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Maca's pov

Le prime luci dell'alba iniziano a disturbare il mio sonno profondo, come succede ogni mattina da quasi due anni a questa parte.
Dovrei esserne abituata, ma non è facile trovarsi la luce del sole sparata sugli occhi ogni mattina già a partire dalle 06:00.

Mi rigiro a fatica nel letto e mi porto una parte del cuscino sul viso, per attenuare la luce
"avevo detto a Zulema di cambiare la tendina..." sussurro tra me e me a mo' di lamento "mai che mi desse ascolto per una fottuta volta"

Eh già, sono passati ormai già quasi due anni da quando io e Zulema viviamo insieme in questa piccola roulotte.
E' accogliente, su questo non ci piove, abbastanza comoda per sole due persone, ma se quelle due persone sono Zulema e Macarena, allora le cose si complicano un pochino.

Nonostante fossero passati due anni, non siamo mai riuscite a trovare un punto che ci accomuni, che ci leghi, che metta da parte le nostre divergenze e che non ci faccia litigare costantemente ogni giorno, h24. 
Certo, le rapine sono un collante, ma non basta.
Una volta tornate a casa col bottino, ecco che riprendiamo a discutere per qualsiasi cosa ed io, arrivata a questo punto, non ne posso più.

Però c'è da dire anche che non vivevo meglio durante quei quattro anni prima del rilascio di Zulema.
Avevo un lavoro, misero certo, ma almeno era onesto; vivevo in un monolocale decisamente squallido, con un proprietario che mi faceva paura e credo fermamente che mi spiasse dalle finestre del suo appartamento di fronte al mio. 

Quello sguardo da depravato non mi faceva chiudere occhio la notte ed infatti soffrivo costantemente di insonnia.

Non riuscivo mai a conciliare il sonno. 
Un po' per il timore di trovarmi quel malato mentale in casa pronto a violentarmi da un momento all'altro; un po' per quei miseri 200 euro al mese che guadagnavo lavorando come un mulo nella lavanderia del quartiere; un po' perché ero completamente sola.

I miei genitori erano morti, mio fratello si era trasferito a Barcellona con sua moglie, Riccia entrava ed usciva dal carcere come se fosse in un cazzo di centro commerciale e si dimenticasse sempre di acquistare qualcosa, Fabio ormai era un lontano ricordo nemmeno troppo piacevole se devo essere sincera.

Bhe, in realtà, ammetto che una volta uscita dal carcere, ho avuto la tentazione di cercarlo, più che altro per avere una spalla su cui aggrapparmi, per avere la certezza che qualcuno accanto a me ci sia, ma poi mi sono detta "che cazzo mi ha insegnato il carcere? A dipendere ancora da qualcuno?"

No, quei giorni erano finiti.

Prima di rischiare di morire in una cazzo di lavatrice, avevo addirittura ringraziato Zulema per avermi insegnato a sopravvivere ed avere fiducia in me stessa e per essere stata l'unica che non ha mai tentato di proteggermi.

Bhe in realtà ha tentato di uccidermi quasi sempre, ma quelli sono altri discorsi.

Il punto è che grazie a lei sono cresciuta, ed è per questo che due anni fa, quando Tere mi ha riferito che avrebbero rilasciato la temutissima Zulema Zahir, non ci ho pensato due volte ad andare a Cruz del Norte ed a farmi trovare lì fuori.

Solo per lei.

In quel preciso momento, entrambe abbiamo capito che gli opposti, spesso, non solo si attraggono, ma si completano, creando un qualcosa di speciale, una gabbia dorata che ci intrappola e che ci tiene prigioniere in questa magia d'oro.

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Non capisco perché io mi sia persa in questo flusso di coscienza alle 6 del mattino, per cui apro gli occhi, mi alzo e mi metto seduta sul letto, prendendomi quei cinque minuti sacri in cui riprendo coscienza e cerco di capire dove mi trovi.

She's the oneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora