Capitolo 9

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Il cuore mi batte un po' più veloce mentre salgo le scale del famoso palazzo al numero 52 e sono sicura che non sia solo per la fatica.

Ritornare alla Berlino che ho conosciuto per prima, quella dei materassi accatastati e della musica per strada, mi provoca una strana sensazione dopo aver visto quella dell'altra parte della città, dove le belle casette col giardino fanno da padrone.

Giro la chiave nella serratura ed apro la porta. Stranamente l'appartamento sembra un po' meno disordinato del solito. Appena entrata in cucina, noto un nuovo ragazzo che, davanti al lavello, sfrega con vigore le incrostazioni. Probabilmente sentendo qualcuno arrivare, si gira verso di me.

- Ciao, tu devi essere Monica - esordisce il ragazzo.

E' apparentemente diverso dagli altri inquilini: è vestito con un maglione verde sopra una camicia bianca, i capelli bruni ben pettinati. Mi chiedo come faccia a sopravvivere in quell'ambiente tutto l'anno.

Ci stringiamo la mano. - Sì, esatto e tu sei...?

- Martin, il coinquilino di Jonas, piacere - risponde. - Hai passato delle buone vacanze? - mi chiede, riprendendo in mano la spugna e continuando a pulire il lavello.

- Sì, grazie, ma ormai sono quasi finite: domani è il mio ultimo giorno.

Nel frattempo sento dei rumori prevenire dall'altra stanza, per poi lasciare spazio al suono di un sassofono.

Martin mi guarda. - Sì, Jonas è in casa - afferma, anticipando la mia domanda. - E' da due ore che prova lo stesso pezzo, spero che abbia quasi finito - aggiunge qualche secondo dopo.

Mi lascio sfuggire una leggera risata. - Lo raggiungo, magari riesco a distrarlo - scherzo.

- Certo, mi faresti un favore, a dopo!

Lo saluto anche io, poi mi dirigo verso la camera. Jonas è seduto sul letto e sfoglia uno spartito; il sassofono è sul suo piedistallo.

Sentendomi entrare alza appena la testa e sussurra un saluto.

- Allora? Cosa suoni? - chiedo, appoggiando la borsa sul letto e toccando distrattamente tutti i libri e fogli di carta sulla scrivania.

- Jazz, ma ormai ho finito - afferma, alzandosi in piedi e riponendo il sassofono nella sua custodia nera che era aperta sul letto. - Tra poco devo andare da un amico.

Proprio quando sono appena tornata. Mi chiedo se non lo faccia apposta per evitarmi.

Continuo a toccare i fogli sulla scrivania, cercando nella mia testa qualcosa da dire per continuare la conversazione. Ne prendo in mano uno: è una nota scritta nella sua grafia: "ti ringrazio per i giorni passati insieme, mi hai fatto riscoprire la passione per l'arte..." ma non faccio in tempo a finire di leggere che lui mi prende il foglio dalle mani.

- Questo non dovrebbe stare qui - si giustifica.

Sento un leggero gusto amaro farsi strada nella mia gola. Forse era solo un messaggio per un amico , forse mi sono sbagliata e non è la sua grafia. Eppure il gusto amaro in gola non svanisce. Anche se fosse stato per un'altra, la cosa non mi riguarda: ancora un altro giorno e non saremo nemmeno più nella stessa nazione.

Nonostante ciò, non riesco a trattenere la mia curiosità: - cos'è?

- Niente d'importante, solo non dovrebbe stare qui - risponde. Come al solito è come aspettarsi una risposta da un muro di pietra.

Non faccio nemmeno in tempo ad aggiungere qualcosa che ha già afferrato il suo sassofono ed è uscito in velocità dalla stanza. Rimango lì, seduta sul suo letto, perplessa come spesso accade.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 13, 2020 ⏰

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