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地元


Sto male Jen, mi chiedo se stai male pure tu a pensarmi.

Dopo quella notte passata a parlare non ti avevo più rivista, non prendevi spesso l’autobus, tendevi a prendere la metro, e non avevamo lo stesso orario di lezione. Non mi avevi neanche cercata e c'ero rimasta male, ma d'altronde non ti avevo cercata nemmeno io stretta nella coltre di imbarazzo in cui mi agitavo da quasi sempre.
Non avevo ancora preso in considerazione il fatto che magari non ti avrei più sentita. O forse si ma mi costringevo ad annegare nella speranza che tu ti facessi viva. Ho fatto bene, perché quasi una settimana dopo mi avevi chiamata mentre ero in casa ed io ero corsa scalza dalla cucina per risponderti. Mi avevi chiesto di andare a prendere un caffè in uno dei bar vicini all'università. Allora non era stato tutto un sogno, men che meno la chiamata fino a tarda notte. Accettai.

Mon amour? Sei ancora andata in quel bar dopo? Io no. E anche se un giorno dovessi tornare a 'casa' non credo che rientrerei mai più in quel bar.

L'appuntamento era per il giorno dopo, entrambe non avevamo lezioni e decidemmo di vederci alle nove.
Arrivai lì quasi correndo. Tu eri già arrivata e mi aspettavi con un sorriso che raggiungeva persino i tuoi occhi felini. Sorridi ancora così? Entrammo. Tu presi un cappuccino con molto zucchero e io un tea alla cannella e arancia, due cucchiai di miele, come sempre. Mi manca sorridere nel vedere i tuoi baffi di panna. In quel locale il tea lo facevano in modo speciale, o almeno era quello che pensavo io. Per il mio adorato tea mi portavano una teiera decorata bollente e una tazza con un colino, pieno di rondelle d’arancia, stecche di cannella e foglie di tea nero. Mi piacevano i cassetti in cui tenevano le spezie, la frutta essiccata, le foglie di tea e i chicchi caffè. Adoravo quel luogo e il profumo di dolci e spezie che lasciava sui vestiti. In un angolo c'era anche una libreria che avrei poi consumato del tutto.
Parlammo, parlammo quasi quanto quella notte, la prima notte. Mi raccontasti più dettagliatamente della tua passione per l'architettura, come ti brillavano gli occhi quando parlavi delle cattedrali gotiche o dei templi greci. Mi parlasti delle tue amiche e mi sembrarono così fortunate per tutto l’affetto che avevi per loro.
Ti parlai della mia passione per i fiori secchi, per il tea alla cannella e arancia, che bevevo in quel momento, e per i colori ad olio. Ti raccontai anch'io del mio migliore amico Jeongguk. Ti dissi che Gguk e il suo ragazzo, Tae, erano le persone a cui più tenevo al mondo e che erano così genuini da fare quasi paura.
Dopo esser state a parlare in quel bar andammo a fare una passeggiata in uno dei parchi vicini. Arrivò l’ora di tornare a lezione, tu eri libera tutto il giorno al contrario mio che avevo due lezioni al pomeriggio. Arrivate a Russel square, avevo insistito per accompagnarti fino alla fermata dell’autobus, mi avevi lasciato un bacio morbido sulla guancia e la promessa che mi avresti chiamato quella sera. E lo hai fatto, mi hai o ti ho chiamato al telefono per tutte le sere delle settimane a venire, siamo anche andate molte altre volte nel nostro locale. Abbiamo legato sempre di più e le tue labbra mi accarezzavano sempre la guancia sotto casa mia o alla fermata dell’autobus.

Erano soffici le tue labbra, me lo ricordo bene. Tu ricordi le mie? Perché io avrei preferito cancellare tutto ma non riesco e ora voglio restare a crogiolarmi nei ricordi

ー𝐭𝐞𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞 𝐚𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚;; ʲᵉⁿˡⁱˢᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora