfetta, i suoi grandi occhi da gatto non li avrebbe mai dimenticati; le gambe lunghe e snelle, i fianchi accentuati come se fosse quasi una clessidra, la pelle ambrata è molto di più. Sentiva ancora di possedere quella ragazza, immaginava ancora le labbra sul suo corpo mentre quella era invasa dal piacere che lui fieramente le provocava. L'istinto animalesco che era prevalso in lui in presenza di quella pantera era stato indescrivibile, e mai, dopo lunghi anni, si era sentito in questo modo.
Forse la cosa che più gli sarebbe mancata di lei era proprio questo provare attrazione per la carne e per quell'istinto primordiale, l'atto de piacere che lo faceva stare bene più di ogni altra cosa; più che i sentimenti 'sinceri' che ognuno provava per l'altro.
«Era solo un gioco» pensò l'uomo, bevendo un altro sorso di camomilla «Era solo uno stupido», gioco per come lei le aveva detto all'inizio, all' Hotel del Luna. Ancora ricordava i momenti di tira e molla che c'erano tra loro nella sala ristorante, di quando lei si era presentata vestita come una ricca figlia di papà, capricciosa coi suoi modi di fare e dolce nel suo modo di parlare. Lo aveva attirato, lo aveva fatto a posta, era solo una spia che aveva fatto centro; si era insediata nel suo cuore e mai lo avrebbe più lasciato. Ora come ora i ricordi pian piano venivano alla luce come se fossero stati immersi in acque profonde per troppo tempo; ora come ora ritrovavano la luce potendo finalmente respirare, e a Kim Buk questo faceva male. Si lamentava in silenzio, appoggiandosi ad ogni cosa potesse trovare in giro, sbattendosi da una parte all'altra della casa senza uno scopo, ora che lei non vi era più a tenergli compagnia.
– Cosa avrò sbagliato? – si chiese nuovamente, questa volta affacciandosi alla finestra. Si sentiva soffocare. Dovette aprire velocemente le imposte e appoggiarsi col mento sul davanzale. Gli occhi spenti stavano guardando il paesaggio londinese notturno coperto da un sottile strato di nebbia, silenziosa anche lei, ancora dormiente. Erano solamente le sei del mattino, era logico che non ci fosse nessuno, che tutto fosse immerso nella solitudine, come lo era lui non avendo lei accanto. Doveva aver capito troppo bene il suo gioco, aveva mentito abilmente svolgendo il suo ruolo alla perfezione, e lui che sperava che ci fosse cascata con tutti i suoi propositi. Forse era questo che le aveva dato più fastidio, ma se fosse stato sincero il suo piano non sarebbe neanche andato in porto. Era una delle conseguenze che doveva aspettarsi ci sarebbe stata, ma adesso in parte se ne pentiva, e anche amaramente.
La tazza vuota venne riposta nel lavandino di acciaio e subito dopo una sigaretta venne accesa, mentre Kim Buk tornava in camera sua per vestirsi. Si disse che quella mattina sarebbe potuto uscire e fare una passeggiata, avrebbe provato a calmarsi, ma prima di fare ciò penso che sarebbe stato interessante poter guardare il libro, prima che facesse giorno. Sfogliò il libro delle Dreamcatcher, loro a cui probabilmente avrebbe potuto la colpa. In fondo era una loro amica e probabilmente aveva fatto di tutto per aiutarle, ma non lo fece, sarebbe semplicemente stato cattivo nello scoprire i loro segreti, avrebbe saputo ogni cosa sul loro conto e forse dopo avrebbe deciso se vendicarsi o no. In ogni caso prese quel libro è iniziò a sfogliarlo.
– Non dovrebbe sfogliarlo con così tanta leggerezza – dall'altra parte dello specchio, Yu Bin si alzò in piedi dalla poltrona della scrivania, sbattendo appena i piedi sul movimento. Lei più di tutti aveva diritto di sentirsi arrabbiata con quell'uomo che per più di due giorni aveva utilizzato la sua persona per i suoi scopi, qualsiasi questo fosse stato, e la sua amica aveva acconsentito pur sapendo quanto fosse sbagliato.
– Dami non dovresti perdere così la pazienza, ora che sappiamo che è fuori pericolo, non c'è bisogno di agitarsi così tanto... – Jiu le mise una mano sulla spalla per provare a farla allentare dallo specchio che divideva il sottile quanto impenetrabile confine che divideva il Dreamworld con il mondo reale in cui presto sarebbero tornate, ormai era davvero questione di poco, molto poco, lei glielo aveva promesso. Yu Bin dal suo canto si agitò ancora di più, al pensiero che quel pervertito le avesse messo le mani addosso e usarla per scoprire dove loro si nascondevano ormai da tempo e come sfogo personale. Era stata davvero molto dura con lei quando le aveva detto di allontanarsi, poteva almeno gioire del fatto che si fosse allontanata.
– Ha fatto un ottimo lavoro per permetterci di recuperare il libro, ha dato tutta se stessa quando poteva trascinarci in giro per tutta la sua vita. Glielo dobbiamo – continuò Jiu, sapeva che così la minore avrebbe trovato una sorta di pace interiore e si sarebbe concentrata sul piano, poi aggiunse: – Sarai tu a prendere il libro attraverso lo specchio che Kim Buk ha sulla scrivania. Se ho ben capito si allontanerà presto da casa per fare una passeggiata, sarà quello il momento più adatto per agire.
Nel frattempo, l'uomo dall'altra parte dello specchio aveva continuato a sfogliare il libro e a leggere ad alta voce ogni parola con una lentezza inimmaginabile, come se avesse voluto dare peso ad ognuna di loro, e questo non faceva che infastidire non solo lui per il pensiero ricondotto alla ragazza che lo aveva abbandonato, ma soprattutto le Dreamcatcher che sentivano le sensazioni descritte sul libro sulla loro pelle. Nel libro, ricordiamo, vi era racchiusa la storia di ognuno di loro, le emozioni, tutto ciò che avevano provato e che in qualche modo, se contenute in quelle pagine, le condizionava parecchio.
– Capitolo cinque. Nella foresta la bimba gioca, nella foresta la bimba si perde, Hansel e Gretel non le avevano insegnato che le briciole di pane doveva portarsi...poi dai rami fu rapita e nel fuoco imprigionata...
Bo Ra si sentì improvvisamente graffiare e bruciare la pelle; trattenne e per poco non cedette per quel dolore. Si Yeon se ne accorse immediatamente e provò ad aiutarla, ma non vi fu tempo, prima che la voce riprendesse a leggere: – Corri corri nel bosco quando la luna è alta, mano nella mano con la tua amica, non guardatevi le spalle. L'uomo nero già vi segue e non si sa quale sia la retta via, ma fate attenzione, che non potete fermarvi.
Piccole gocce di sudore scesero dalla fronte, mentre lei si raggelò sul posto così come fece anche Yoo Hyeon. Nella scena appena descritta loro erano insieme e stavano scappando via da qualcuno, qualcuno di sconosciuto in un posto sconosciuto.
Fu in quel momento che Jiu decise che era il momento di darci un taglio totale e avvicinandosi a qualsiasi cosa potesse distrarre Kim Buk sarebbe stato l'ideale. Si avvicinò alla libreria e tirò via uno dei tanti libri che automaticamente cadde dall'altra parte dello specchio, producendo un tonfo che fece voltare Kim Buk all'istante. Le dita avevano smesso di sfogliare le pagine e la sua figura non era più abbandonata sulla poltrona. Si alzò, raccolse l'oggetto dal pavimento e lo ripose al suo posto; da lì decise che era davvero il momento di fare una passeggiata, o forse avrebbe camminato tutto il giorno e sarebbe tornato solo di sera. Questo lo avrebbe poi deciso. Mise il cappotto e chiuse la porta, verso una meta indefinita.
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◯ All the Dreamcatchers Steal Nightmares
Fiksi Penggemar𝗙𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝘆 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗹 ⸺ 𝗗𝗿𝗲𝗮𝗺𝗰𝗮𝘁𝗰𝗵𝗲𝗿 𝗨𝗻𝗼𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗦𝘁𝗼𝗿𝘆𝗹𝗶𝗻𝗲 Jiu e le altre ragazze credono di dover frequentare una scuola normalissima quando vengono ammesse all'istituto, la cui sede è un castello francese, da cui...