Arancia, mio amore bastardo, mon amour, mon tresour e mon Jolie con quanti nomi ti ho già chiamato? Ora che sono qui a scrivere di te, di noi, sento qualcosa scivolarmi dal corpo, è il blu, il blu che scivola via per farmi respirare un po'. Qui, ora ho avuto troppi momenti blu, sia che il cielo fosse piombo, ceruleo o di un azzurro brillante, il blu non mi ha mai abbandonato.
Il Tamigi era la nostra meta preferita da inguaribili romantiche che eravamo. Un giorno dopo essere state al solito bar visto che non avevamo lezioni ci eravamo dirette verso il fiume per fare due passi. C'eravamo fermate su un piccolo molo e avevamo lasciato le nostre gambe a penzolare sfiorando l'acqua, tu con le tue immancabili Oxford e la gonna bianca e io con i miei pantaloni eleganti e le converse basse. Eravamo già in primavera. Avevamo parlato molto. Il discorso ad un certo punto era finito sulle mie origini thailandesi. Ti avevo descritto l'odore delle bancarelle dei mercati della Thailandia e il colore chiaro del mare che ricordavo di quando ero bambina. Ad oggi non saprei ricordare perfettamente cosa dissi tu dopo, ma vorrei tanto portarti ancora in Thailandia. Abbiamo parlato di tutto e di niente per ore su quel piccolo molo. Poi avevamo cominciato a parlare di letteratura e io innamoratissima di te e di Shakespeare avevo citato la scena del balcone di Romeo e Giulietta.
«... Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo»
Mi ero avvicinata al tuo viso mentre recitavo. Non sapevo neanche perché lo stessi facendo. Avevi la guancia appoggiata alla mia spalla. Ti sei avvicinata anche te con in nostri nasi che si sfioravano. Se ci ripenso ricordo che non sapevo cosa stavo facendo e la mia mente era nel panico, non sapevo neanche se effettivamente eri lesbica o bisessuale o pansessuale. Ma hai continuato ad avvicinarti mentre io tenevo le braccia tese dietro la schiena. Mi hai accarezzato ld guancia e poi il collo sollevando ancora il tuo viso verso di me. Ti sei avvicinata ancora un po', e il minuto dopo posso dire di essere sicura di aver sfiorato il paradiso. Mi stavi baciando. Io ti stavo baciando. Ci stavamo baciando. Se chiudo gli occhi riesco ancora a ricordare il tuo profumo vanigliato, vedere la tua gonna bianca svolazzare sul pelo dell'acqua e sentire la morbidezza del tuo cardigan rosa sotto alle mie dita. Il nostro primo bacio. Il nostro fottuto primo bacio. Il nostro primo bacio, Jennie cosa ho sbagliato dopo?
Ecco ho macchiato queste pagine con le lacrime. Lo sento il dolore che se ne va mentre scrivo, ma sento anche la rabbia che non ho mai esternato tornare e cercare di soffocarmi.
Dopo esserci baciate ci siamo guardate negli occhi e i tuoi occhi che sorridevano erano qualcosa di così bello. Mi sono avvicinata di nuovo sussurrando un 'posso?' e tu hai annuito. Ci siamo baciate di nuovo. Le tue labbra erano morbide sulle mie screpolate.
Ho amato quando, ancora al fiume mentre ci baciavamo, i miei capelli scuri si sono messi a svolazzare per il vento e tu me li hai messi dietro l'orecchio accarezzandomi la guancia. Ho amato quando mi hai messo a posto il colletto della camicia con dolcezza. Ho amato tutto di quel giorno, mentre tornavamo indietro per mano e il bacio che mi hai dato sotto casa, salutarti dalla finestra e vederti andare via sorridente.
Mi batte forte il cuore a pensarci e mi pizzicano gli occhi. Ho appena innaffiato la mia pianta di anemoni.
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ー𝐭𝐞𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞 𝐚𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚;; ʲᵉⁿˡⁱˢᵃ
FanfictionVoglio ancora il dolore che mi porti, se posso avere ancora per un attimo te. angst