Capitolo 2

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Pov's Tancredi
"ti amo giuro" diceva sbattendo i pugni contro la volante della polizia. Non riuscivo a guardarla e vedere quello sguardo smarrito e deluso che immaginavo avesse sul volto. Mi limitai a tenere il capo basso e a sentire i pugni che sbattevano, non feci altro che piangere, non le rivolsi neanche uno sguardo e una parola per dirle che ci saremmo rivisti presto. Per questo ogni visita da lei richiesta la rifiuti senza il minimo ripensamento, so che ci potesse restare male, ma non volevo che lei potesse minimamente essere coinvolta in questa storia, non potevo, non volevo. Sono passati anni da quando non la vedo, lei mi avrà sicuramente rimpiazzato, avrà cambiato vita, come è giusto che sia. Io diventai sempre più distaccato e assente per tutti, neanche ai ragazzi rivolgeva la parola. L'unico con cui ho parlato durante il periodo trascorso qui è stato una mia vecchia conoscenza. Arianna non lo sa, ma io fino all'età di 17 anni vivevo a Boston, ero finito in un brutto giro. Colui che mi ha fatto entrare in questo giro. Jonh Frey.

Oggi finalmente esco di prigione, ritorno a Boston con Jonh.
L'orologio della sala d'attesa segna le 6:45 del mattino. Sento una porta che si apre in lontananza e dei passi. Circa 5 secondi dopo una guardia carceraria si para davanti a me.
"Tancredi Galli, lei è libero di andare, il signor Frey la sta aspettando all'uscita" dice la guardia con tono duro. Io annuisco e mi alzo avvicinandosi alla porta. Lo sbirro mette una mano nella tasca destra della giacca tirando fuori un tesserino che passa su un lettore. La porta si apre mostrandomi l'aria aperta. Inspiro profondamente e butto fuori l'aria. Finalmente.

Di fianco ad un muretto, lontano pochi metri dalla porta, c'è Jonh con una sigaretta tra le labbra sottili, ne aspira il fumo per poi buttarlo via. Quando mi vede si dirige verso di me e io faccio lo stesso. Lui mi abbraccia dandomi delle pacche sulla spalla ed io ricambio il saluto. Saliamo in macchina per dirigerci all'aeroporto, Jonh ha già preso i biglietti. Ora ci aspetta un bel viaggetto. Dopo circa 30 minuti di macchina siamo all'aeroporto. Il nostro volo è alle 10:50, quindi mi prendo tutto il tempo di riposare.

Una voce metallica richiama la mia attenzione facendomi svegliare di soprassalto.
"il volo diretto a Boston sta per decollare" stava ad indicare il nostro volo. Io e Jonh ci affrettiamo a metterci in fila per i documenti e i biglietti. Appena passata la security saliamo sull'aereo.

Dopo un paio d'ore siamo arrivati a Boston. In tutto questo tempo non ho fatto che dormire. Appena scesi ci dirigiamo al primo taxi che ci capita davanti, colui che ci porterà all'appartamento di Jonh. Arrivati lì mi accorgo che è proprio vicino Starbucks, almeno la mattina mi basterà scendere le scale e sarò già a fare colazione, senza pagare il taxi.
"ti va un Frappuccino?" mi chiede Jonh prendendo dalla tasca il portafoglio.
"no grazie, è quasi ora di pranzo, non vorrei rovinarmi l'appetito. Ti aspetto qua fuori" dico divertito. Lui annuisce con un sorrisetto sul volto. Prendo il telefono che Jonh aveva recuperato da Gianmarco tre settimane dopo l'arresto. I miei pensieri su quella sera vengono interrotti dal mio amico che mi da una pacca sulla spalla, segno di iniziare a camminare.
"fra, oggi cucino io" dice guardandomi. Io mi giro verso di lui e lo scruto attentamente per poi scoppiare a ridere.
"non penserai davvero di avvelenarmi vero?" scoppio in una grossa risata che contagia anche lui.
"guarda che sono bravi a cucinare" dice per poi formare un finto broncio sul viso.
"si ed io sono la fatina dei denti, oggi ordiniamo mc, per ora non mi farò avvelenare da te, sei una merdaccia" dico facendogli l'occhiolino. Lui si limita ad alzare gli occhi al cielo e a mandarmi delicatamente a fanculo.

Sono in camera mia, una camera grigia, senza vita. Proprio come me.
Mi sdraio sul letto e inizio a pensare.
Chissà come si sentirà e chissà cosa starà facendo Arianna. Chissà se mi pensa qualche volta, chissà se ci ripensa a noi. Ora per fortuna sono lontana da lei, non potrei neanche avere la tentazione di  parlarle, tanto non lo farei comunque. Però, non so, mi manca tutto quello che abbiamo passato insieme, anche se so che, da come l'ho trattata in questi lunghi anni, lei non mi guarderebbe più neanche in faccia. Smetto di pensarci e mi addormento.

I still choose you//Tancredi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora