A Parigi doveva fare piuttosto freddo e probabilmente stava piovendo abbastanza da far circolare poche persone attorno alla torre Eiffel. Di fatto, lei portava un cappello di lana, i guanti senza dita a mostrare le unghie gialle e blu laccate e un cappotto pesante.
I, I confess
I can tell that you are at your best
Indossava i soliti stivali di camoscio neri, l'usura del tempo ben visibile nei bordi della suola. Harry la guardava e si sentiva logorare dentro: inconsciamente lei aveva acquisito delle abitudini di lui, e viceversa. Era stato inevitabile, dopo tutto il tempo passato insieme, i momenti condivisi e le passioni in comune. Ma questo, davvero, lo logorava.
Don't you call him baby
We're not talkin' lately
La guardava ridere e scherzare, come era solita fare con lui quando erano insieme. La vedeva indicare i monumenti, correre sotto la pioggia e degustarsi un caffè in un bar parigino. E soffriva perché la vedeva attraverso il cellulare, via Instagram: non era con lei, dopotutto non stavano più insieme e non si sentivano da diverse settimane. Non vedeva il volto di chi la stava riprendendo, di chi la stava facendo sorridere ed imbarazzare, poteva solo immaginarlo. Harry non voleva immaginare quello, però.
I, I just miss
I just miss your accent and your friends
Preferiva immaginarsi assieme a lei, a stringerle le mani fredde, a coccolarla davanti a una cioccolata calda, a portarla per musei e a farle fotografie di nascosto. E poi, accompagnarla a fare shopping ed essere la sua spalla nei giochi di gruppo coni suoi amici e le cene e gli aperitivi. Ad Harry mancava tutto e anche di più. Gli mancava lei, che era come la ciliegina sulla torta.
Don't you call him what you used to call me
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Fine Line
Short StoryLa storia nasce dall'ascolto dell'ultimo album di Harry Styles. Le dodici tracce mi hanno ispirata ad immaginare la loro origine e, quindi, ecco la mia versione di Fine Line.