La tristezza era un sentimento assai comune e l'aveva provata molte altre volte nel corso dei suoi venticinque anni di vita e per le più svariate ragioni, ma non era mai stata collegata al sentirsi solo.
Harry era single, ma non disponibile. Non si sentiva affatto pronto ad andare avanti e, neanche lei lo era. A dirla tutta, dopo il fatidico incontro in caffetteria, dopo che già la loro storia era finita da più di qualche settimana, si erano rincontrati per caso ad un compleanno. La scintilla c'era ancora, ed entrambi avevano colto al volo l'occasione per un po' di sesso post rottura.
Don't blame me for falling
I was just a little boy
E dopo ancora Harry si sentiva abbandonato accanto a una bottiglia di whiskey, a casa, in preda ad un blocco dello scrittore e le sue dita erano state più veloci delle sue sinapsi e l'aveva chiamata piangendo come un bambino.
Don't blame the drunk caller
Wasn't ready for it all
E lei era corsa, con i pantaloni del pigiama e una camicia estiva raccattata dal cesto dei panni sporchi. Gli aveva tolto l'alcol, preparato un bagno caldo, riordinato la cucina e al momento di accompagnarlo a letto, lui l'aveva tirata a sé, ed era successo una seconda volta. Ma il mattino dopo, con un mal di testa allucinante, Harry fu svegliato da una serie di chiamate da parte della ragazza, che non poté ignorare.
"Non possiamo fare quello che stiamo facendo" le aveva urlato isterica nell'orecchio.
"Okay" sospirò lui, consapevole "possiamo essere amici, no?" domandò retorico. Lei accettò.
I just hope you see me in a little better light
E, solo qualche sera dopo, un compleanno di amici in comune li aveva portati ad attendere la stessa festa: risero, scherzarono, flirtarono e ballarono. Lei era stupenda, radiosa, eccitante. Harry era su di giri, colmo di felicità, carico. Poi, un momento tranquillo, appartati nel cortile, sotto un portico e si ritrovarono vicini. Harry poteva sentire la fragranza delicata del suo profumo inondargli i sensi; lei poteva contare i brividi lungo il suo collo e tracciare visivamente il contorno della sua mandibola.
"Mi mancano le tue labbra" le disse, deglutendo a fatica un groppo che gli si era formato in gola. "Mi manchi, piccola" la parola gli sfuggì in un moto di coraggio.
Don't call me "baby" again, you got your reasons
"Amici, Harry" lei poggiò una mano sul suo petto.
I know that you're tryna be friends, I know you mean it
La mano scivolò appena, poggiandosi all'altezza della farfalla tatuata sul suo stomaco. Harry si sentì spingere indietro, lievemente e debolmente, forzatamente. Amici, pensò, ma disse: "piccola". E lei cedette, sotto quel peso, spostò la mano, lo attirò a sé. Si baciarono convulsamente. Scapparono a casa di lui, frenetici, frettolosi e bruciarono la passione per una terza volta.
Don't call me baby again, it's hard for me to go home
Il mattino dopo lei non c'era, la stanza non odorava di niente; sentiva gli occhi bruciare, appesantiti dalla stanchezza. Un velo freddo, oscuro lo avvolgeva al posto delle sue braccia. Harry era solo.
Be so lonely.
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Fine Line
Short StoryLa storia nasce dall'ascolto dell'ultimo album di Harry Styles. Le dodici tracce mi hanno ispirata ad immaginare la loro origine e, quindi, ecco la mia versione di Fine Line.